martedì 30 dicembre 2008

Una débacle

E' entrato ormai nel lessico comune che ci si possa emozionare per la pubblicità delle penne rigate.
Sono stato pescato con gli occhi lucidi più e più volte, in situazioni davvero indifendibili. Ma una débacle familiare da divano, bè quella non ce la saremmo mai aspettata.
La serata di prepartenza languiva, avevamo solo da fare bucato-valigie-viveri, babbo natale aveva mollato giù dal sacco anche una edizione supermasterizzata di E.T.: non abbiamo saputo resistere, prima il piacere, vai con la proiezione dell'extraterrestre.
Tutta la famiglia riunita in un unico fagotto sul divano, persino l'uomo piccolo che non ama gli inediti (si lascia andare solo alla decima volta che rivede lo stesso film) si è fatto convincere senza sforzo.
La donna grande non ha avuto titubanze, noi donne dure.
Il crollo nervoso è avvenuto praticamente subito: tensione e "ho paura" anche per un film che non brilla certo per truculenza.
Interrogativi su "che succede?" praticamente ad ogni scena poi un primo slittamento verso l'immedesimazione. Non si capisce se con Eliot, il bambino, o direttamente con E.T. Chiederemo lumi domani.
Altro leggero slittamento verso l'entusiasmo alla scena delle biciclette in volo ("la scena che mi è piaciuta di più" per entrambi i pargoli) per poi precipitare sul finale, quando l'extraterrestre muore per poi tornare in vita (vi ricordate il cuore rosso pulsante che diventa visibile attraverso il corpo, vero?): un'intera famiglia distrutta dall'emozione, lacrime che scorrono più o meno copiose, la donna grande in preda ad una crisi da overdose di sentimenti tumultuosi. E l'uomo piccolo che fa? Apostrofa: "oh, poverina, la donna grande si è emozionata"...
Se così finisce il nostro anno, quello nuovo promette bene, davvero! Auguri.

domenica 28 dicembre 2008

Debolezze

Lo so, non dovrei. Non dovrei guardarci: sono adulto, ateo, materialista. Non credo in niente che non veda di fronte a me, tangibile.
Eppure.
Solo una sbirciatina ogni tanto, così, quando le parole mi incespicano sulla lingua (o nel cervello, che dir si voglia), ché serve un po' come un volano: le fa ripartire.
E' pure brillante, eppure, raccontato con una verve insolita, un tono che nessun altro ha. Una qualità di scrittura, direbbe Carrada, che non si trova proprio in questo genere di soggetti. Una letteratura del mondo e dei sentimenti che appassiona, sorprende.
Lo so, mi giustifico. Ma chi di voi... mai?
Insomma io ogni tanto ci guardo!... E lo trovo anche molto divertente, oh.

