mercoledì 2 dicembre 2015

Hai voluto la bicicletta

Non ho ben capito.
Questa storia dell'assicurazione (e della targa e il bollo) anche per i ciclisti.
La notizia, che avrete sicuramente letto o ascoltato, è qui oppure qui.
Ecco, non ho ben capito se l'assicurazione servirà a risarcire noi automobilisti quando quei fastidiosi esseri su due ruote graffieranno la nostra splendida vernice micalizzata-come-fosse-antani-porosamente-metallizzata-per-due o, sia mai!, se dovessero farci un'ammaccatura sul cofano quando ne investiamo uno.
Oppure se servirà a risarcire i camionisti (e l'enorme rischio di vedersi ritirata la patente, non potendo più lavorare) quando noi ciclisti saremo falciati sul ciglio di una statale e magari sbalzati dentro un fosso da uno di quei gentilissimi e leggiadri TIR.
Ecco, non ho proprio capito.

lunedì 12 gennaio 2015

Fasi cruciali

Siamo in una fase cruciale, con la donna grande.
L'adolescenza, direte voi, le prime tempeste ormonali, le crisi di identità, i pomeriggi passati al pattinaggio sbirciando da lontano se esista un ragazzetto accalappiabile.
Macché.
Acqua fresca, quella. Segno antico di tempi che non torneranno mai più.
La fase cruciale è la scelta della scuola superiore. Questo sì segno che ti segna per la vita, come se fosse un viaggio senza ritorno. La scommessa che non si può sbagliare, nella società della performance.
E allo stesso modo si comporta il contesto. Scegliere la scuola è come compulsare selvaggiamente l'amazon dell'istruzione. Tutti consultano tutti gli istituti cittadini: quello vicino casa, quello lontano ma prestigioso, quello che tutti sanno essere ottimo, quello di cui si hanno referenze spettacolari oppure così-così, quello faticosissimo che stroncherebbe la resistenza di un genio e quello dove hanno studiato i migliori...
Premesso che alla fine la scelta è in realtà quella fatta a priori da ogni studente e famiglia, senza aver consultato un bel niente (scientifico o classico, nel nostro caso, con preferenza per lo scientifico. E guarda caso scientifico sarà, anche se le consultazioni sono ancora in corso...), questo nuovo mercato delle vacche produce effetti davvero interessanti. Curiosi.
Perché la visione ormai privatistica dell'istruzione produce, almeno qui da noi, fiere generali, open day, lezioni aperte e lezioni a domicilio, incontri coi docenti e docenti che smistano orari, date e appuntamenti. Tutti noi spendiamo una quantità invereconda di tempo per capire quello che sappiamo già: una scuola non la scegliamo sulla base di un'offerta mercantile (ci sono scuole che, durante quelle fiere, regalano segnalibri, matite, calendarietti, persino fazzoletti di carta griffati per imbonirsi i clienti. E si tratta spesso di scuole private, guarda caso, che non hanno evidentemente da offrire un grande curriculum educativo e lo sostituiscono coi gadget da gonzi!) ma sulla base del percorso che lo studente in questione ha fatto per arrivare lì dov'è, a scegliere. E' sul viatico delle elementari, dopo cinque anni di prime volte educative, che già traccia un primo percorso e un primo giudizio: "Stia tranquillo, signor desian, la donna grande potrà scegliere qualsiasi scuola, non avrà problemi".
Eh facile, per te, maestra S. farti oracolo positivo e darci l'illusione che, di qui in avanti, imparato a "leggere e far di conto", la strada sarà tutta in discesa. O tutta rosa e fiori.
E' anche sul viatico di tre anni di medie, dove finalmente le prime volte educative si trasformano in una ben diversa consapevolezza, stavolta oltre al leggere e al far di conto abbiamo anche capito il perché tutto ciò (ci) accada.
Da parte nostra invece una scuola superiore aiutiamo a sceglierla anche e soprattutto (per quanto possa essere utile, sincero ed ascoltato il nostro consiglio) sulla base delle persone che siamo diventate, degli educatori che cerchiamo di essere nei confronti dei nostri figli. Tutto questo come prodotto delle nostre esperienze, dei nostri valori e dell'idea (giusta o sbagliata che sia) di futuro che condividiamo.
Insomma, li aiutiamo a scegliere la scuola sulla base del percorso che ci siamo trovati a fare noi, percorso scolastico e di vita. Li aiutiamo, o cerchiamo di farlo, in base al passato dal quale veniamo e al come siamo diventati oggi.
Ed è quello che, plausibilmente, facciamo con il loro, di percorso.
In definitiva lo facciamo come persone, non come clienti.
Lo facciamo in base alle idee, nostre spesso. Non del mercato o non ancora.
Possiamo stare sereni, come direbbe qualche imbonitore modernissimo, che la scuola sarà prima o poi privatizzata (e nessuno alzerà un dito per difenderla, la scuola di tutti) e nel frattempo seguiamo questo flusso nel quale, persino, qualche insegnante può sembrare un lenone impegnato a magnificare la sua merce.
Molti sono persone splendide e capaci e appassionate che fanno discorsi bellissimi, commoventi e condivisibili sul buon insegnamento. Ma siamo tutti, insegnanti e genitori, incamminati ormai serenamente sulla strada che ci porta ai vari banchini, alle varie mercanzie. Alla scuola selettiva e performante, che sia quella sotto casa o la più prestigiosa del lotto.
Buona scelta, a noi, con tutta l'ironia, la pazienza e la leggerezza necessarie.
Buona fase cruciale numero uno. Ché le altre arriveranno serene, col tempo.

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