La parola d’ordine, nella sua mente, era stata indecisione. Tutto il giorno.
Ma si sa, si era detto, dopotutto la libertà di scelta comporta sempre i suoi travagli.
Gli esami di riparazione lo aspettavano l’indomani e lui non aveva ancora deciso se si sarebbe presentato oppure no. Poteva decidere; lo avrebbe fatto. Per ora, però, ancora non sapeva.
Durante l’estate, è ovvio, non aveva studiato neppure una pagina: aveva seguito i suoi amici in vacanza, prima al mare, poi a Londra. Anche se Londra era solo una vacanza studio lui non si era tirato indietro: avrebbe trovato il modo di schivare le lezioni e gironzolare per shopping.
Studiare era un lusso che non si sarebbe mai permesso.
Non che gli importasse qualcosa di ripetere l’anno (era già successo e aveva valutato sempre come un vantaggio quello di essere il più vecchio della classe) ma c’era qualcosa che davvero non riusciva a sopportare: di dargliela vinta a quei rompicoglioni dei suoi insegnanti.
Così il dubbio amorevolmente macerato per un intero giorno, si era incistato col suo orgoglio per tramutarsi in astio purissimo: col cavolo che li avrebbe accontentati, se lo volevano segare sarebbero dovuti passare sul suo cadavere. La mattina dopo si sarebbe presentato in classe. Puntuale, pure.
Ore otto e cinque, storia.
Quando si trovò di fronte il foglio con le domande del compito diede uno sguardo. Tirò un sospiro di sollievo: domande banali, se era così che pensavano di metterlo in difficoltà. Gli venne da ridere, uno ganzo come lui ce l’avrebbe fatta. Senz’altro.
La profe diede il via, aveva un’ora di tempo.
Allora: “quali erano le principali differenze tra Atene e Sparta” e qui non c’erano dubbi. Scrisse.
Sparta era famosa per essere una democrazia mentre Atene era governata dalla monarchia.
Si proseguiva poi con “cosa erano le polis”.
Le polis erano dei grandi edifici come i tempi, quelli a cui le persone portavano doni per ingraziarsi gli dei.
Il gran finale era più complicato, ‘sti maledetti, ma non si fece ingannare: “dove si è sviluppata la civiltà etrusca e nomina almeno un paio di città da loro fondate”.
La civiltà etrusca è nata in Asia Minore e la città più importante era Populonia.
E ora, bocciatemi, si disse (consegnò il foglio), stronzi!
Uscì dall'aula.
Passi per l’Asia Minore. Un colpo di fortuna aver indovinato una definizione così colta, Asia Minore mica un’Asia qualsiasi.
Ma Populonia, Populonia dico, per uno che vive in Toscana, vuol dire forse credere di abitare in Asia? Minore, forse.
(Firenze. Settembre 2009. La notizia clamorosa è che il tizio è stato promosso. Il peggio, però, è che non sto scherzando.)
le etichette che hai messo mi sembrano qanto mai appropriate. quando ho saputo che all'università hanno dovuto istituire i corsi di alfabetizzazione per gli studenti mi si è aperto un baratro davanti.
RispondiEliminaAndiamo bene! Forse questa è una funzione imprevista, ma utile, degli esami di riparazione: un campanello d'allarme per far capire a chi non ne ha bisogno dove stiamo andando a finire...
RispondiEliminaandiamo bene andiamo!
RispondiElimina@piattini @do minore @eppifemili: questo post vuole essere un tentativo di raccontare quali siano le condizioni della scuola in questo momento (l'episodio raccontato risale a giovedì scorso) e, anche, il disagio di chi si trova a promuovere uno così (perché il dirigente scolastico ha spiegato che non c'era possibilità di inserire troppi bocciati in classi già stracolme...) nonché la situazione degli "utenti", gli alunni, che dovrebbero ricevere formazione dalla scuola, non frustrazioni. Il discorso è lunghissimo ed articolato e va fatto nel mondo, non qui. Qui si può tentare qualche assaggio, qualche semplice riflessione.
RispondiEliminaVa fatto nel mondo e va fatto anche qui.
RispondiEliminaSi sta spalancando un baratro e ci stiamo finendo tutti.
cara LGO, lo so: il baratro è già aperto da un po' di anni e lo scivolamento a caderci dentro è iniziato. Innanzitutto grazie all'indifferenza che molti genitori dimostrano nei confronti dei temi legati alla scuola. Lo so per dolorosa esperienza personale: lo scorso anno, durante i giorni dell'Onda e in seguito, insieme ad altri genitori abbiamo promosso un comitato nella scuola: sapessi la fatica, l'indifferenza, l'assoluta mancanza di voglia di capire, ecc ecc ecc. Alla fine ci si rende conto che l'unica spinta ad interessarsene è solo se tocca qualche interesse personale (tipo ma se escono a mezzogiorno e mezzo poi io dove li "parcheggio" il resto del tempo?!). Non ho mai sentito nessuno (e ripeto "mai" e "nessuno") parlare del valore dell'educazione, dell'importanza di avere un tempo scuola adeguato alle esigenze dei bambini e dei ragazzi, ai principi costituzionali su cui la nostra scuola dell'obbligo si basava fino a ieri. Il dramma lo stiamo vivendo in diretta in questi giorni, quando i danni della controriforma governativa stanno arrivando a colpire........ sigh! Comunque io sono qua: se volgiamo discuterne insieme, coinvolgendo altre/i blogger, facciamo un forum, qualsiasi cosa sia utile anche QUI. Io ci sono.
RispondiEliminaAdesso vado a vomitare e poi torno...
RispondiEliminaHai ragione Desian, troppi genitori in nome di una libertà da dare ai figli (ormai sono grandi alle superiori, no?) hanno finito per abbandonare gli stessi al loro non-studio. E questi sono i giovani che domani diventeranno la forza lavoro dell'Italia!
Devo tornare a vomitare...
Pensiamoci :)
RispondiEliminaIntanto, ti rubo un po' di spazio per chiedere alla tua profe se vuole venire alla lavagna.
E l'invito è esteso a tutti quelli che vogliono, ovviamente. E' un esperimento.
e sono sempre di più ...
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