mercoledì 27 febbraio 2013

Boy band

E poi arriva il giorno in cui una boy band ti si infila in casa.
Passa strisciando, non la vedi, tra gli stipiti. O sottoforma alfabetica, in quella che sembra un'innocente scritta ("graffito, babbo, si dice graffito! Forse ai tuoi tempi si diceva scritta"...) sullo zainetto della donna grande.
Una foto, il formato di una figurina autoadesiva, che balena con noncuranza sulla scrivania, di pomeriggio. E una conversazione tra ragazzine, colta al volo tra un problema di matematica e un ripasso di musica: "aahhh, è proprio figo, Harry", sospirando.

Sì, ha detto figo. Lo giuro.

Quando poi, in una sera di febbraio, ti ritrovi in casa tua, al buio, in attesa che entri in cucina una torta sormontata di candeline accese e nessuno di noi è nato in febbraio, hai capito che c'è qualcosa che travalica. Che va oltre.
Ti ritrovi a festeggiare il compleanno di uno sconosciuto che non è mica lì con te. Chissà dove se ne sta, questo Harry.
E sulla torta c'è persino scritto il suo nome.
"Aaahhh, come è figo".

Così, all'improvviso (ma ormai te lo saresti persino aspettato), la figurina-formato-figurina si trasforma in un poster-formato-lenzuolo che subito trova il suo posto sopra il letto della donna grande. Si parla solo di Harry, si guardano tutti - dico t-u-t-t-i - i video su You Tube della boy band in questione - alcuni anche n volte -, si recitano a menadito i testi delle canzoni, si ripetono le melodie alla tastiera, si canticchiano brani sotto la doccia.
La mattina, prima di tutto, ci si rivolge al poster, lo si bacia e dopo, soltanto dopo, si scende dal letto.
Roba turpe, troppo forte pure per me.
Ma, quel che è peggio, persino quel povero-incolpevole-uomo-piccolo-che-passava-di-lì si trova travolto dalla boy-band-mania e non fa altro che scimmiottare sua sorella. I suoi deck e le carte di Yu-Gi-Oh! ora si dividono lo spazio con la boy band...
Una tragedia che si aggiunge a tragedia.

martedì 26 febbraio 2013

Pesce marcio

E' successo altre volte. Abbiamo le spalle larghe.
Troppo.
E questo Paese è fatto così: una parte di gente a cui sta bene una classe dirigente ladra e corrotta, laida. Una parte che non ha voglia d'altro se non di urlare, di avercelo duro, di sfasciare. E una parte che si barcamena tra etica, i propri doveri (pochi i diritti), le responsabilità del vivere civile. Quella che si potrebbe definire gente per bene.
La gente per bene, in questo Paese, non ce la fa.
E' minoranza storica. Non urla, non sbraita, non s'incazza (al massimo si sdegna o si arrabbia) e nel sistema mediatico in cui siamo calati non si sente. Chi urla più forte vince, figurarsi che risultato può avere chi parla a voce bassa, chi ha il coraggio di dichiarare "Io non abbandono la nave. Posso starci da capitano o da mozzo ma io non abbandono la nave".

I bambini hanno un occhio, un occhio lungo che è quasi utopico perché non conoscono ancora certe sottigliezze dell'essere adulti. Le scaltrezze.
Ci sta che quando tu gli spieghi quel che è successo, quali siano stati i risultati, li vedi che diventano silenziosi. Si potrebbe dire pensierosi?
Perché una loro sintesi la fanno. Ed è molto efficace. Molto.

"Babbo. Ma è come se gli italiani avessero dovuto scegliere tra un lecca-lecca e un pesce marcio. E hanno scelto il pesce marcio".
Ecco, loro non capiscono altro che questo.
Noi adulti, invece, chissà.

domenica 24 febbraio 2013

Buon voto


"L'Ur-Fascismo si basa su un "populismo qualitativo": In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l'insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per l'UrFascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il "popolo" è concepito come una qualità, un'entità monolitica che esprime la "volontà comune". Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la "voce del popolo". A ragione del suo populismo qualitativo, l'Ur-Fascismo deve opporsi ai "putridi" governi parlamentari. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: "Avrei potuto trasformare quest'aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli." Di fatto, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la "voce del popolo", possiamo sentire l'odore di Ur-Fascismo". (Umberto Eco).

Buon voto.

martedì 19 febbraio 2013

Yu-Gi-Ho!

What we talk about when we talk about deck.
Avrebbe detto Carver.

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