No, non parlerò di giochi olimpici, di sport di squadra.
Non di divertimenti da bambini al parco.
No.
Vorrei dire la mia su questa stramaledetta storia: “AVERE LE PALLE”.
Lo spunto arriva da un post di wondermamma (per altro del tutto condivisibile) ma anche da una bella serata passata a cena ieri sera con alcuni amici. Dove, guarda caso, a un certo punto si parlava di ruoli femminili/maschili sul lavoro e, più in generale, in casa.
La mia amica F., donna realizzata sul lavoro, buon ruolo e buona mansione, mamma di due bambini, in famiglia si dichiara decisamente paritaria col marito. Lei asseriva “ma perché devo essere giudicata partendo dal fatto se abbia le palle o no?! Non è dalle palle che si devono giudicare le persone”.
Ecco, io sarei proprio ma proprio d’accordo, con F.
Perché se poi avete letto il post di wondermamma avrete visto come lei si lamenti del fatto che spesso gli uomini parlano alle donne senza guardarle in faccia ma con gli occhi dentro la scollatura. Lo trovo sconfortante per noi maschietti. Offensivo per le donne.
Insomma, la faccio breve ma cerco di essere quanto più preciso possibile.
Io non ambisco andare in giro con le palle al vento. Preferisco tenerle nelle mutande. Credo sia quello il loro posto.
Se qualcuno deve avere un’idea sul mio conto, se la può fare su altri elementi. Sennò pazienza.
Credo che ormai la volgarità sessista dominante sia stata sdoganata e faccia “normalità”. Invece dovremmo starci più attenti: le parole sono importanti, perché mostrano le idee che ci stanno dietro. E chi parla male, pensa male. Fino al giorno in cui poi ci sveglieremo (o ci siamo già svegliati?) corrotti. E analfabeti, di ritorno ma anche di andata.
Credo sia la stessa cosa: le tette lasciamole dentro i reggiseni. Non si giudicano le donne per la misura delle coppe. Più rispetto.
E pure le palle, teniamole dove devono stare. Che non sono nemmeno un grande spettacolo, a guardarle!
E, se proprio dobbiamo, riempiamoci la bocca di altri termini. Diamo ai nostri cervelli altri orizzonti, un po’ più vasti.
Mi sarei proprio rotto.
Le.
venerdì 29 maggio 2009
Delle palle
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giovedì 28 maggio 2009
Entusiasmi
Dei gormiti non mi è mai interessato niente: qualche anno fa, persino l'articolo dove Concita De Gregorio (sul "domenicale" di Repubblica) li esaltava come il nuovo passatempo dei genitori... ooppps dei bambini italiani, mi aveva lasciato del tutto indifferente.
Non saprei distinguere un componente del popolo dei deambulanti da uno del popolo dei pillobrillanti. Sono giuste le definizioni dei popoli, vero?
I cuccioli cercamici, diciamoci la verità, sono piuttosto odiosetti: tutti così tenerini tenerini, piccini piccini, buoni buoni mi fanno venire in testa pensieri che non posso condividere con nessuno...
Le carte di dragonball sono una vera iattura: la complessità dei livelli di gioco richiederebbe un manuale d'un migliaio di paginette (un amico della donna grande mi ha fatto intuire che il manualetto esisterebbe; gli ho risposto “guai a te se salta fuori”! Ha ricambiato con uno sguardo pieno di superiorità).
L'uomo piccolo insiste a voler giocare con me ogni tanto: finiamo per fare delle tristissime partite con le regole della briscola. E il risultato è, semplicemente, che vince chi comincia per primo: non avendo regole che ci guidino, chi comincia prima, finisce le carte prima. E vince...
Le winx. Basta la parola.
Invece, di questo essere qui, non posso fare a meno.
Una nota ditta, sappiamo tutti quale, ha infilato i personaggi di L'era glaciale 3 tra le sue sorprese. Tra questi c'era anche lui.
