Disclaimer. L'uomo piccolo non beve, non fuma, non fa uso di alcun tipo di sostanza psicotropa, non ha mai dato segni di squilibrio mentale. Il suo sviluppo psicofisico è ritenuto del tutto normale dal suo, peraltro ottimo, pediatra.
Dopo più di tre ore dall'accaduto, io e la profe ci stiamo ancora chiedendo se quello che ci ha raccontato stasera sia capitato davvero oppure se siamo noi due ad avere qualche problemino.
Durante la cena l'uomo piccolo si è prodotto in uno dei suoi monologhi più esilaranti, qualcosa che non aveva precedenti per complessità, trama, personaggi, loquacità. Era persino sobrio, nel raccontare.
Lui e il suo complice... ooopps il suo amichetto del cuore, hanno dato vita ad una rockband, dove l'uomo piccolo suona la batteria (la BATTERIA...) e il suo complice... ooopps il suo amichetto del cuore, invece la chitarra. Immediatamente si è reso conto che un duo siffatto non era all'altezza per cui ha aggiunto alla band una serie di altri elementi. In pochi secondi il gruppo rock si è trasformato in un'accozzaglia di gente che suona gli strumenti più disparati ed eterogenei: il flauto, il pianoforte, i tamburi (la BATTERIA evidentemente non è stata ritenuta sufficiente), i piatti, il violino. I Rock Duck, così si chiama il gruppo, ha già qualche fan tra le mamme della classe e, naturalmente (potete immaginarlo!), tra le insegnanti.
Più di tutte, però, sembrano essere interessate alle nostre rockstar una serie di ragazzine seienni che sono in prima elementare: praticamente delle anziane, rispetto ai nostri frequentatori di materna. Caratteristica saliente delle giovani groupie sembra essere quella di voler riempire di baci i suddetti musicisti. Questi invece, del tutto disinteressati all'argomento, cercano di sfuggire all'assedio. Le spasimanti sono già state ribattezzate, non senza disprezzo, la banda delle Sbaciucchione.
I due fondatori dei Rock Duck, uomo piccolo e il suo complice... ooopps il suo amichetto del cuore, hanno già dichiarato che vorrebbero sposarsi tra di loro. Quando gli è stato fatto notare che questo è possibile soltanto in un posto che si chiama Spagna, i due hanno dichiarato che andranno là a sposarsi. Tengono a precisare che però non si abbracceranno mai perché altrimenti nascerebbe un bambino e, loro, figli non ne vogliono. E' anche per questo che hanno deciso di respingere le Sbaciucchione, per non rischiare paternità nemmeno con loro: anzi, già che ci sono, si sono messi contro e le combattono.
Ad oggi non si è capito chi stia vincendo la battaglia. I Rock Duck proseguono per la loro strada, le Sbaciucchione non mollano.
Allora, condividete la nostra stessa inquietudine, soprattutto per i risvolti della trama, o pensate che stiamo esagerando? E perché?!
lunedì 23 febbraio 2009
domenica 22 febbraio 2009
Campagna
Da qualche anno frequento le terre emiliane, per affetto. Sfatando alla grande il luogo comune che i parenti, per di più acquisiti, siano sempre serpenti: la zia Ross ci vizia col suo panettone ripieno (ebbene sì, anche a carnevale, basta essere previdenti!); lo zio Vince ci riempie di leccornie pret-a-porter (tocchi di grana da chili, salumi straordinari).
La trovo una terra civilissima, fatta di persone civilissime. Persino quel suo ostentato benessere (ché viene dalla campagna, dalla fatica della terra) è fatto di schietta buona educazione e di grande signorilità. Praticamente in chiunque, in città come in campagna.
E da qualche anno, abbiamo trovato lassù anche il nostro carnevale (cosa che qui in Toscana ancora non ci è toccata): una festa fatta in casa, con buffi carri tirati da trattori. Una festa sponsorizzata dalla locale Croce Verde, oppure dalla sezione dell'Aido, oppure dall'azienda locale che produce, e vorrei vedere, tortellini o mortadella. Mica come quei carnevali da mondovisione dove a farla da padrone sono le multinazionali del cioccolato o del latte in polvere (che poi mandano avariato in Africa...)!: questa è una festa campagnola e popolare, autentica perché fatta per le (e con le) persone, dove ancora ci sono bambini e coriandoli, mamme di "zigomo forte e fianchi un po' larghi" vestite da damine settecentesche, babbi inguardabili addobbati da donna, bambini con in testa un elmo di batman fatto di cartoncino bristol e fantasia. Bambine con le gamberelle secche a cui basta una calzamaglia nera e un paio d'alucce in tulle e fil di ferro per diventare farfalle.
