mercoledì 6 maggio 2009

Scoperte

Lo scopri così, per caso, che anche un uomo piccolo, a cinque anni e mezzo, ha le sue fonti d'informazione. E che te, quarantadue e mezzi, di anni, non te n'eri ancora reso conto. Non perfettamente.
Sarà perché in questa casa la televisione ha decisamente più polvere che tasti e che la tua dose di informazione passa altrove.
Stamattina mi chiama la profe e mi racconta che l'educatrice della materna ha vuotato il sacco. L'uomo piccolo, appunto, ha passato tutto il pomeriggio di ieri a indottrinare il suo complice... ooopppps il suo amico del cuore sul fatto che c'era stato un terremoto, in un posto chiamato L'Aquila, che c'erano stati un sacco di morti e che loro due avrebbero dovuto partire con la loro cassetta degli attrezzi per rimettere tutto a posto.
Prima di finire, pare abbia aggiunto che anche Firenze, essendo vicinissima a questa L'Aquila, aveva avuto il suo enorme numero di morti. E lui ha paura.

Stasera abbiamo fatto due chiacchiere, io e lui, da uomo a uomo, perché volevo capire. Avevo intepretato la sua come paura che potesse capitare anche a lui la stessa sventura. Invece, sorpresa: l'uomo piccolo aveva "paura" per il fatto che quegli uomini erano morti, che le persone possano morire. Dietro questo timore, specifico e cronachistico, nasconde la sua paura grande, quella della perdita, dell'abbandono forse (questo naturalmente non ha saputo dirlo), di un distacco che ineluttabilmente arriverà un giorno dalle persone care.
Senza entrare in un discorso molto più vasto di quel che voglio dire stasera, siamo stati molto colpiti, più io che la profe, di quanto sia importante affrontare argomenti che magari nel nostro quotidiano noi adulti seguiamo nei nostri percorsi, lasciando loro scoperti. Di quanto cioè sia fondamentale parlare anche di quelle cose che, per abitudini casalinghe, non abbiamo modo di vedere insieme.

Ho fatto mente locale su tanti coni d'ombra informativi, spesso anche banali e del nostro quotidiano familiare, che dati per scontati da noi adulti, lasciano a loro solo dubbi e paure: il non sapere, il non avere spiegazioni plausibili e razionali (per quanto possibili) a notizie e fenomeni che vedono, ascoltano e imparano altrove crea insicurezze, ansie e fantasie niente affatto rassicuranti nelle loro testoline assetate di scoperte e voglia di capire.

Lo so, niente di speciale, capita spesso coi bambini di trovarsi di fronte a tali sorprese, sarà capitato a tutti o a molti. Quando però capita a te, ti serve, capisci che quell'aspetto non l'avevi valutato giustamente. Che magari hai perso tempo e occasioni.
Ma capisci anche che il tempo, in queste cose, torna e le occasioni si moltiplicano.
Mi preparo per la prima occasione utile, senza strafare.
Aspetto.

7 commenti:

  1. una bellissima riflessione Desian. anche noi abbiamo affrontato una situazione simile a proposito del terremoto, in cui in piccolo apparentemente protetto dall'informazione a casa ci è tornato da scuola con le idee molto confuse. per questo anche non demonizzo tele e affini, preferisco decodificare i messaggi con loro, cercando di dar loro un viatico, sapendo che comunque, alla fine loro cresceranno e si informeranno anche altrove

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  2. Ho tentato con la grande di rendere la morte un fatto del vivere, pauroso si e naturale, inevitabile e doloroso, ma soprattutto dicibile.
    Con la grande ho, e con il suo papà abbiamo sempre detto molto del mondo, provando a renderglielo più fruibile, anche se così glielo abbiamo mostrato nella sua complessità e contradditorietà, fragilità ed insicurezza, ma anche il suo fascino.

    Non è forse la strada giusta, non è per questo più sicura, e nemmeno riesco a capire se lo sarà forse in futuro? Boh!!?
    E' difficile capire la misura del ritradurre, loro, il mondo. Il mio nuovo compagno sostiene la teoria del saperci essere.
    Dell'attraversare anche senza parole. Non so. Per me le parole sono una chiave di lettura, poi uno si orienta....


    In ogni caso grazie del bellissimo post, e dello stimolo alla rifessione ...

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  3. @piattini: lo so piattina, conosco bene il tuo pensiero (almeno per quello che leggo qui) e hai ragione sull'idea del viatico: è che io mi ero più concentrato su cose generali e avevo un po' perso di vista il senso degli avvenimenti spiccioli... rimedierò? Rimedierò.
    @monica: bello il tuo specchio verbale del mondo. anche noi cerchiamo di non lesinare informazioni, fin troppo accurate: a volte qualcosa sfugge, senza drammatizzare. Bella anche l'eterna riflessione/dubbio tra mamme verbalizzanti e babbi presenti e silenziosi. Ho in mente un racconto di una mia amica, mi sa tanto che ci farò altre due righe...

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  4. la nostra Piccoletta un giorno si è sentita in dovere di informarmi che lei non è molto contenta di questa cosa del morire, anche se papà le ha detto che poi ci troviamo tutti insieme in paradiso e compagnia bella.
    anche lei cerca informazioni, anche solo "tecniche", tipo dove si mettono i morti e perchè stanno chiusi e perchè distesi e quando e come.
    mi sono permessa di spulciare la tua libreria su anobii e ho visto che non c'è Cerimonie, di Michele Serra.
    è una raccolta di racconti che a me era piaciuta moltissimo: l'ultimo riguarda proprio questi temi: se ti capita...
    ciao

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  5. E' vero, tanta cronaca sembra passare senza lasciare traccia, invece...

    Chissà forse dovremmo realizzare un piccolo tg in casa nostra, con la vera informazione.

    ciao

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  6. @maq: grazie della dritta su Serra, vedrai che mi capita! Anche la donna grande ci ha fatto capire che l'idea è "piuttosto" inaccettabile come clausola: però siamo in trattative. ;-)
    @giardigno: eh spero che la tua non sia solo una battuta buttata là: sarebbe proprio una idea formidabile quella del tg con la nostra informazione! E con gli strumenti che abbiamo a disposizione, adesso non fra cent'anni, ce li abbiamo già, sarebbe facile, veloce, economico. E forse persino dirompente. Basta pensarlo davvero e poi farlo, insieme, in tanti.

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  7. ciao d., ti ho citato nel mio ultimo post! bye

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