Ebbene la caccia è stata lunga, mi hanno visto al supermercato infilare nel carrello decine, giuro!, di confezioni malefiche di cioccolato terrificante. Più e più volte, ad ogni spesa.
Abbiamo collezionato quantità di mai-più-senza (micro lenti d'ingrandimento, diverse automobiline, cuccioli di dinosauro, persino Elly ma non Manny, animaletti di ogni foggia e colore, gomme per cancellare) ma Sid il Bradipo non c'era verso.
Poi, all'improvviso, ieri sera... la creaturina è comparsa. Beh, che emozione!, eccolo qua: godetevelo in tutto il suo splendore perché adesso Sid il Bradipo è MIO.
E, mi raccomando, Sid si pronuncia sHid, con quell'acca che si arrotola tra la lingua e il palato, sibilando breve a denti stretti, e con quante più goccioline di saliva possibile. Semplice, no?
Non saprei distinguere un componente del popolo dei deambulanti da uno del popolo dei pillobrillanti. Sono giuste le definizioni dei popoli, vero?
I cuccioli cercamici, diciamoci la verità, sono piuttosto odiosetti: tutti così tenerini tenerini, piccini piccini, buoni buoni mi fanno venire in testa pensieri che non posso condividere con nessuno...
Le carte di dragonball sono una vera iattura: la complessità dei livelli di gioco richiederebbe un manuale d'un migliaio di paginette (un amico della donna grande mi ha fatto intuire che il manualetto esisterebbe; gli ho risposto “guai a te se salta fuori”! Ha ricambiato con uno sguardo pieno di superiorità).
L'uomo piccolo insiste a voler giocare con me ogni tanto: finiamo per fare delle tristissime partite con le regole della briscola. E il risultato è, semplicemente, che vince chi comincia per primo: non avendo regole che ci guidino, chi comincia prima, finisce le carte prima. E vince...
Le winx. Basta la parola.
Invece, di questo essere qui, non posso fare a meno.
Una nota ditta, sappiamo tutti quale, ha infilato i personaggi di L'era glaciale 3 tra le sue sorprese. Tra questi c'era anche lui.
Ebbene la caccia è stata lunga, mi hanno visto al supermercato infilare nel carrello decine, giuro!, di confezioni malefiche di cioccolato terrificante. Più e più volte, ad ogni spesa.
Abbiamo collezionato quantità di mai-più-senza (micro lenti d'ingrandimento, diverse automobiline, cuccioli di dinosauro, persino Elly ma non Manny, animaletti di ogni foggia e colore, gomme per cancellare) ma Sid il Bradipo non c'era verso.
Poi, all'improvviso, ieri sera... la creaturina è comparsa. Beh, che emozione!, eccolo qua: godetevelo in tutto il suo splendore perché adesso Sid il Bradipo è MIO.
E, mi raccomando, Sid si pronuncia sHid, con quell'acca che si arrotola tra la lingua e il palato, sibilando breve a denti stretti, e con quante più goccioline di saliva possibile. Semplice, no?
lunedì 25 maggio 2009
Aspettative
Restare seduti dietro al monitor è di grande comodità: puoi stare con la t-shirt più slabbrata che tu abbia mai avuto e con la barba lunga.
Nessuno ti vede.
Conversi, scherzi, parli di te, leggi gli altri. Scambi.
Le leggende metropolitane, e lo stesso giardigno con mirabile effetto, raccontano di terribili delusioni che si patirebbero a passare dal virtuale al reale. Dalla t-shirt slabbrata all'abbracciarsi, nel riconoscersi.
Dopo mesi in rete si creano delle aspettative sulle persone che hai conosciuto.
Il dubbio, la paura di non essere all'altezza (di chissà che, poi!), boh.
Invece, e per fortuna, le aspettative hanno sempre ragione di esistere.
Saltare il monitor è stata la conferma di aver trovato persone un po' speciali.