venerdì 26 dicembre 2008

Le feste esilaranti

Le feste in famiglia hanno lo strano potere di riportare alla luce episodi esilaranti ormai parcheggiati laggiù nel fondo delle memorie comuni.
Il meccanismo è sempre identico: qualcuno parte ricordando "quella volta che" oppure ricordando una particolare persona che, all'epoca, frequentava la casa e poi ognuno aggiunge un particolare o un brano della storia. E quella, magicamente, si ricompone. Sotto gli occhi di tutti.
E' andata così anche oggi.
Siamo tornati addietro ai tempi della 1° elementare di desian quando, nei primi tre mesi di scuola, si avvicendarono ben 7 maestre diverse. Ripeto il numero: sette!
Le mamme della classe, giustamente invelenite (altro che marystar!!!), organizzarono una memorabile protesta, con tanto di sit-in e sciopero: non portavano i pargoli a scuola.
Scandalo cittadino! Tanto che alcune mamme, giusto per far loro un po' di paura e farle tornare nei binari del gregge silenzioso, furono persino convocate dai carabinieri, in caserma.
La minaccia però non fu sufficiente. Le mamme degeneri non pensarono neppure un momento a smettere la loro protesta. Anzi continuarono a sostenere che la scuola era un diritto dei loro bambini e che volevano, insomma!, un insegnante di ruolo che portasse avanti definitivamente l'anno scolastico.
Qualche gran cervello pensò allora di passare a qualcosa di più convincente: una bella visita a casa dell'assistente sociale. Giusto per far capire cosa poteva capitare...
Così, anche a casa di desian, di lì a poco il campanello squillò inatteso.
Volle il caso che, proprio quel giorno, come spesso accadeva, fosse lì con noi una carissima amica di famiglia che, come tutti quelli che la conoscevano, chiamavamo affettuosamente Tata: in effetti la signora di mestiere era governante/bambinaia (come si diceva allora) presso una ricca famiglia della città ed era uscita di casa nel suo grembiule d'ordinanza.
Quando l'assistente sociale, un po' bruscamente ricordo, fece per entrare in casa, la Tata, donna imponente energica e sagace (vero physique-du-rôle), capì al volo la situazione e fu fantastica. Immediatamente si installò nel suo personaggio, si mise in collo il mio fratello più piccolo e con fare deciso prese in mano le operazioni: "forza, L, tutti a tavola, i bambini devono mangiare e il pranzo è prontooo!" e poi rivolgendosi all'assistente sociale, con aria angelica "e lei, signora, cosa desidera?".
La poveraccia non potè che rimanere interdetta: mai si sarebbe aspettata di trovarsi a disturbare una famiglia (e la sua governante...) durante l'ora del pranzo.
Prese la porta e, naturalmente, nessuno di noi la rivide mai più.
Ora ditemi se queste feste, pur con tre chili in più addosso (tutti presi in 4 giorni), non siano state fantastiche per le fonti storiche...

giovedì 25 dicembre 2008

Malgrado tutto

Noi adesso andiamo a nanna che ormai ci siamo e stanotte arriva babbo natale. L'eccitazione è alle stelle che neanche quando il nasdaq. Che, certo, visti i tempi non è paragone da farsi...
Noi adesso andiamo a nanna non prima di aver chiesto a nonna L qualche bella carota per le renne e un paio di frittelle di patate per babbo natale: anche lui ha freddo e fame a lavorar di notte, lassù in cima, per tutti quei bambini.
Le abbiamo lasciate, carote e frittelle, in un piattino sul davanzale perché non si sa mai e magari, anche dal tetto, le renne lo vedono e si ristorano.
Anche le campane suonano ormai la mezzanotte e, se mi giro un momento verso il video, solo un momento ma è più che sufficiente, vedo un prelato o qualcosa del genere che sta parlando e mi monta un'inc...tura che mi verrebbe voglia di tirar giù le renne per la collottola e sperare che babbo natale trovi un camino col fuoco acceso e si bruci la barba. Anche se loro c'entrano il giusto.

Insomma buon natale, malgrado tutto.

martedì 23 dicembre 2008

Pomeriggi

Certo, a sette e cinque anni, un pomeriggio come quello di oggi è destinato a restare nella memoria. Con quel cielo terso, quella luce nettissima e la neve lassù sulle cime che ci hanno accolto in Valnerina, dopo aver passato metà del viaggio sotto una cappa di nebbia di un grigiore sconfortante.
Ma vi assicuro che anche a quaranta suonati, e soprattutto se si tratta della prima volta, lo spettacolo unico e fantasmagorico della galaverna sul greto della Nera è di quelli che ci ricorderemo a lungo: la fortuna di scegliere strade secondarie, sentieri poco battuti.
Il giorno del trasbordo verso sud(est) non poteva avere accompagnamento migliore.

