mercoledì 1 aprile 2009

Letture

Va detto chiaramente: questo libro non è stato scritto per dare forma compiuta ad un talento letterario, peraltro chiarissimo ed ineccepibile.
A me pare che questo libro sia stato scritto, tanto per cominciare, per scuotere disturbando il sonno delle coscienze.
Questo libro entra un po' più in profondità di una sequela di belle parole messe in fila comme il faut, questo libro parla della orrenda società italiana perfettamente ormai plasmata dai mass media ed in particolare dalla tv.
Di come lo specchio persino dell'orrore più grande non sia altro che lo specchio televisivo.
Non racconterò di cosa parla, perché tanto non serve; dirò invece che mi ha fatto salire ulteriormente la nausea (se ce ne fosse ulteriore bisogno) rispetto alla tv, ai suoi stupidi sacerdoti, alle sue trasmissioni inutili. Mi ha fatto capire che l'unica soluzione (l'unica proprio) è non guardarla più. Abbandonarla a se stessa.

In secondo luogo, questo è un romanzo sulla paternità e non soltanto perché Scurati sta per avere una bambina, alla quale il libro è dedicato. Questo è un romanzo sulla paternità e sul ruolo (su alcuni aspetti di questo) che noi padri possiamo pretendere, nell'immaginario collettivo che ci relega a figure sangiuseppesche (un po' a latere, un po' putativi, un po' impreparati), e che dovremmo poi rispettare. Sul serio.
Su che tipo di presenza deve essere, la nostra maschile, rispetto ai bambini messi al mondo. Per ora Scurati ipotizza, non avendo l'esperienza diretta, ma ipotizza bene, indica traiettorie possibili di riflessione.
Sicuramente un romanzo duro, difficile, che non si nasconde, chiaro e crudo, non sempre impeccabile (ma come ho detto, non credo fosse quello il suo scopo: stupido fermarsi al dito se quello indica la luna!) ma che arriva diritto al punto, al punto dell'esistenza-bambina e quindi, dopo il tempo che ci vuole, di quella adulta.
Il tutto scritto senza personaggi letterari ma indicato con nomi e cognomi. Veri.
Da leggere, per non appassire.

6 commenti:

  1. mi hai convinta. lo compro
    e sono d'accordo che di libri e riflessioni sulla paternità ne servirebbero di più

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  2. Anch'io lo compro subito!

    La TV l'abbiamo messa in cantina a raccogliere muffe circa 7 anni fa, e non ce ne siamo mai pentiti. E' una gran bella cosa non averla più tra i piedi a comandare i nostri ritmi di vita e a dirci quello che ci deve piacere. E quando penso al fatto che mio figlio non sappia cosa sia, sento che stiamo facendo la cosa giusta anche e soprattutto per lui.

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  3. avevo sentito una sua bellissima intervista sul tema della paternità.
    ho già cinque bei libri ad aspettarmi sulla mensola, ma dopo questo tuo post credo non potrò fare a meno di prenderlo e metterlo in cima alla pila.

    lasimo

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  4. @piattina @serena @lasimo: acc, il viral marketing funziona davvero!!! Significa che mi devo ricredere?... ;-))

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  5. desian, questo è quello di cui parlo quando parlo di autopromozione e circolazione delle idee e dei prodotti atraverso canali alternativi (eh eh).
    ovviamnente poi uno fa circolare quello che vuole.

    lo stesso vale per la tv.
    per tre anni ho lavorato a un programma per la televisione irachena. una delle prime libere che voleva fare informazione democratica in iraq dopo la caduta di saddam. purtroppo alal fine sono mancati i fondi, ma il progetto c'era e la gente chiedeva che parlassimo di politica ma anche di cinema e letteratura, perché nell'orrore avevano bisogno di sentire che le loro anime non erano morte.
    non è il mezzo che è sbagliato, è l'uso che se ne fa.

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  6. @piattini hai ragione naturalmente!!! e condivido alla perfezione quello che dici.
    è che il diavoletto (ipercritico e iperpolitico, nel senso classico del termine) che alberga laggiù nel mio profondo mi fa sobbalzare quando vede parlare di marketing applicandolo alle ns categorie della vita.
    ma sicuramente è colpa sua (del diavoletto) e delle sue ipersensibilità....

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