Insomma una festa semplicissima, vera, un po' caciarona. Mai sguaiata, però, forse proprio perché nessuno ha nulla da dimostrare: non c'è il carro più ganzo da premiare, non c'è la tv ad invadere (al massimo quel signore che si sgola nel microfono su un palco precario), non ci sono né lotterie, né ricchi premi, né cotillon (al massimo dai carri vola qualche pacchetto di mortadella e tortellini, appunto). E senza nulla da dimostrare, vanno avanti da 40 anni, dal 1969, col loro carnevale dei ragazzi.
C'è soltanto una grande allegria, un paese intero che partecipa, una parentesi di carta colorata, delle grandi risate, una in faccia all'altra.
I pargoli, poi, sono entusiasti: possono saltellare qua e là, liberamente, senza alcuna paura di finire inghiottiti da una folla rincretinita dal volgare, senza il timore di avere un costume non all'altezza. Insomma, senza ansie da prestazione. Che non è poco. In campagna, la più civile che io conosca. Persino a carnevale!
La trovo una terra civilissima, fatta di persone civilissime. Persino quel suo ostentato benessere (ché viene dalla campagna, dalla fatica della terra) è fatto di schietta buona educazione e di grande signorilità. Praticamente in chiunque, in città come in campagna.
E da qualche anno, abbiamo trovato lassù anche il nostro carnevale (cosa che qui in Toscana ancora non ci è toccata): una festa fatta in casa, con buffi carri tirati da trattori. Una festa sponsorizzata dalla locale Croce Verde, oppure dalla sezione dell'Aido, oppure dall'azienda locale che produce, e vorrei vedere, tortellini o mortadella. Mica come quei carnevali da mondovisione dove a farla da padrone sono le multinazionali del cioccolato o del latte in polvere (che poi mandano avariato in Africa...)!: questa è una festa campagnola e popolare, autentica perché fatta per le (e con le) persone, dove ancora ci sono bambini e coriandoli, mamme di "zigomo forte e fianchi un po' larghi" vestite da damine settecentesche, babbi inguardabili addobbati da donna, bambini con in testa un elmo di batman fatto di cartoncino bristol e fantasia. Bambine con le gamberelle secche a cui basta una calzamaglia nera e un paio d'alucce in tulle e fil di ferro per diventare farfalle.
Insomma una festa semplicissima, vera, un po' caciarona. Mai sguaiata, però, forse proprio perché nessuno ha nulla da dimostrare: non c'è il carro più ganzo da premiare, non c'è la tv ad invadere (al massimo quel signore che si sgola nel microfono su un palco precario), non ci sono né lotterie, né ricchi premi, né cotillon (al massimo dai carri vola qualche pacchetto di mortadella e tortellini, appunto). E senza nulla da dimostrare, vanno avanti da 40 anni, dal 1969, col loro carnevale dei ragazzi.
C'è soltanto una grande allegria, un paese intero che partecipa, una parentesi di carta colorata, delle grandi risate, una in faccia all'altra.
I pargoli, poi, sono entusiasti: possono saltellare qua e là, liberamente, senza alcuna paura di finire inghiottiti da una folla rincretinita dal volgare, senza il timore di avere un costume non all'altezza. Insomma, senza ansie da prestazione. Che non è poco. In campagna, la più civile che io conosca. Persino a carnevale!
sabato 21 febbraio 2009
Mamma
Torna da scuola, oggi, la profe un po' mogia. Sarà mica accaduto qualcosa? No, eh?! Sondo.
- Ciao...
- Umpf...
- Mmmhh.
- No, è che...
(contemporaneamente) - Vuoi che... - Dai sputa il ro...
- Ecco , appunto ti racconto.
- ...Sì?
- Ma no, niente di grave.
Niente?
- Insomma c'è questa ragazzina, no?
- Eh.
- Quella carina, simpatica che però combina un monte di casini. Ti ricordi che prima di natale aveva avuto quel problema (...)?
- Certo, era preoccupata per quella storia (...). E allora?
- No, è che oggi, a ricreazione, a un certo punto mi viene incontro.
- E...?
- Si avvicina, tutta sorridente eh, e mi fa: “Senta profè, la posso chiamare mamma”?
Il mega-ego vacilla. L'autorevolezza istituzionale, invece, crolla.
- Ciao...
- Umpf...
