Grazie a Martina Braganti di PianetaMamma mi è capitato di fare alcune riflessioni, di mettere in fila una serie di pensieri che, a rivederli spalmati sul monitor, eccoli, fanno tanto "massimi sistemi".
Poi però mi dico che non si può sempre e solo badare alle questioni concrete rincorrendo il quotidiano: i comportamenti spiccioli con le regole che si portano dietro, il "corri di quà, corri di là", rappacifica le liti, stimola sù, correggi laggiù.
Ogni tanto ho bisogno di prendermi una distanza di osservazione, sufficiente a che il mio occhio riesca a percorrere lo spazio necessario della messa a fuoco. Insomma, sono fatto così: rifare ogni tanto l'inventario dei pensieri e delle cose che mi frullano in testa mi serve.
D'altro canto, però, e maggiormente, serve il confronto con altri inventari, altri pensieri, altre idee sulle cose: chi ha voglia di rispondermi? Di dirmi: dove sbaglio, dove esagero, dove son "palloso".
Come sempre, mi farebbe un immenso piacere!
Ho appena letto l'intervista. le cose che dici, come sai, le condivido appieno. Credo che parlare di educazione sentimentale per i padri, di co-responsabilità dei genitori siano delle affermazioni ch di questi tempi rischiano quasi di essere rivoluzionarie. ma è importante dire queste cose. il fatto che i genitori abbiano preso la parola è fondamentale. speriamo che questo spinga molti altri a riflettere sul prorio concetto di genitorialità, su cosa vuol dire educare i figli. già farsi questo tipo di domande può cambiare molto
RispondiEliminaHo letto l'intervista. Approvo e condivido, forte anche della presenza in casa di un papà che se delega non è mai per principio ma sempre per cause di forza maggiore. Io gli ho detto di scrivere un blog anche lui, ma non insisto neanche troppo altrimenti mi devo scollare io dal computer ;-)
RispondiEliminaPerò c'è anche il fatto che a me questo ruolo di genitore, in cui vivo immersa nella vita vera, qui in questo mondo virtuale va sempre più stretto. Qui ho bisogno di pensare ad altro. Ma se devo proprio far mente locale, ci sono temi che mi lasciano decisamente fredda. Per esempio, la condivisione dello spannolinamento all'interno della coppia mi sembra una questione marginale (probabilmente anche perché i nani non hanno il pannolino da anni).
Mi interesserebbe assai di più capire quali strumenti concreti abbiamo per farne persone felici e responsabili. Cos'è che possiamo fare nel privato e cosa possiamo condividere pubblicamente. Come abbiamo intenzione di muoverci per tirar su una generazione di nonveline. Oppure mi devo solo abituare all'idea di buttarli fuori dall'Italia appena saranno adolescenti?
Ciao. Come puoi immaginare, condivido molte cose, ma su una sono in disaccordo. Non credo che se uno dei miei figli volesse fare il calciatore o la velina lo considererei necessariamente un fallimento educativo. Ovviamente preferirei di no, e provo a dar loro, a parole e con l'esempio concreto, un sistema di valori, regole e principi a cui possano ispirarsi.
RispondiEliminaMa più di tutti vorrei renderli autonomi, capaci di prendere decisioni per le loro vite basate su motivazioni solide, che siano in grado di spiegare, a se stessi, a me, agli altri se necessario.
Se lo saranno, probabilmente sarò stato un buon padre.
E qui viene la parte difficile come genitore: accettare che i figli possano avere percorsi di vita diversi da quelli che avremmo scelto noi al loro posto, e riuscire anche in quel caso a farli sentire amati, accolti e non disapprovati come persone (purché compiano scelte nell'ambito della legalità, s'intende ;-) ).