venerdì 29 marzo 2013

Fuscello nel vento

"Mi sento come un fuscello nel vento".
La donna grande non fa che ripetere il suo mantra, in questo periodo. Lo trovi scritto nei bigliettini, in un suo tema, lo dice quando sconfortata cerca riparo tra le nostre braccia di genitori.
Arrivata sulla soglia della sua adolescenza, si sporge per vedere oltre e vede i dubbi, le incertezze, la fatica di crescere. Dover crescere.
Io me la ricordo bene, la mia adolescenza. Le differenze che non erano un valore ma una ferita. La timidezza che era un macigno trascinato con le catene. La paura di diventare grande l'incognita più profonda.

Però la vedo tanto più allegra, anche sotto il carico degli impegni di prima media: studiare, studiare, studiare. E doversi portare dietro uno zaino che, quotidianamente, pesa 10 chili (regolarmente pesato sulla bilancia). Una serenità, degli slanci che fino a poco tempo fa non aveva.
Dei traguardi raggiunti, qualche paura gettata via.

Io non me lo ricordo proprio bene se mai mi sia capitato, allora, di sentirmi un fuscello nel vento. Forse è questa la sensazione che si prova a crescere: abbandonare le sicurezze dell'essere bambini per affrontare il mare aperto, la vela dell'adolescenza.

Che soffi, il vento.

giovedì 28 marzo 2013

Fiducia e speranza

Ho nutrito una grande fiducia nello sforzo che in questi giorni Pierluigi Bersani ha fatto per dare un Governo a questo Paese. Anche una enorme speranza. Che qualcosa potesse accadere, che le donne e gli uomini del "vaffanculo" avessero un sussulto di responsabilità. Ma chi usa argomenti politici così strutturati, precisi e profondi come il "vaffanculo" cosa altro può articolare?! Una lallazione, un bavoso rigurgito.
Torno a Bersani, che oltretutto non ho votato, non direttamente almeno. A differenza di quasi tutti, ho stima nell'uomo politico e nelle sue capacità e competenze. Peraltro, da vent'anni a questa parte almeno, quella che si è presentata alle ultime elezioni, insieme a Vendola che nessuno ricorda, era la miglior coalizione di sinistra che si fosse mai vista. Ripeto, di sinistra, con un programma di sinistra. Magari di sinistra moderata, ma sicuramente alternativa all'idea (!) che hanno qualunquisti di lusso come Renzi o Grillo. Per tacere naturalmente degli "impresentabili" che sono tanti e ributtanti. Ma che vogliono pure il Quirinale (e che se continua così lo otterranno, possiamo scommetterci).
Poco fa ho visto la breve comunicazione di Bersani alla stampa, al termine del suo giro di consultazioni. Stasera andrà a riferire al Quirinale. Probabilmente dovrà parlare del suo fallimento.
Riflettendo sul suo sguardo, più ancora che sulle sue laconiche parole e sul suo rifiuto di sottoporsi alle domande dei giornalisti, e sul suo viso che in questi giorni ho visto invecchiato di secoli, mi è sembrato di capire che la tragedia di questo Paese sia sì lo stato in cui si trova ma sia soprattutto la fermissima volontà quotidiana di distruggere e schiacciare le sue forze migliori. Sui luoghi di lavoro, nelle scuole, tra operai ed impiegati, il tentativo quotidiano è quello di spezzare anche le ultime resistenze, la forza di chi qualche responsabilità ancora se la piglia.
E non lo dico solo dei politici ma, come qui sopra, anche di noi lavoratori, in qualsiasi campo e a qualsiasi livello e anche per esperienza personale: lasciare che le cose vadano secondo schemi rigidissimi ed umanamente incomprensibili, porsi come duri e puri solo perché non si hanno parole per dire qualcosa di differente, per riacquistare un senso a quel che facciamo ogni giorno, tutti. Chi cerca uno spiraglio dentro questa enorme pressione o cerca di "metterci del suo", come si dice, ed io nel mio lavoro mi metterei tra questi, viene sbeffeggiato, lasciato andare al suo destino.
I nostri sguardi diventano laconici, i nostri visi invecchiano. La nostra anima avvizzisce.
Auguri.

lunedì 18 marzo 2013

La scienza

Qualche volta la profe inciampa.
Anche se è ora di uscire per accompagnare a scuola l'uomo piccolo. E sono in ritardo.
- Uomo piccolo, ti sembra il momento di stare lì a cincischiare?!?!
(Il tono di voce è impercettibilmente stridulo, nota altina).
- Mamma. Ma, secondo te, osservare il DNA di una banana immerso nell'alcool è cincischiare?! Non hai proprio pietà per la scienza.

E vai.
Buon lunedì, eh.

venerdì 15 marzo 2013

Si aggira uno spettro

Uno spettro si aggira per Firenze.
No, no, tranquilli, non stiamo pensando la rivoluzione (e poi Renzi si potrebbe risentire) ma, ugualmente, uno spettro si aggira per Firenze.
Il maestro Manolo.
E, lo giuro, il nome NON è fittizio per difendere la privacy.
Il maestro Manolo.

L'uomo piccolo ne è entusiasta.
Torna a casa e recita a memoria la tavola dei verbi. Essere, avere, irregolari, congiuntivi. Decisamente meglio di uno speaker di tg.
Il maestro Manolo non urla, parla.
Il maestro Manolo non fa quello che gli passa per la testa ma, qualche volta, ci chiede se siamo d'accordo.
Il maestro Manolo brontola pochissimo e ci porta in giardino a giocare a calcio.
Il maestro Manolo ci insegna bene.
(Da quando c'è) il maestro Manolo, l'uomo piccolo ha cominciato a leggere libri. Compulsivamente.
Il maestro Manolo ha le treccine rasta, è ganzissimo.
Il maestro Manolo, addirittura, piace alle mamme. E uno che piace alle mamme è molto, molto, moooolto più pericoloso del papa e dello zar, di Metternich e Guizot, dei radicali francesi e dei poliziotti tedeschi messi assieme.

Uno spettro si aggira per la classe. Speriamo la sua supplenza duri in eterno.

mercoledì 13 marzo 2013

Habetis

Bergoglio, il Papa che piace ai colonnelli. Ovvero: chiedetegli cosa facesse durante la dittatura.
Qui.
E qui.
E perché qui no?

sabato 9 marzo 2013

mercoledì 6 marzo 2013

The world


Confesso, a leggere questa scritta ("graffito, babbo, si dice graffitooooo!!!") sul diario della donna grande, mi prende una certa inquietudine.
E non so nemmeno perché...


lunedì 4 marzo 2013

Stima

La profe: "nei tuoi confronti nutro una profonda autostima".

Secondo voi era:

1) un lapsus freudiano;
2) una provocazione;
3) una battuta (freudiana?).

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