- Mmmhh.
- No, è che...
(contemporaneamente) - Vuoi che... - Dai sputa il ro...
- Ecco , appunto ti racconto.
- ...Sì?
- Ma no, niente di grave.
Niente?
- Insomma c'è questa ragazzina, no?
- Eh.
- Quella carina, simpatica che però combina un monte di casini. Ti ricordi che prima di natale aveva avuto quel problema (...)?
- Certo, era preoccupata per quella storia (...). E allora?
- No, è che oggi, a ricreazione, a un certo punto mi viene incontro.
- E...?
- Si avvicina, tutta sorridente eh, e mi fa: “Senta profè, la posso chiamare mamma”?
Il mega-ego vacilla. L'autorevolezza istituzionale, invece, crolla.
giovedì 19 febbraio 2009
L'ottimismo della volontà
Tossiva da due giorni.
Una tossettina secca, stizzosa. Qualcuno, al semaforo persino, ce l'aveva già fatto notare: "Che, sono le prove generali?!".
"Si faccia i fatti suoi, il figliolo è mio" e tocco ferro.
L'uomo piccolo tossisce e tossisce. Lo tocco sulla fronte: no, non è caldo. Non troppo almeno... (E poi non è che io sia proprio attendibile, sulla misurazione manuale della temperatura: anni fa, alla profe che mi chiedeva di sentirle la fronte, appunto, risposi "ma no che non ce l'hai, la febbre!". Aveva trentanove e mezzo)...
Tossiva da due giorni eppure arriviamo a scuola e lo mollo nelle amorevoli mani dell'insegnante E.
Passa un'oretta, sì e no. Drrriiiinnnnnnn
"Pronto, desian? Sono E".
E.? Ma che strano!... Tossiva soltanto da due giorni...
"Stai tranquillo non è successo niente. E' solo che l'uomo piccolo non ha fatto altro che tossire da stamani e ora ha 37 e 2 ed è mogio mogio. Se vuoi io te lo tengo ancora a scuola ma forse, se lo vieni a prendere...".
Perchééééé?!?!?! In fondo tossisce mica rantola: "Oh certo, povero piccolo, l'avevo visto che tossiva da un paio di giorni. Dammi un'ora e arrivo. Grazie E. eh".
Troppo ottimismo o troppa volontà?
In effetti non stava così male ma mogio era mogio. Persino il suo complice.... oooppps volevo dire il suo amichetto del cuore lo guardava stupito e non lo riconosceva, così poco "tonico".
Una tossettina secca, stizzosa. Qualcuno, al semaforo persino, ce l'aveva già fatto notare: "Che, sono le prove generali?!".
"Si faccia i fatti suoi, il figliolo è mio" e tocco ferro.
L'uomo piccolo tossisce e tossisce. Lo tocco sulla fronte: no, non è caldo. Non troppo almeno... (E poi non è che io sia proprio attendibile, sulla misurazione manuale della temperatura: anni fa, alla profe che mi chiedeva di sentirle la fronte, appunto, risposi "ma no che non ce l'hai, la febbre!". Aveva trentanove e mezzo)...
Tossiva da due giorni eppure arriviamo a scuola e lo mollo nelle amorevoli mani dell'insegnante E.
Passa un'oretta, sì e no. Drrriiiinnnnnnn
"Pronto, desian? Sono E".
E.? Ma che strano!... Tossiva soltanto da due giorni...
"Stai tranquillo non è successo niente. E' solo che l'uomo piccolo non ha fatto altro che tossire da stamani e ora ha 37 e 2 ed è mogio mogio. Se vuoi io te lo tengo ancora a scuola ma forse, se lo vieni a prendere...".
Perchééééé?!?!?! In fondo tossisce mica rantola: "Oh certo, povero piccolo, l'avevo visto che tossiva da un paio di giorni. Dammi un'ora e arrivo. Grazie E. eh".
Troppo ottimismo o troppa volontà?
In effetti non stava così male ma mogio era mogio. Persino il suo complice.... oooppps volevo dire il suo amichetto del cuore lo guardava stupito e non lo riconosceva, così poco "tonico".
domenica 15 febbraio 2009
Domenica da (involontari) vampiri
Dopo il lungo inverno piovoso (almeno da queste parti...), oggi finalmente ci siamo potuti concedere la prima gita fuori porta. Abbiamo passato la serata di ieri a cercare una meta che ci piacesse e una volta deciso, abbiamo focalizzato: Volterra, dove mangiare (chissà perché è sempre il primo pensiero!) una volta là, che strada fare, cosa vedere.