Incontrare panzallaria in una pausa e riconoscersi senza mai essersi visti e salutarsi come se ci si fosse lasciati il giorno prima e parlare del “calzino spaiato” e subito una battuta. Parti già a tuo agio, unico maschietto della giornata o quasi...
Guardare Flavia e lasciarsi trasportare dalla grinta che sprigiona nella sua presentazione di The Talking Village. E se pensi alla sua carriera nel marketing delle multinazionali del detersivo e fai i conti di quanto detersivo è riuscita a venderti negli anni! Senza che tu lo sapessi. Ci sarebbe quasi da chiederle un risarcimento...
Ridere di gusto all'ironia tutta empatica di extramamma. Che ha esordito lamentandosi che 10 minuti di speech sarebbero stati un'eternità. E a me è dispiaciuto, invece, quando ha smesso di parlare e i minuti erano volati via.
Incontrare MAQ per le scale e tirarla giù per la borsa (lei non si era accorta di me) soltanto per scambiarsi i libri che ci eravamo promessi su anobii. E più tardi fare due chiacchiere mentre sul palco si alternano panzallaria, wonderland e tutte le altre.
E poi valewanda che da qualche angolo della sala mi ha sbirciato e me lo ha detto solo dopo, in un post (peccato, io proprio non ti ho riconosciuta dal vivo, anche se la tua foto l'avevo vista sul tuo blog); erounabravamamma il cui intervento ho seguito parola per parola ma poi sono dovuto scappare e non ho potuto salutarti: ma il treno in stazione non aspetta!; Jolanda che ringrazio per aver saputo trasformare la mia bonaria (speriamo) invadenza in un invito ufficiale. E le altre.
Persino scambiarsi quattro-parole-quattro nei pochi minuti della mensa, sul rapporto madri/padri, il lavoro, la maternità, ti fa riconoscere tra simili perché le idee tornano, le sensibilità si somigliano. Anche se con alcune, quelle parole e certi discorsi non si erano mai nemmeno accennati. Anzi con qualcuna di loro era proprio la prima volta che ci si trovava.
E menzione d'onore per la signora piattini cinesi (star mediatica del web) che, qualche giorno prima, al telefono, mi aveva messo tranquillo: “vedrai, sembrerà di conoscersi da sempre e poi, più piacevole di tutto, ti rendi conto di aver trovato persone con un'intelligenza viva, con qualcosa di speciale”. Così mi aveva detto.
E in effetti, piattini aveva ragione da vendere: gran bella giornata, sabato al MaM!
Gran belle persone.
Nessuno ti vede.
Conversi, scherzi, parli di te, leggi gli altri. Scambi.
Le leggende metropolitane, e lo stesso giardigno con mirabile effetto, raccontano di terribili delusioni che si patirebbero a passare dal virtuale al reale. Dalla t-shirt slabbrata all'abbracciarsi, nel riconoscersi.
Dopo mesi in rete si creano delle aspettative sulle persone che hai conosciuto.
Il dubbio, la paura di non essere all'altezza (di chissà che, poi!), boh.
Invece, e per fortuna, le aspettative hanno sempre ragione di esistere.
Saltare il monitor è stata la conferma di aver trovato persone un po' speciali.
Incontrare panzallaria in una pausa e riconoscersi senza mai essersi visti e salutarsi come se ci si fosse lasciati il giorno prima e parlare del “calzino spaiato” e subito una battuta. Parti già a tuo agio, unico maschietto della giornata o quasi...
Guardare Flavia e lasciarsi trasportare dalla grinta che sprigiona nella sua presentazione di The Talking Village. E se pensi alla sua carriera nel marketing delle multinazionali del detersivo e fai i conti di quanto detersivo è riuscita a venderti negli anni! Senza che tu lo sapessi. Ci sarebbe quasi da chiederle un risarcimento...
Ridere di gusto all'ironia tutta empatica di extramamma. Che ha esordito lamentandosi che 10 minuti di speech sarebbero stati un'eternità. E a me è dispiaciuto, invece, quando ha smesso di parlare e i minuti erano volati via.
