mercoledì 9 dicembre 2009

Post-partum paterno: un approfondimento

Sollecitato da questo commento di Serena, ho provato a chiedere qualche precisazione al professor Pazzagli che, con grande gentilezza (e lo ringrazio per questo!), risponde come segue:


"Certo vi sono fattori culturali, ad esempio la covata rituale è molto diversa e probabilmente utile per manifestare partecipazione evitando nel contempo disturbi psicopatologici ma anche cambiamenti culturali significativi (evitiamo di idealizzare il "buon selvaggio"!).
Ho sempre visto l'esclusione paterna come causa di una sofferenza che, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra sotto forma di disturbi. La partecipazione paterna può essere efficace a prevenire disturbi a patto che non diventi una tenerezza un poco di maniera, una sorta di formazione reattiva all'aggressività, come mi pare tenda oggi ad accadere non di rado. Sentendosi un poco costretti dalle madri, alcuni padri possono sentire risentimento e trasformarlo in eccesso di tenerezza. Per fare un esempio, le madri esasperate per certi comportamenti dei figli possono dire "Io ti ho fatto ed io ti disfo" manifestando sentimenti ostili ma all'interno di una forte cornice di amore. Questo è ciò che, per ora, con maggior difficoltà è possibile ai nuovi mammi".

3 commenti:

  1. Grazie Desian, e grazie al professor Pazzagli! E' veramente molto interessante e sottolinea una differenza sostanziale con il post partum materno, in cui gli ormoni la fanno da padrone.

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  2. VERO ! in poche righe tutto un mondo !

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  3. @serena: mi pare che noi ometti ci facciamo del male anche senza ricorrere a "sostanze psicotrope"... :-))

    @giardigno: ipse dixit!

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