Stamattina il tempo era meraviglioso, i pargoli elettrizzati, gli adulti tranquilli e ben disposti. Pronti, attenti, via: si parte. Attraversiamo i panorami del Chianti e, pur se uno ci è ormai abituato, ogni volta ci facciamo cogliere dalla stessa bellezza mozzafiato e dalla stessa sorpresa. La volterrana poi è uno strepitoso andare che già da solo vale l'intero viaggio, e la giornata: su quei colli rotondi e morbidi come fianchi l'occhio si perde tra valli e crete, sull'orizzonte lucente. Che a guardar bene, tra le pieghe dei colli laggiù, si intravedono persino i soffioni di Larderello. Insomma, uno spettacolo.
Un qual certo velo di poesia cominciava a stendersi sul nostro viaggetto...
Una volta a destinazione, la prima meta è quella classica e centralissima: la piazza dei Priori, uno spazio irregolare ma tipicamente toscano che ricorda, almeno a me, la calda accoglienza di un'altra piazza magica, il Campo a Siena.
Comincio a guardarmi attorno, stupito da questa prima volta (ebbene sì, non avevo mai visitato Volterra!), mi giro attorno, alzo il naso all'insù per cogliere torri e cornicioni, misuro con lo sguardo le prospettive e all'improvviso, poc!, qualcosa colpisce la mia attenzione.
Guardo meglio, è una vetrina. Guardo ancora meglio: lo so (io le frequento per mestiere!) che lì non "deve" esserci una libreria... eppure la vetrina non lascia dubbi: un paio di totem pubblicitari. Oh no!, è lei, è la Stephenie Meyer. E poi, ci sono tutti i suoi libri in quella vetrina: Twilight, New Moon, Eclipse, Breaking Dawn. Ma che succede, sono impazzito, vedo libri e librerie dappertutto, anche dove non dovrebbero esserci? Infatti, è la sede dell' ufficio turistico, questa, non una libreria!
Ok.
Pausa.
Lascio di stucco la famiglia, mi precipito dentro.
"Buongiorno, scusi, ma come mai avete tutto questo ambaradan in vetrina? Il totem pubblicitario della Meyer, i suoi libri, ma che succede? Dove sono capitato?!".
L'impiegata, una gentilissima e paziente ragazza (peraltro di origini austriache che parla un dolcissimo italiano e che spiega a noi "indigeni" come funzionano in Italia gli orari di apertura dei musei - naturalmente il museo che volevamo era chiuso, in una domenica pomeriggio stracolma di turisti...), non si scompone neanche un po', mi tranquillizza e mi spiega l'arcano. Uno dei libri della Meyer è ambientato in parte a Volterra e i volturi (o vulturi), se ho ben capito una particolare razza di vampiri, nascono quasi casualmente nella mente dell'autrice che poi si accorge dell'assonanza, scandagliando la Toscana con Google Earth, e decide di sposare le due cose, vulturi e Volterra.
Insomma a maggio, forse, iniziano le riprese del film proprio a Volterra. Son tutti eccitati, qui, ed hanno pensato bene di dedicare la vetrina dell'ufficio turistico alla loro più importante promoter. Diamogli torto!
Resta il fatto che: il povero desian (che frequentando librerie per lavoro avrebbe dovuto sapere) è cascato letteralmente dalle nuvole e ha imparato qualcosa di nuovo sul suo mestiere; se uno pensava di passare una domenica tra gli antichi vicoli di una cittadina misteriosa per storici motivi (gli etruschi soprattutto, ma anche migliaia di anni di storia, vicende legate ai templari, ecc) si è invece ritrovato nella capitale mondiale del vampirismo modernissimo e up-to-date.
Certo, qualcuna di voi, efficientissime mamme blogger, poteva anche avvisarmi visto che ho scoperto che il fenomeno Meyer non riguarda soltanto le ragazzine-ine ma anche le ragazze sopra i 40!
Ah, per finire. La giovane impiegata ha avuto il buon gusto (oltre che l'ironia) di mettermi al corrente delle sue statistiche: nella giornata di oggi, più della metà delle persone che son passate di lì, lo hanno fatto richiamate dalla Meyer e dal suo romanzo.
E noi che pensavamo alle balze di tufo, alla Deposizione di Rosso Fiorentino e, al massimo, a Ritratto di donna velata. Si vede che non siamo più quelli di una volta!
giovedì 12 febbraio 2009
Invasori
Stamattina m'è capitata tra le mani una copia di Le Monde: guardarsi attorno fa sempre bene, allarga gli orizzonti.