domenica 21 dicembre 2008

Costi di produzione

Stasera, con la tribù dei nostri amici, ci facciamo gli auguri.
L'intera famiglia ha deciso di contribuire, ognuno secondo le sue possibilità, con uno strudel. La profe ha tirato fuori le mele dal sacchetto, poi ha cominciato col conciare le uvette (a mollo nel cognac... certi effluvi alcoolici!!!), spezzettare le prugne secche, preparare la sfoglia, stenderla.
Intanto desian sbuccia forsennato le mele che i pargoli tagliano a tocchetti/fettine, secondo l'estro, e tuffano nella ciotola. "Babbo, veloce, non abbiamo più mele da tagliare". "Ragazzi, pazienza, sono solo contro due". Procediamo.
Finito con le mele, le mescoliamo insieme alle prugne e al loro sughetto: ognuno dà un colpetto al cucchiaio, per sommo spirito collaborativo. Mentre la profe continua con la sua sfoglia, desian affronta le noci, per fortuna poche, per fortuna assistito allo sbriciolamento dai soliti due. In men che non si dica, tutte le ciotole son pronte con i vari ingredienti.
Tocco finale: la profe si concentra e comincia a "spalmare" prima le mele e le prugne e "poi" le noci, sopra al resto, non insieme. Richiude la sfoglia, spolvera di zucchero, inforna. Il resto non tocca a noi ma ci pensa il fuoco.
Riflessione socio-economica: per fare uno strudel sono stati impiegati 4 pasticcieri (per un totale di 8 braccia) per un tempo x, di cui due minorenni (sfruttamento ecc.), più la tariffa oraria comprensiva di straordinario festivo. Il dolce più costoso della storia della pasticceria mondiale.
Ma vuoi mettere la soddisfazione?!

venerdì 19 dicembre 2008

Giardini

Oggi mi è tornata in mente così, all'improvviso, mentre parlavo di lavoro, ma và!, con una collega.
Mi è tornata in mente quella mamma che, anni fa ormai, entrò in libreria un po' smarrita e, soprattutto, timorosa.
Mi si rivolse, guardandosi attorno, per assicurarsi che non ci fossero orecchie indiscrete. Non c'erano.
Con malcelata difficoltà si avventurò nella richiesta: "Scusi, l'hanno chiesto a mio figlio a scuola, non so nemmeno che libri gli danno da leggere, a scuola!, ma non avete mica Il giardino dei vizi continui"?...

E chissà che libri avevano letto a casa.

giovedì 18 dicembre 2008

Per mestiere

Per mestiere, frequento librerie. Che vuol dire, oltre al lavoro per cui mi pagano, poter fare delle riflessioni su quella strana questione della trasmissione delle idee per via cartacea. E negli ultimi tempi mi capita di farne di un certo tipo.
L'ultima libreria che ho visitato è nuova, aperta appena da un paio di settimane eppure quello che si vede è già qualcosa di interessante. Per chiarezza preciso che la medesima è libreria di catena, di una catena giovane (ancora pochi negozi) ma decisamente importante.
Quel che si vede, in queste librerie tutte-un-po'-standard, sono queste idee completamente smunte, tutte appiattite in un angolo, tristi solitarie y final, che stanno lì e ti guardano ma non hanno fiato per chiamarti. Si vede anche che il luogo, di per sé bello luminoso accogliente, è pensato altrove, di fronte ad un videoterminale dove un videoperatore videodecide, in base a virtualissime statistiche, cosa ci va messo e cosa no. E manca l'esperienza umana, di chi ci lavora (spesso formazione zero o poca) ma anche di chi sarebbe in grado di decidere meglio cosa ci va e cosa no, senza videoterminale.
Il lettore, ops il cliente, che lì arriva non trova, inciampa. Non vede, occhieggia. Non capisce e si annoia. Una merce, ché di questo si tratta, dovrebbe almeno adescarti, farsi desiderare, concupirti: invece la luce troppo forte riflette sulla copertina troppo lucida e tu esci abbagliato. E basta.
Per mestiere, frequento librerie ma le ho sempre frequentate anche per piacere: non sono un buon cliente, sono selettivo e snob, scelgo. Quindi non faccio testo. Resta la medesima sensazione, di posti ormai sempre più asettici, sempre più uguali uno all'altro. E più uguali sono e più sono irriconoscibili.
Per una volta andateci, in questi posti seriali, e cercate un percorso, fatevi un'idea di cammino tra gli scaffali e la carta polverosa oppure trovate un libraio che sappia parlarvi con passione di Jean-Claude Izzo, per esempio: se lo trovate ditemi come avete fatto. Io non so più trovarlo, eppure ci vado ogni giorno...