Incontrare MAQ per le scale e tirarla giù per la borsa (lei non si era accorta di me) soltanto per scambiarsi i libri che ci eravamo promessi su anobii. E più tardi fare due chiacchiere mentre sul palco si alternano panzallaria, wonderland e tutte le altre.
E poi valewanda che da qualche angolo della sala mi ha sbirciato e me lo ha detto solo dopo, in un post (peccato, io proprio non ti ho riconosciuta dal vivo, anche se la tua foto l'avevo vista sul tuo blog); erounabravamamma il cui intervento ho seguito parola per parola ma poi sono dovuto scappare e non ho potuto salutarti: ma il treno in stazione non aspetta!; Jolanda che ringrazio per aver saputo trasformare la mia bonaria (speriamo) invadenza in un invito ufficiale. E le altre.
Persino scambiarsi quattro-parole-quattro nei pochi minuti della mensa, sul rapporto madri/padri, il lavoro, la maternità, ti fa riconoscere tra simili perché le idee tornano, le sensibilità si somigliano. Anche se con alcune, quelle parole e certi discorsi non si erano mai nemmeno accennati. Anzi con qualcuna di loro era proprio la prima volta che ci si trovava.
E menzione d'onore per la signora piattini cinesi (star mediatica del web) che, qualche giorno prima, al telefono, mi aveva messo tranquillo: “vedrai, sembrerà di conoscersi da sempre e poi, più piacevole di tutto, ti rendi conto di aver trovato persone con un'intelligenza viva, con qualcosa di speciale”. Così mi aveva detto.
E in effetti, piattini aveva ragione da vendere: gran bella giornata, sabato al MaM!
Gran belle persone.
sabato 23 maggio 2009
10.000 dollari
Oh, sono qui, sono al MaM.
Davvero. In diretta.
Ho già conosciuto piattini cinesi, veremamme, bstevens. Ho anche intravisto panzallaria...
In questo momento stanno parlando di un tizio che, ossessionato da Microsoft, aveva aperto il suo blog per parlare unicamente dei prodotti dell'azienda di Redmond.
Questo tizio operava così: ogni volta che usciva un prodotto Microsoft lo prendeva, lo smontava completamente, lo analizzava, lo rimontava.
Poi, con linguaggio assolutamente competente e professionale recensiva il prodotto. Pare per stroncarlo immancabilmente.
Il tizio è in breve diventato il punto di riferimento di tutti quelli che utilizzano prodotti Microsoft. Col suo blog è arrivato a guadagnare, qualche anno fa, la sommettina di 10.000 dollari il giorno.
...
Stasera, quando torno a casa, smonto l'uomo piccolo e poi ve lo racconto tutto.
Davvero. In diretta.
Ho già conosciuto piattini cinesi, veremamme, bstevens. Ho anche intravisto panzallaria...
In questo momento stanno parlando di un tizio che, ossessionato da Microsoft, aveva aperto il suo blog per parlare unicamente dei prodotti dell'azienda di Redmond.
Questo tizio operava così: ogni volta che usciva un prodotto Microsoft lo prendeva, lo smontava completamente, lo analizzava, lo rimontava.
Poi, con linguaggio assolutamente competente e professionale recensiva il prodotto. Pare per stroncarlo immancabilmente.
Il tizio è in breve diventato il punto di riferimento di tutti quelli che utilizzano prodotti Microsoft. Col suo blog è arrivato a guadagnare, qualche anno fa, la sommettina di 10.000 dollari il giorno.
...
Stasera, quando torno a casa, smonto l'uomo piccolo e poi ve lo racconto tutto.
giovedì 21 maggio 2009
Oasi del libero ascolto
Ma voi lo sapevate che i bisogni dei bambini sono:
- amore incondizionato
- rispetto della propria personalità
- tempo degli adulti
- stabilità emotiva
- tempi e ritmi adeguati a loro
- adulti responsabili
- sostegno alla crescita
- gioco e movimento?