Vedersi poi con gli occhi degli altri aiuta a capire meglio tante cose.
Quel che racconto campeggiava già nella manchette di prima pagina, l'articolo era a pagina 3, praticamente l'argomento del giorno. Non essendo ancora in rete ne traduco le parti che ritengo più significative. Mi scuso per l'approssimazione.
Titolo: "Il Vaticano invade l'Italia". Tanto per cominciare.
"La Chiesa non molla. 'Eluana Englaro è stata uccisa', scrive Avvenire, il quotidiano della CEI, martedì 10 febbraio, all'indomani della morte della donna che era in coma da 17 anni. 'Eluana non è morta di morte naturale, è stata assassinata', ha dichiarato il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sul quotidiano Libero. 'Uccisa?' E da chi?(...)".
"Raramente la Chiesa e lo Stato italiano avevano dimostrato di essere tanto d'accordo. Strumentalizzata, ridotta alla dimensione di una disputa tra i 'partigiani della vita' - i cattolici - e i 'partigiani della morte' - i laici -, la controversia ha permesso alla Chiesa italiana e al Vaticano di mostrare i muscoli. 'La legge di Dio è superiore a quella degli uomini', ha persino tuonato l'Arcivescovo di Torino, senza che nessuno del governo si sia turbato. Ottant'anni dopo il concordato, l'Italia rimane sotto la costante influenza del più piccolo Stato del mondo? (...)".
"Dopo la fine della DC nel 1992 (...) si sarebbe potuto pensare che la Chiesa avrebbe perso la sua influenza. Ma, malgrado il papa non sia più italiano dal 1978, la Penisola resta il 'giardino' del Vaticano, il paese nel quale ha posto la sua linea del fronte (...)".
"'La Chiesa è praticamente l'unica istituzione ad essere uscita quasi indenne dal periodo fascista', spiega Jean-Dominique Durand, docente di storia a Lione-III, che è appena stato nominato 'consultore' presso il pontificio consiglio della cultura. 'Il vescovo resta il difensore della città. Egli ha l'autorità e, secondo lui, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico (...)".
Ora, immagino nessuno possa negare che Le Monde sia un pacato e autorevolissimo giornale: il fatto che sia così drammaticamente sferzante nei nostri confronti potrebbe farci riflettere. Del baratro in cui siamo finiti e dentro il quale l'Europa e il mondo ci spernacchiano.
Vedersi poi con gli occhi degli altri aiuta a capire meglio tante cose.
Quel che racconto campeggiava già nella manchette di prima pagina, l'articolo era a pagina 3, praticamente l'argomento del giorno. Non essendo ancora in rete ne traduco le parti che ritengo più significative. Mi scuso per l'approssimazione.
Titolo: "Il Vaticano invade l'Italia". Tanto per cominciare.
"La Chiesa non molla. 'Eluana Englaro è stata uccisa', scrive Avvenire, il quotidiano della CEI, martedì 10 febbraio, all'indomani della morte della donna che era in coma da 17 anni. 'Eluana non è morta di morte naturale, è stata assassinata', ha dichiarato il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sul quotidiano Libero. 'Uccisa?' E da chi?(...)".
"Raramente la Chiesa e lo Stato italiano avevano dimostrato di essere tanto d'accordo. Strumentalizzata, ridotta alla dimensione di una disputa tra i 'partigiani della vita' - i cattolici - e i 'partigiani della morte' - i laici -, la controversia ha permesso alla Chiesa italiana e al Vaticano di mostrare i muscoli. 'La legge di Dio è superiore a quella degli uomini', ha persino tuonato l'Arcivescovo di Torino, senza che nessuno del governo si sia turbato. Ottant'anni dopo il concordato, l'Italia rimane sotto la costante influenza del più piccolo Stato del mondo? (...)".
"Dopo la fine della DC nel 1992 (...) si sarebbe potuto pensare che la Chiesa avrebbe perso la sua influenza. Ma, malgrado il papa non sia più italiano dal 1978, la Penisola resta il 'giardino' del Vaticano, il paese nel quale ha posto la sua linea del fronte (...)".
"'La Chiesa è praticamente l'unica istituzione ad essere uscita quasi indenne dal periodo fascista', spiega Jean-Dominique Durand, docente di storia a Lione-III, che è appena stato nominato 'consultore' presso il pontificio consiglio della cultura. 'Il vescovo resta il difensore della città. Egli ha l'autorità e, secondo lui, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico (...)".