Regalo...

Aaahh, liberatorio: abbiamo scritto una letterina a babbo natale. Sì.
Lui ha risposto e ci ha spiegato per bene cosa vuole. Intanto il regalo lo vuole domani, non aspetta il 25.
Poi, strano (dev'essere uno strano, babbo) ma ci ha parlato di un giornale che è in difficoltà, che sono trent'anni e passa che non ha padroni e non avendo padroni non ha catene. Ma non ha nemmeno la ciotola del cibo bell'e pronta.
E 'sto giornale si affida al senso di responsabilità dei suoi lettori ai quali ogni tanto, oltre al prezzo scritto sotto la testata, chiede di metter mano al portafoglio. Incredibile, ma quei lettori la mano in saccoccia se la mettono sempre, ogni volta che c'è bisogno di loro.
Quindi domattina, visto che quello è da anni anche il giornale che leggiamo in casa, andrò alla solita edicola a sfidare l'incredulità dell'edicolante quando, in cambio di un po' di carta inchiostrata (di quella che il giorno dopo è buona soltanto per incartare il pesce...), si vedrà cadere nelle mani la modica cifra di cinquanta euro. Perché il nostro giornale vale parecchio e lo vogliamo trovare in edicola anche nei prossimi trenta anni.
Insomma il regalo che babbo natale ci ha chiesto è questo.
E noi lo accontentiamo volentieri.

lunedì 15 dicembre 2008

Succede anche.

Succede anche, in certe mattine uggiose grigie e piene di tristi pensieri, che scivoli come su una buccia di banana. Succede anche che, cadendo, rovini addosso a chi ti è vicino, a chi non c'entra nulla e non ha nessuna colpa se non quella di essersi trovato a passare di lì.
Succede anche che faresti meglio a stare zitto, sei tu l'adulto (si presume), e dovresti risparmiarti scene isteriche che nessuno capisce. Succede anche che quando ti sei amaramente pentito (magari di esserti alzato, ma come si fa?), cioè quasi immediatamente, ormai il danno è fatto: tutti in silenzio, un po' spaventati, un po' storditi da tanto frastuono, un po' disorientati.
Insomma succede che stavolta persino la tua irrinunciabile ironia, quell'occhio disincantato che spesso ti salva dalla tristezza del mondo e dei giorni, ti ha abbandonato lasciandoti come un pivello, vuoto come un sacco vuoto. Stupido della tua stupida spropositata reazione.
E allora torni in te, dopo aver passato una giornata da colpevole, e ricominci coi tuoi esercizi, quelli che ti aiutano ma che non sempre ti salvano...
Pensando che la prossima volta sarà meglio.

domenica 14 dicembre 2008

Vita da spluratore

L'uomo piccolo, entusiasmo in persona, saltella per casa come un folletto. Raccattato da chissà dove un suo vecchio disegno, corre dalla profe entusiasta: "mamma, mamma, guarda cos'ho trovato!!!". La donna grande osserva, di lontano, superiore.
Dopo un po', l'uomo piccolo, torna alla carica con una spilla della profe, sottratta ad una piccola ciotola sul cassettone. La donna grande, che sta disegnando, non muove un ciglio.
Terzo passaggio: "mamma, guarda, ho trovato un'altra cosa: te lo ricordi questo gioco di quando ero piccolo?! mi piaceva tantooooo!!!".
Quando è troppo è troppo.
La donna grande, gelida come un iceberg d'inverno: "TU TROVI TROPPO".
E l'uomo piccolo, entusiasmo in persona: "E' perché io sono uno spluratore".