I babbi si documentano, se possono.
L'altra sera, organizzato dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune, si è tenuto un incontro dal titolo "Si fa o non si fa? Quando e come far conoscere le regole".
Il titolo era di quelli da incuriosirsi immediatamente e poi a scuola le insegnanti (a cui l'incontro si rivolgeva in prima istanza) mi avevano parlato benissimo della relatrice, la dott.ssa Patrizia De Padova, docente all'università di Padova.
Io, curioso sempre come una scimmia, non me lo sono fatto ripetere due volte. Mi son precipitato.
Ok l'incontro, ok la relazione, puntuali le slide, buone le spiegazioni e gli approfondimenti.
Il vero coniglio dal cilindro, la rutilante trovata che può (e ci riesce) cambiarvi la vita, spunta come si deve verso la fine della conferenza:
"L'OASI DEL LIBERO ASCOLTO" ta-dah!
In realtà De Padova l'ha definita oasi dell'ascolto pulito ma noi ce la siamo personalizzata così. Ci piaceva di più.
Funziona che tutta la famiglia, meglio se i piccoli già in pigiama (nda), si ritrova accoccolata sul tappeto, sul letto a castello, per terra. Divano? Dove volete voi.
Poco prima di andare a letto. Diciamo cinque minuti.
E ognuno racconta a tutti gli altri due cose, la più bella e la più brutta, della giornata appena trascorsa.
Quando tutti hanno raccontato, bacio della buonanotte e tutta vita per i genitori!
In realtà questo rito quotidiano serve in primo luogo a focalizzare le cose principali della giornata, sia in positivo che in negativo (esorcizziamo parlandone), e soprattutto a creare quella continuità tra la veglia il sonno e il risveglio del mattino dopo che spesso invece non ha luogo se i pargoli vanno a letto in "solitaria", spezzando cioè in maniera troppo brusca il vissuto quotidiano.
Vi sembra roba troppo macchinosa? Oh che palle ogni sera mettersi lì tutti insieme, quello non vuole quell'altro ha da fare?!
Ebbene sappiatelo, si sono creati dei mostri: i pargoli sono letteralmente drogati di oasi del libero ascolto. E' la prima cosa che chiedono, per la sera, non appena mettono piede a casa dopo la scuola. Nemmeno la merenda, vogliono. Per ora non abbiamo perso nemmeno un colpo.
- amore incondizionato
- rispetto della propria personalità
- tempo degli adulti
- stabilità emotiva
- tempi e ritmi adeguati a loro
- adulti responsabili
- sostegno alla crescita
- gioco e movimento?
I babbi si documentano, se possono.
L'altra sera, organizzato dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune, si è tenuto un incontro dal titolo "Si fa o non si fa? Quando e come far conoscere le regole".
Il titolo era di quelli da incuriosirsi immediatamente e poi a scuola le insegnanti (a cui l'incontro si rivolgeva in prima istanza) mi avevano parlato benissimo della relatrice, la dott.ssa Patrizia De Padova, docente all'università di Padova.
Io, curioso sempre come una scimmia, non me lo sono fatto ripetere due volte. Mi son precipitato.
Ok l'incontro, ok la relazione, puntuali le slide, buone le spiegazioni e gli approfondimenti.
Il vero coniglio dal cilindro, la rutilante trovata che può (e ci riesce) cambiarvi la vita, spunta come si deve verso la fine della conferenza:
"L'OASI DEL LIBERO ASCOLTO" ta-dah!
In realtà De Padova l'ha definita oasi dell'ascolto pulito ma noi ce la siamo personalizzata così. Ci piaceva di più.
Funziona che tutta la famiglia, meglio se i piccoli già in pigiama (nda), si ritrova accoccolata sul tappeto, sul letto a castello, per terra. Divano? Dove volete voi.
Poco prima di andare a letto. Diciamo cinque minuti.
E ognuno racconta a tutti gli altri due cose, la più bella e la più brutta, della giornata appena trascorsa.