Ora, immagino nessuno possa negare che Le Monde sia un pacato e autorevolissimo giornale: il fatto che sia così drammaticamente sferzante nei nostri confronti potrebbe farci riflettere. Del baratro in cui siamo finiti e dentro il quale l'Europa e il mondo ci spernacchiano.
lunedì 9 febbraio 2009
Letture
Sarà che la donna grande ha preso il via con la lettura ed è evidente che le piace praticare questa nuova avventura. Quasi ogni sera, prima di andare a nanna, si ferma sul suo lettino e, sprofondata in un paio di cuscinoni, legge qualche paginetta. Adesso sta leggendo "Pattini d'argento".
L'uomo piccolo, che dapprima la guardava di sottecchi, ora sembra aver colto quel certo piacere che le esce dalla bocca (sì, perché la donna grande legge sottovoce) e anche lui s'è fatto "strane" idee. Prima di andare a nanna, infatti, chiede: "mamma, leggiamo una storia prima di fare la coccolina?". Lui si limita ai Power Ranger o a qualche albo.
Anche la profe ha avuto un'impennata. Facendo lo slalom tra tutto, sfoglia "Il secolo breve" mentre ha appena finito "Il memoriale del convento" e ha attaccato quel suo libro sulla vita di Landau che sembra essere davvero interessante, anche se uno non è un fisico, perché racconta la storia dell'URSS di quegli anni. Almeno così dice e controlleremo sicuramente.
Infine anche desian che, un po' per lavoro un po' perché quello è davvero l'unico hobby rimasto costante nella sua vita, è sempre stato un gran lettore onnivoro e bulimico, oltre ai libri sul comodino (che son qui accanto), ha nel frattempo fumato una storiella della Gamberale, un manualetto su come si contengono i cinquenni esuberanti, "Lontano padre" di tale Enrico Mottinelli (e giura che ve ne parlerà prossimamente) e ha già cominciato un breve profilo di Obama.
Insomma un periodo di grandi letture in famiglia. Certo, l'umido inverno aiuta i fine settimana al calduccio. Certo, avere in casa quantità di carta scritta che "nemmeno una tipografia" aiuta anche quello.
Direte voi che ci divertiamo con poco. Eppure ci divertiamo parecchio, vi assicuro.
Ci divertiamo talmente tanto, e con così tanta leggerezza, che vorremmo evitare di dimenticarci le cose importanti. Così abbiamo scelto il nuovo libro che leggeremo tutti insieme, da stasera: la Costituzione della Repubblica Italiana.
Un classico che rischia di scomparire.
L'uomo piccolo, che dapprima la guardava di sottecchi, ora sembra aver colto quel certo piacere che le esce dalla bocca (sì, perché la donna grande legge sottovoce) e anche lui s'è fatto "strane" idee. Prima di andare a nanna, infatti, chiede: "mamma, leggiamo una storia prima di fare la coccolina?". Lui si limita ai Power Ranger o a qualche albo.
Anche la profe ha avuto un'impennata. Facendo lo slalom tra tutto, sfoglia "Il secolo breve" mentre ha appena finito "Il memoriale del convento" e ha attaccato quel suo libro sulla vita di Landau che sembra essere davvero interessante, anche se uno non è un fisico, perché racconta la storia dell'URSS di quegli anni. Almeno così dice e controlleremo sicuramente.
Infine anche desian che, un po' per lavoro un po' perché quello è davvero l'unico hobby rimasto costante nella sua vita, è sempre stato un gran lettore onnivoro e bulimico, oltre ai libri sul comodino (che son qui accanto), ha nel frattempo fumato una storiella della Gamberale, un manualetto su come si contengono i cinquenni esuberanti, "Lontano padre" di tale Enrico Mottinelli (e giura che ve ne parlerà prossimamente) e ha già cominciato un breve profilo di Obama.
Insomma un periodo di grandi letture in famiglia. Certo, l'umido inverno aiuta i fine settimana al calduccio. Certo, avere in casa quantità di carta scritta che "nemmeno una tipografia" aiuta anche quello.
Direte voi che ci divertiamo con poco. Eppure ci divertiamo parecchio, vi assicuro.
Ci divertiamo talmente tanto, e con così tanta leggerezza, che vorremmo evitare di dimenticarci le cose importanti. Così abbiamo scelto il nuovo libro che leggeremo tutti insieme, da stasera: la Costituzione della Repubblica Italiana.
Un classico che rischia di scomparire.
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