Ribadisco, per chi si stesse preoccupando: NON FACCIAMO USO DI FUNGHI ALLUCINOGENI.
...
No, nemmeno a colazione.

sabato 13 dicembre 2008

Il circo

Oggi pomeriggio il circo è arrivato in città e stasera c'è stato lo spettacolo inaugurale. Comodamente seduti sugli spalti, gli spettatori paganti (due, per un misero incasso) hanno potuto vivere una rutilante serata.
Pur mancando i grandi animali, abbiamo avuto, nell'ordine: un pagliaccio mascherato, una giocoliera col fuoco, un lanciatore di palle-cometa, una flautista classica (musiche di Beethoven...), un isterico ossessivo-compulsivo judoka. In effetti un animale c'era (anzi due): il gorilla dal ragno-in-testa e poi ancora numeri di equilibrismo (su una gamba sola), un ammaestratore di cesti di vimini, coriandoli finali a forma (e consistenza) di peluche: immaginatevi l'effetto al contatto col pubblico.
La fine delle esibizioni è stata salutata da scroscianti applausi e il dopo-circo è stato tutto occupato dalle letture prenanna.
Vorrei mettere tutti tranquilli: non viviamo in un castello né abbiamo cenato a base di funghi allucinogeni. E' che, in casa, la fantasia non ci manca...

giovedì 11 dicembre 2008

Geografie

Oggi ho avuto sotto gli occhi (potere delle fotografie d'epoca!) una carta geografica del 1957, in una classe elementare. Era del Sudamerica, ma poco importa la precisazione: a leggerla c'era su poco e niente: il nome degli Stati, qualche capitale (e qualche altra no: la Bolivia, per esempio?), un po' di righe contorte (qualche fiume, of course) ma senza nomi accanto. Insomma, si direbbe, una piattezza di informazioni desolante.
Poi mi son guardato, per par condicio, una carta d'oggi, dicesi 2008, in un atlante per bambini, stesso livello di scolarità, stessa faccia del mondo. Ebbene, ci son le Ande disegnate picco per picco (la complessità percettiva del rilievo topografico), fiumi-affluenti-sottoaffluenti-torrentelli, le città e i paesi tutti anche quelli disabitati, indicazione di macroregioni regioni e provincie, colorazioni differenti per monti colline pianura mezzacosta. Insomma si direbbe una pluralità di stimolazioni entusiasmante.
Ora, qualche minuto fa, pare sian tornati indietro (ma crederci davvero?) su questa bufala del maestro unico: che abbian visto le stesse carte che ho guardato anch'io?!

martedì 9 dicembre 2008

Programmazione

A questo punto si è conclusa la "programmazione ufficiale" che suona più o meno così:
22/12: desian va al suo annuale pranzo natalizio di lavoro (Roma o giù di lì);
23/12: partenza per il sud(est) che non è una migrazione ai climi caldi ma l'annuale visita alla nonna L, nonché mamma di desian (350 chilometrucci andare ed altrettanti a tornare) con annesso primo babbo natale;
26 o 27/12: rientro alla base (vedi sopra);
28/12: secondo babbo natale, quello indigeno;
29/12: trasfertina sui monti, finalmente, per ultimo dell'anno, questo sì piacevole con gli amici cari, scofanate e passeggiate rigeneratrici sui sentieri;
2 o 3/01/09: rientro a campo base per smaltimento bagordi e trippe annesse;
4/01: ripartenza per il brumoso nord: anche gli zii vogliono la loro parte e poi un terzo babbo natale non si nega a nessuno...

Il 6 si torna che finalmente il 7 ricominciano scuola e lavoro!!!
Ah, e naturalmente, le chiamano vacanzeeeee.

lunedì 8 dicembre 2008

Atmosfera natalizia...

Appena finito, l'albero di natale è già fonte di stress giovanile.
La donna grande, correndo concitata da desian, che è sotto la doccia (sempre affrontare gli adulti quando sono indifesi):
"mi raccomando, babbo, non devi mangiare i cioccolatini appesi all'albero, eh?!".
"..."
Pochi secondi e si presenta l'uomo piccolo, stesso scenario da adulto indifeso:
"senti babbo, non crederai di mangiare i babbi natale di cioccolato dell'albero quando ti alzi di notte, vero?!".
Ecco l'immagine che hanno di te: quello che gli ruba la cioccolata. Di notte.

