martedì 19 febbraio 2013

Yu-Gi-Ho!

What we talk about when we talk about deck.
Avrebbe detto Carver.

sabato 26 gennaio 2013

Dilemmi

"Babbo, ho un dilemma. Ma, secondo te, perché una ragazzina presa da sola è molto ordinata e precisa mentre un maschio è casinista e disordinato e, invece, le ragazzine in gruppo diventano disorganizzate e vulnerabili mentre i maschi all'improvviso sono una squadra e vanno diritti come un treno"?!?!?!
La donna grande è tornata da una festa di compleanno.

giovedì 24 gennaio 2013

Rapporti

Un rapporto (disciplinare) è un rapporto è un rapporto.
Eppure arriva sempre un momento in cui una mamma (curiosamente sono quasi sempre le mamme che si occupano di questi aspetti) si indigna.
E contesta.
Ché l'insegnante è alle prime armi ed inesperta.
Ché è ingiusto punire tutta la classe se a far confusione sono solo tre o quattro (mediamente sempre qualcun 'altro').
Ché bisogna dirlo (fare delazione) agli altri insegnanti e vedere cosa ne pensano loro.
Ché altrimenti i ragazzini non capiscono più come si devono comportare e se vale davvero la pena comportarsi bene se poi puniscono tutti indiscriminatamente con un rapporto disciplinare.
C'è sempre un perché anche quando forse un perché non ci sarebbe.
Ma ci sarebbe la scuola con le sue regole. I suoi errori, se di errori si tratta. I tentativi di crescere, insieme ai ragazzini. Di essere un corpo vivo.
E noi genitori, talvolta, sprechiamo occasioni per tacere.
Un rapporto (disciplinare) è un rapporto è un rapporto.

giovedì 17 gennaio 2013

mercoledì 16 gennaio 2013

Riemergere

A cena.
L'uomo piccolo stasera era in vena.
Col suo solito tono di voce, AAAAALTO, si è messo a pontificare.
"Il Pds sta progettando un piano malefico per riemergere dagli inferi e dominare la razza umana".
Così, all'improvviso.

Due cose:
1) che ne sa lui del Pds (ha ascoltato noi adulti che, a cena, in vena di rimembranze, citavamo "la gioiosa macchina da guerra")?!?!
2) già che ci siamo, se proprio qualcosa deve riemergere dagli inferi.... non era meglio far riemergere direttamente il PCI?

Per la serie: "ma noi a cena non si potrebbe banalmente conversare di calcio?".

giovedì 3 gennaio 2013

Anche

Ho di fronte a me quest'uomo. E' un venditore di auto usate. Potrebbe sembrare una licenza poetica, una scena di film americano anni '70, ma vi giuro che è vero. Ce l'ho qui davanti.
Un venditore di auto usate che non sta facendo altro che telefonare, di continuo, da quando sono salito su questo treno.
"Io ho il maschio. Poi ho anche la femmina. I maschi sono semplici, li accontenti facilmente, li porti a vedere le macchine, nel piazzale, gli compri la psp e sono felici. Le femmine sono complicate, non le accontenti mai. Sono come quelle grandi, sono stupide".