Quando tutti hanno raccontato, bacio della buonanotte e tutta vita per i genitori!
In realtà questo rito quotidiano serve in primo luogo a focalizzare le cose principali della giornata, sia in positivo che in negativo (esorcizziamo parlandone), e soprattutto a creare quella continuità tra la veglia il sonno e il risveglio del mattino dopo che spesso invece non ha luogo se i pargoli vanno a letto in "solitaria", spezzando cioè in maniera troppo brusca il vissuto quotidiano.
Vi sembra roba troppo macchinosa? Oh che palle ogni sera mettersi lì tutti insieme, quello non vuole quell'altro ha da fare?!
Ebbene sappiatelo, si sono creati dei mostri: i pargoli sono letteralmente drogati di oasi del libero ascolto. E' la prima cosa che chiedono, per la sera, non appena mettono piede a casa dopo la scuola. Nemmeno la merenda, vogliono. Per ora non abbiamo perso nemmeno un colpo.
lunedì 18 maggio 2009
Interpretazioni
I bambini sono impietosi.
Hanno lo sguardo, cinico e lucidissimo, della soggettività.
Mettono in chiaro, con pochi tratti, narrazioni lunghe e complesse che un adulto spiegherebbe con infiniti giri di parole.
Ti mettono a disagio, perché ti fanno specchiare.
Ti catturano l'anima, senza saperlo (o forse sì). E sono perfetti nel farlo.

Pochi anni fa un disegno così non me lo sarei nemmeno sognato. Ma non perché la donna grande (è lei l'autrice) all'epoca non possedeva ancora la tecnica. Perché qualche anno fa il racconto sarebbe stato ben diverso, gli equilibri bilanciati in altro modo, ruoli forme e colori scelti altrimenti.
Ho già parlato troppo: si accettano interpretazioni... libere.
Ah, gli improbabili corsivi, nel disegno, sono miei. Ovviamente.
Hanno lo sguardo, cinico e lucidissimo, della soggettività.
Mettono in chiaro, con pochi tratti, narrazioni lunghe e complesse che un adulto spiegherebbe con infiniti giri di parole.
Ti mettono a disagio, perché ti fanno specchiare.
Ti catturano l'anima, senza saperlo (o forse sì). E sono perfetti nel farlo.
Pochi anni fa un disegno così non me lo sarei nemmeno sognato. Ma non perché la donna grande (è lei l'autrice) all'epoca non possedeva ancora la tecnica. Perché qualche anno fa il racconto sarebbe stato ben diverso, gli equilibri bilanciati in altro modo, ruoli forme e colori scelti altrimenti.
Ho già parlato troppo: si accettano interpretazioni... libere.
Ah, gli improbabili corsivi, nel disegno, sono miei. Ovviamente.
domenica 17 maggio 2009
Leggerezza
Venerdì giornata a Torino, Fiera del Libro.
Ho passato il tempo a fare quello che si fa di solito in queste situazioni. Niente di rilevante.
Allora la mia attenzione, come al solito, è stata catturata da quei piccoli segni da entomologo. Ed ho seguito con lo sguardo.
Nello stand di un importante editore, ad un certo punto, ho individuato un'autrice che si pavoneggiava a metà tra l'undestatement e il condurre un paio di persone (dalla confidenza degli atteggiamenti doveva trattarsi di conoscenti) tra gli scaffali dello stand.
Un po' come se fosse a casa sua.
Qualche gesto di circostanza, molta presenza di sé.
Come se quella fosse la sua aria, il suo elemento naturale.
Eh, diamine.
Il problema è però che i suoi due libretti usciti presso il grande editore ipercólto (il secondo da pochissimi giorni) sono alquanto insipidi. Le sue storie, che vorrebbero essere leggiadre e leggere (ah, povero Calvino!), sono insipienti, inutili, veramente poco ma poco significative. E nemmeno un esercizio di stile.