giovedì 4 dicembre 2008

Disordine

Sarebbe stato meglio avere un marito in giro per casa, ché almeno i calzini del tennis sarebbero rimasti dentro la borsa del tennis. Certamente per settimane, ma dentro.
Invece, la profe, nell'ordine:
- avete mai visto le sue, mi scuso per la franchezza, mutande? Se non le ha indosso, non le vedi assolutamente mai. Che siano sotto la sedia?, tra le lenzuola?, incartucciate coi pantaloni?. Sul cassettone?...
- avete mai visto le sue...... ohmmadonna, precipitooo!!! Mi correggo: siete mai inciampati nelle sue pantofole simil-birken? Ah, certo!, due volte: la prima subito dopo la porta della camera, la seconda appena svoltato l'angolo del letto.
- “Scusa, amore, dove hai messo?” - “Al suo posto, profe!” - “E perché?!”, sgomenta.
- “Pronto, amore mio, ciao, come va?” - “Bene, profe, benino, sono in ufficio. E tu?” - “No... io, ecco è che sono in pieno deserto del Sahara... non so neanche come ci sia finita, avevo appena svoltato in piazza Savonarola! Senti... non hai mica visto il mio cellulare?!”. Nel Sahara, vi risultano cabine telefoniche?
- “Lo so, hai ragione, anche la mia mamma ha sempre detto che sono UN POCHINO disordinata...”.
LA TUA MAMMA?!?!?!?

Si sarà oramai capito che per me profe è il sinonimo per amore. Ognuno avrà diritto alle sue perversioni, o no?

L'interpretazione dei sEgni

La donna grande, aprendo appena un occhino, non aveva ancora alzato la testa dal guanciale, con voce artatamente infantile: "io piscina... no piscina".
Che, avrà voluto dire qualcosa?!

mercoledì 3 dicembre 2008

Vaticano?

Stamattina ho pensato: dovrei parlare delle ultime performance del Vaticano, sul blog.
Poi: la donna grande, ligerrima, si è catapultata giù dal letto mentre l'uomo piccolo, come ogni mattina, venti minuti di filastrocche-del-buon-risveglio e alla fine apre gli occhi girato di scatole. Colazione-abluzioni-vestizioni e tutti, la profe era già uscita da 'mpezzo, giù per il tubo delle scale. Marciapiede, attraversamento pedonale (primo e secondo), marciapiede. Scuola.
Allora ho pensato: sì, dovrei proprio scrivere qualcosa sul Vaticano.
Intanto salgo in auto, attraverso mezza città, fermandomi lungo il percorso per il pane. Per il giornale. Semafori quanti ne volete. Arrivo in ufficio.
Pensando: eh sì, accipicchia (bé, non son stato proprio letterale), due paroline sul Vaticano. Le dovrei proprio postare, le dovrei.
Accendo il pc, mi infilo nella vpn ed ecco arrivare le solite innumerevoli mail (che le scrivano tutti di notte?!), il controllo dei report, oops mi scappa una telefonata... anzi no, due. Caricamento dei dati, trasmissione alla sede, ricezione della conferma.
E lì che ri-penso: un bel commento, caustico ed intelligente. Comme il faut.
Compare il collega, tutto-di-seguito: “che si va a pranzo, si va a pranzo, sono di fretta sennò poi dopo non ce la faccio, ho un appuntamento prestissimo!!!”. Ok, andiamo: alle 12.30 sono seduto a tavola come un allievo della scuola materna. Mangio il solito schifo: ma perché i posti dove si pranza al lavoro sono sempre mefitici?! Vaticano anche qui?!
Post-digerisco e non penso, soffro.
Rientro in ufficio, finisco veloce, stacco tutto. Oggi, pomeriggio per conto di babbo natale. Vado al super per cercare quel che devo cercare e... non c'è. Allora vado all'iper e... non c'é. E al mega? Neanche lì. Vado nell'ordine: giocattolaio fornitissimo ma dozzinale, non c'è; giocattolaio figheiro e CARTIERissimo del centro storico, non c'è; giocattolaio alternativo-vuoi-mettere-come-siamo-meglio-noi... e non c'è neppure lì. Accidenti al Vat... mi fermo in tempo, fiuu.

