venerdì 23 luglio 2010

Una cosa delirante che faremo ancora (5)

La città balneare in formato-famiglia (sì lo so che detto così sembra un pacco di biscotti ma si tratta esattamente di questo) offre occasioni deliranti che nessun paese, che so, della Corsica potrà mai darvi. Bancarelle e mercatini in ogni dove, gonfiabili e giostre, gelaterie come funghi, qualsiasi chalet contiene macchinette mangiasoldi di ogni genere. Persino i giardini pubblici dove desian giocava liberamente da bambino sono stati trasformati in un luogo di consumo: si entra (e si gioca) solo pagando. E' il progresso, bellezza!
E i dintorni, vedeste i dintorni! Dove solo pochi anni fa c'era campagna buona per passeggiare o, più semplicemente, per fare agricoltura, adesso ci sono centri commerciali decisamente inquietanti grazie ai quali la mole di traffico è diventata quella di una grande città: ingorghi spesso e volentieri, lunghi serpentoni di metallo che (non) si muovono tutti nelle stesse direttrici. Il commercio.
E non contenti, gli amministratori locali, sono pronti ad autorizzare nuovi insediamenti iper-commerciali. Viva il progresso...
Insomma, dopo il mare e il sole, la sabbia e l'ombrellone (vecchie merci vendute ormai da decenni sempre uguali e che evidentemente non bastano più: perché accontentarsi di una nuotata o un bagno di sole, dimenticando il consumo almeno in vacanza?), l'unico sviluppo possibile di luoghi come questo sembrano essere le merci. Il famigerato marketing del territorio, che finirà di distruggerlo il nostro territorio, qui non si coniuga con rispetto per l'ambiente o con servizi ai turisti o con sviluppo ecocompatibile (vogliamo fare un paragone col Trentino - Alto Adige?!) ma con il commercio a breve termine. Perché il turista è spesso l'unica risorsa e va spremuta bene, fino in fondo.
Insomma, luci del varietà accese per le poche settimane di alta stagione, sagre gastronomiche che spesso ammanniscono pessimo cibo fritto in residui della lavorazione petrolifera, frizzi e lazzi ad uso e consumo di una festa che appare sempre più fasulla. Gran confusione sotto il cielo ma in fondo la città balneare non sa essere altro che il riflesso dell'intero Paese: un baraccone che, va detto, piace a molti e li rende soddisfatti. Cosa chiedere di più?... E se invece imparassimo a chiedere di meno?
(continua...)

3 commenti:

  1. concordo molto, anche se forse (proprio per i motivi che tu hai detto, e cioè che tutto il baraccone intorno al mare è riflesso di quello che la maggior parte di noi, non noi noi, ma insomma noi italiani, chiede all'italia) la cosa che continua a inquietarmi di più, di tutto questo, restano gli ombrelloni pigiati come la gente in metropolitana a tokio... lo so, è solo un dettaglio tra i tanti, ma quello che, tra i tanti, fa più male...

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  2. sebbene non possa che concordare pienamente, siamo usciti dal tema, o meglio dallo spirito delle precedenti 4 cantiche, ora spero tu abbia raggiunto il resto della famiglia per il weekend così fai un ripassino, in questa ultima cantica manca lo spirito pungente e cantore della varia umanità delle precedenti, c'è l'amaro grido desolato del nativo degli anni 60 ma manca un po' di sarcasmo. Fiduciosa che la sesta rientrerà nei binari attendo la varia umanità rivierasca che mi aveva viziata :-) (che maestrina petulante che sono!)

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  3. ah ho iniziato Coe, ma dopo 20 pagine ho deciso che i tempi non sono maturi e mi sono imbarcata per un altro viaggio

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