Conosco entrambi i libri, li ho letti: se il primo, almeno, aveva una parvenza di ironia, il secondo è davvero insignificante.
Eppure ci si pavoneggia.
Eppure si gongola.
Eppure: ma volete mettere quanto è figo essere autori di Adelphi!?
Ho passato il tempo a fare quello che si fa di solito in queste situazioni. Niente di rilevante.
Allora la mia attenzione, come al solito, è stata catturata da quei piccoli segni da entomologo. Ed ho seguito con lo sguardo.
Nello stand di un importante editore, ad un certo punto, ho individuato un'autrice che si pavoneggiava a metà tra l'undestatement e il condurre un paio di persone (dalla confidenza degli atteggiamenti doveva trattarsi di conoscenti) tra gli scaffali dello stand.
Un po' come se fosse a casa sua.
Qualche gesto di circostanza, molta presenza di sé.
Come se quella fosse la sua aria, il suo elemento naturale.
Eh, diamine.
Il problema è però che i suoi due libretti usciti presso il grande editore ipercólto (il secondo da pochissimi giorni) sono alquanto insipidi. Le sue storie, che vorrebbero essere leggiadre e leggere (ah, povero Calvino!), sono insipienti, inutili, veramente poco ma poco significative. E nemmeno un esercizio di stile.
Conosco entrambi i libri, li ho letti: se il primo, almeno, aveva una parvenza di ironia, il secondo è davvero insignificante.
Eppure ci si pavoneggia.
Eppure si gongola.
Eppure: ma volete mettere quanto è figo essere autori di Adelphi!?
martedì 12 maggio 2009
MamChe?!
Beh? Che c'è di strano?!
Sì, lo so.
Ce l'ho messo io il logo del Mam, "io parlo", qui accanto. E allora?!
E sono loro che sono autoreferenziali, il loro universo è monocellulare: "le mamme" e nient'altro, parlano solo al femminile: l'ho già raccontato altrove.
E' che non me la sentivo di lasciarle sole, poi chissà cosa si dicono, senza nessuno di noi che le ascolta. Son capaci di cose terribili, 'ste qua.
Certo, ho dovuto camuffarmi proprio per bene, farò persino un intervento. Forse.
Vado là, dò una controllatina, tanto per tenerle d'occhio. Che la situazione non ci scappi di mano.
(...)
Però, non vorrete mica faccia tutto io!: forza babbi (blogger e non solo), venite a darmi una mano. Daiii!
(Ci vediamo a Milano, CARI. Sabato 23).
Torno serio: ringrazio Jolanda che, commentando il post di cui dicevo poche righe fa, mi ha invitato a partecipare. Ho fatto un po' di scena, ho risposto solo dopo un paio di giorni. Ma non potevo (e non volevo) proprio rifiutare. Dire che mi fa piacere partecipare è appena un eufemismo.
Sì, lo so.
Ce l'ho messo io il logo del Mam, "io parlo", qui accanto. E allora?!
E sono loro che sono autoreferenziali, il loro universo è monocellulare: "le mamme" e nient'altro, parlano solo al femminile: l'ho già raccontato altrove.
E' che non me la sentivo di lasciarle sole, poi chissà cosa si dicono, senza nessuno di noi che le ascolta. Son capaci di cose terribili, 'ste qua.
Certo, ho dovuto camuffarmi proprio per bene, farò persino un intervento. Forse.
Vado là, dò una controllatina, tanto per tenerle d'occhio. Che la situazione non ci scappi di mano.
(...)
Però, non vorrete mica faccia tutto io!: forza babbi (blogger e non solo), venite a darmi una mano. Daiii!
(Ci vediamo a Milano, CARI. Sabato 23).
Torno serio: ringrazio Jolanda che, commentando il post di cui dicevo poche righe fa, mi ha invitato a partecipare. Ho fatto un po' di scena, ho risposto solo dopo un paio di giorni. Ma non potevo (e non volevo) proprio rifiutare. Dire che mi fa piacere partecipare è appena un eufemismo.
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