Aaah, finalmente l'ora: escono di scuola. La donna grande ha un ospite per il meriggio, raccattali entrambi e vai a prendere l'uomo piccolo. Terzetto completo, via verso casa: marciapiede, ecc, lo sapete già.
Rientro in casa: certo quel blog oggi, proprio senza neanche un po' di Vaticano.
Mentre sulla città scendono le prime ombre della sera, l'uomo piccolo va dall'osteopata (si tratta bene lui), lo incarto, usciamo di nuovo, lo piazzo sul seggiolino. Via! Un minuto, due minuti, tre minuti: “babbo, babbo, ti piace il mio nuovo dra... ronf ronf ronf”. La marmotta è caduta istantaneamente in letargo. Arrivo a destinazione, me lo carico, letteralmente, sulle spalle, chiudo le portiere con l'alluce (sinistro), schiaccio il telecomando col naso, suono il campanello a voce “c'è nessunoooo?!?!”. Entro, lo adagio sul lettino, l'osteopata nemmeno lo scarta, comincia la manipolazione: l'effetto, vi assicuro per esperienza diretta, è come la jacuzzi e senza nemmeno bisogno di bagnarsi. Un'oretta di relax per il babbo: c'era qualcosa che oggi mi frullava per il capo ma ora... mi sfugge. Chissà cos'era, mah!
Seduta finita, parcella pagata, ricevuta fiscale (onestissimo sempre!) ritirata, pacchetto ripigliato. Riapertura, telecomando, seggiolino. La marmotta continua a ronfare.
Di nuovo casa, definitivo per oggi. Via le scarpe. Bacio alla profe: "umore?". Cena. Postcena. Eppure pensavo qualcosa. Abluzioni, pigiama, letto. “Babbooo mi fai una coccola?”, eppure.
Pensavo.
“Vabbene, vengo. Ci mettiamo nel tuo lettino, però”.
Pens... ronf, ronf, ronf.
Sono miseramente crollato pensando che stavo pensando al mio blog ma poi non sapevo più perché.

E non c'è mica bisogno di nulla: l'ideologia del Vaticano si commenta tutta da sé!!!

martedì 2 dicembre 2008

La profe

Doveva accadere, non c'erano santi: la profe s'è incriccata.
Saranno stati i primi freddi, sarà stato dover domare orde di adolescenti imbufaliti dalla Gelmini (ah, l'occupazione...) e il clima malsano che si respira in quegli ecosistemi di estrogeno e testosterone. Sarà che non si cambia impunemente lavoro-settore-universo oltre i 40. Sarà.
Sarà che la trasformazione da Hyde/metalmeccanica in un'azienda della "gnu" economy (l'economia della savana rivisitata: che tu sia leone o gazzella, alzati e corri) a Jekyll/profe della scuola pubblica stroncherebbe sia Lifšic che Landau. Che appunto la (ormai ex) metalmeccanica sempre scienziata era (fisica!...) e cosa ci facesse tra gli "gnu" era un mistero per tutti.
Fatto sta che la mi crolla all'improvviso: il rinculo è terrificante quando il tuo tempo era tutto suo (del padrone) e, all'improvviso, eccolo qua, torna tuo e tu non sai come gestirlo.
E allora: febbre (38.3, 39.5, 37.7), tosse e moccio (verde), dolori articolari, periartrite semi-galoppante, torcicollo preventivo psicosomatico. Immersa nel delirio da correzione (compiti in classe, verifiche scritte, relazioni di laboratorio) il letto ormai è una dolce chimera. Professionale fino all'ossesso, è andata a scuola anche con la suddetta febbre (ecco ché si arriva a 39.5!) purché il divin flagellante dei pubblici fannulloni non avesse di che ridire.
Così lui non ha ridetto, gli alunni c'hanno un fantasma di profe, lei si fa pere di antibiotico e qui tutto va a rotoli in attesa di momenti migliori...
Ah, com'eravamo tosti ai tempi della Fiom!

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