martedì 1 gennaio 2013

Anno

Mentre l'uomo piccolo si diverte a scorazzare con la sua nuova bici nella piazza deserta.
Provando e riprovando, coi freni contro la velocità, i limiti fisici che lo separerebbero da un brutta caduta sotto lo sguardo severo della statua di Girolamo Savonarola.
Tra le pause di una pioggerellina sottile sottile ma fitta, nella luce bianca di lampioni fine Ottocento.
La piazza ha le sue presenze. Passaggi.
Un gruppo familiare ricco di ragazzini vocianti che la attraversa di sbieco. Si possono immaginare le mani ancora calde di dadi e Monopoli o Risiko. O una tombolata, coi nonni.
Una coppia di anziani signori che si tengono stretti, sottobraccio, mentre camminano incerti e lenti. Vanno in chiesa, è chiaro. Ci dev'essere una funzione, a breve.
Mentre l'uomo piccolo inanella i suoi giri di pista.
Si avvicina, a piccoli passi, un fardello tutto nero. A testa china, non ho mai visto nessuno camminare col collo piegato a tal punto, una suora avanza. Non guarda nessuno, nemmeno quella donna che, contromano, le rivolge un timido saluto. Chissà quanto freddo devono lasciar passare i suoi sandali, leggeri ed aperti alla pioggia.
E ora quelle mamme, spuntate dal nulla (non le ho sentite comparire), col loro fardello di figli che corrono qua e là impazziti di gioia e curiosità per i resti esplosi dei botti di ieri notte. Rincorrono cartoni divelti e macchie nere di polvere da sparo. Dopo pochi secondi, le mamme gridano i loro richiami e quelli rispondono, senza indugi capricciosi, e si avviano sul ritorno.
Due vecchi, che chiacchierano tranquilli ed arzilli mentre i rispettivi cani si godono il quarto d'ora d'aria e di merda nelle aiuole dove poi giocheranno altri ragazzini, da domani. Mani e guinzaglio dietro la schiena, composti e un po' piegati in avanti, come due polene sull'orlo di salpare.
Nel silenzio acquoso delle auto che ci passano alle spalle, rintoccano le campane all'improvviso. La funzione dev'essere iniziata. I canti saranno caldi, l'aria ricolma di respiri.
Mentre l'uomo piccolo continua i suoi giri, il buio si fa più maturo, l'aria gelida come deve essere.
Anno nuovo.
Buono?

martedì 6 novembre 2012

Le donne, la violenza, gli uomini

Per una volta non parlerò con parole mie.
Parlerò con le parole di un'amica con la quale ieri sera ci siamo messi a ragionare attorno ad alcuni temi. Una ragione precisa c'era, per la nostra chiacchierata via chat, ed è rintracciabile qui.
Perché le parole di Annalisa sono fondamentali, soprattutto quando immaginiamo, da genitori ma anche, più semplicemente, da uomini e donne, cosa significhi una "educazione" ai modelli di genere. Cosa significhi riprodurre invece, qualche volta persino inconsapevolmente, vecchi stereotipi. Quanta violenza si nasconda dentro le nostre parole, dentro i gesti. Dentro innocenti battute.
Le "parole per dirlo" potrebbero essere le mie (e lo sono, anche) ma ringrazio lei per averle trovate e tirate fuori. Le lascio qui. Queste:

Credo che sia necessario trovare le parole per descrivere come ci si sente prima di tirare un pugno in faccia alla donna che si ama. Come ci si sente quando la donna che abbiamo davanti non rispetta il nostro essere “maschi” e pensiamo che i suoi genitori avrebbero dovuto insegnarle meglio l'educazione. Non c’è bisogno di arrivare al femminicidio, lo stress nel confronto di genere parte da molto meno.

Queste altre:

Le donne hanno passato decenni a chiedersi cosa voglia dire essere donna, se davvero vuol dire qualcosa, alternando momenti di assoluta negazione (siamo tutti uguali, non ci sono differenze) a momenti di esaltazione estatica del femminile materno ed avvolgente fino all’asfissia. E gli uomini, quando e quanto si sono chiesti cosa vuol dire essere maschi? Quando e quanto hanno preso di petto gli stereotipi per, finalmente, negarli ed essere liberi di prendere un’altra strada, pur dolorosa ma libera ed autonoma? Il tema della violenza costringe ad interrogarsi sulla definizione del maschile per trovare le motivazioni e anche la compassione, nel senso etimologico del termine del ‘soffrire insieme’, che merita ogni essere umano. E la compassione è quella che tiene indissolubilmente legate molte donne che subiscono violenza ai loro carnefici, la radice della sofferenza è la stessa per entrambi. Ed è strano perché quando vedi la tua amica con l’occhio nero vorresti renderglielo a quello stronzo ma quando passano le settimane e i mesi e ascolti davvero con il cuore la tua amica, ti accorgi della verità di quel dolore e che, al momento, non ci sono vie d'uscita.


E, soprattutto, queste:

Intendo che se sei consapevole che ogni tuo gesto, ogni tua parola ha un valore nella costruzione dell'immagine che loro si portano dietro, di maschio e di femmina; se ti lasci gli spazi per raccontare come si sentono nel loro corpo, se gli piace, se sono contente di essere femmine, se vorrebbero essere maschi, ti diverti un sacco e costruisci insieme a loro femmine e maschi nuovi perché anche i loro amici costruiscono il loro essere maschi dallo sguardo delle femmine.

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