Stamattina m'è capitata tra le mani una copia di Le Monde: guardarsi attorno fa sempre bene, allarga gli orizzonti.
Vedersi poi con gli occhi degli altri aiuta a capire meglio tante cose.
Quel che racconto campeggiava già nella manchette di prima pagina, l'articolo era a pagina 3, praticamente l'argomento del giorno. Non essendo ancora in rete ne traduco le parti che ritengo più significative. Mi scuso per l'approssimazione.
Titolo: "Il Vaticano invade l'Italia". Tanto per cominciare.
"La Chiesa non molla. 'Eluana Englaro è stata uccisa', scrive Avvenire, il quotidiano della CEI, martedì 10 febbraio, all'indomani della morte della donna che era in coma da 17 anni. 'Eluana non è morta di morte naturale, è stata assassinata', ha dichiarato il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sul quotidiano Libero. 'Uccisa?' E da chi?(...)".
"Raramente la Chiesa e lo Stato italiano avevano dimostrato di essere tanto d'accordo. Strumentalizzata, ridotta alla dimensione di una disputa tra i 'partigiani della vita' - i cattolici - e i 'partigiani della morte' - i laici -, la controversia ha permesso alla Chiesa italiana e al Vaticano di mostrare i muscoli. 'La legge di Dio è superiore a quella degli uomini', ha persino tuonato l'Arcivescovo di Torino, senza che nessuno del governo si sia turbato. Ottant'anni dopo il concordato, l'Italia rimane sotto la costante influenza del più piccolo Stato del mondo? (...)".
"Dopo la fine della DC nel 1992 (...) si sarebbe potuto pensare che la Chiesa avrebbe perso la sua influenza. Ma, malgrado il papa non sia più italiano dal 1978, la Penisola resta il 'giardino' del Vaticano, il paese nel quale ha posto la sua linea del fronte (...)".
"'La Chiesa è praticamente l'unica istituzione ad essere uscita quasi indenne dal periodo fascista', spiega Jean-Dominique Durand, docente di storia a Lione-III, che è appena stato nominato 'consultore' presso il pontificio consiglio della cultura. 'Il vescovo resta il difensore della città. Egli ha l'autorità e, secondo lui, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico (...)".
Ora, immagino nessuno possa negare che Le Monde sia un pacato e autorevolissimo giornale: il fatto che sia così drammaticamente sferzante nei nostri confronti potrebbe farci riflettere. Del baratro in cui siamo finiti e dentro il quale l'Europa e il mondo ci spernacchiano.
Ma perchè noi italiani siamo tanto preoccupati di quello che pensano "gli altri" di noi? E' un diffuso costume nazionae quello di prestare molta, troppa attenzione a "ma cosa pensano di noi...?" Io credo che nessun francese avrebbe avvertito con tanto allarme un articolo come quello che citi se fosse stato su una questione francese, pubblicato su Repubblica.
RispondiEliminaSiamo un popolo che soffre di un costante complesso di inferiorità, è fin troppo evidente. Cerchiamo sempre una conferma e quasi un continuo benestare alla nostra esistenza in Europa.
Mi preoccuperei meno di ciò che pensano un francese, un tedesco ed un inglese. Di problemi ne abbiamo e ce li dobbiamo risolvere noi, a prescindere da quanto sembreremo "buoni" o "cattivi" ai nostri concittadini continentali.
Silvia, secondo me non è questione di preoccuparci di fare bella o cattiva figura all'estero,ma, appunto, di allargare lo sguardo.
RispondiEliminaIn Italia, sulle questioni cosiddette "etiche", il paese reale è sempre stato più avanti della politica. È stato così sul divorzio, sull'aborto, sembra essere così, almeno a quanto appare dai pur contestabilissimi sondaggi, sul fine-vita. Eppure la politica fa fatica a interpretare il volere del popolo, e a legiferare di conseguenza. Quattro parlamentari teodem del PD tengono in scacco l'intero partito, tutti tuonano sulla cosiddetta cultura della vita.
E questo perchè? Perché il Vaticano ci ha invasi, è proprio vero...
E questo lercio scambio di favori fra Vaticano e potere avviene ogni giorno, e mi fa ogni giorno più schifo.
E ben venga se lo dice anche Le Monde!
E non è solo Le Monde a spernacchiarci dall'estero. E non è solo su questa vicenda.
RispondiEliminaLà, fuori dai confini nazionali, c'è un mondo. C'è il mondo.
Il nostro problema è proprio che dovremmo finalmente protare quel mondo dentro, piuttosto che preoccuparci di quello che pensano di noi i "paesi civili".
RispondiElimina@silvia quel mondo non lo trasportiamo dentro così, solo appunto spostandolo. quel tipo di mondo, con atteggiamenti etici di un certo tipo, con un sentimento di cittadinanza, di una visione delle cose e dello stare insieme dentro una società, è una cosa che si può fare solo da dentro. guardare cosa e come fanno gli altri è per me esempio, per imparare qualcosa e per credere che se ci sono riusciti loro prima o poi potremmo farlo anche noi. la storia della nostra società, purtroppo, dimostra il contrario: siamo una società che nel corso degli ultimi settant'anni imbarbarisce sempre più. poi possiamo chiederci perché e magari anche darci una risposta guardando quale sia la nostra classe dirigente e politica. ma a sua volta la classe dirigente è figlia del paese reale. ciao.
RispondiEliminaSono veramente sconfortata, perchè ho l'impressione che molte battaglie culturali nostrane debbano sempre scontrarsi con il dna italico conservatore. Dico conservatore dello status quo prima che papista. Siamo conservatori in tutto, abbiamo paura del cambiamento, della novità, del rischio. E questo ricade su qualsiasi aspetto della vita sociale e politica. Berlusconi e gli eterni indecisi del PD sono tutti noi, allo stesso livello. Dalla mia faccio battaglie di retroguardia anticlericali, del tipo non aver fatto religione al liceo e non battezzare i figli. Ma sai che roba.
RispondiEliminaE' stata dura ma su questa questione mi sono imposta di non leggere i giornali inglesi... per non demoralizzarmi...
RispondiElimina@M di MS: nel recente movimento sulla scuola, ho imparato una lezione fondamentale: ci vuole coraggio e la forza (soprattutto mentale) e l'entusiasmo di uscir di casa la sera! Il resto un po' alla volta accade. E' sacrosanto che siamo conservatori ma, e parlo per me, i primi ad esserlo siamo noi stessi che cmq viviamo in questo contesto.
RispondiElimina@rape': ah ti capisco, come ti capisco!!!!!!!!!!
E' triste dobbiamo quasi dare ragione a Carlà quando diceva che oramai si vergognava di essere italiana. Crediamo di aver toccato il fondo ma hanno senz'altro pronti altri scherzetti e non solo perchè è Carnevale!
RispondiElimina