lunedì 14 giugno 2010

Cercare

Ogni tanto ci si perde, per prendere un po' di respiro.
Una pausa.
Uno spazio.
Poi, si ricomincia a cercare.
Si cerca il tempo.
Si cerca il ritmo.
Si cerca la musica.
Dentro, proprio. E più dentro di così...

mercoledì 9 giugno 2010

Promemoria


Beh, così.
Un promemoria per ricordare.
Per quando non ce l'avremo più e chi se lo potrà permettere frequenterà scuole private.
Gli altri, ciccia!
Quando c'era la scuola di tutti.

lunedì 7 giugno 2010

Gli accessori del babbo (17): la cartolina illustrata


Sì lo so, suona un po' antico: cartolina illustrata sa di anni '50, di Domenica del Corriere. Del mondo visto attraverso il postino che ti consegnava un'immagine che, per la sua stessa ragion d'essere, all'epoca aveva un sapore esotico.
Questo è un autentico accessorio del babbo, più di altri, se si potesse dire. Uno di quelli che viene da lontano, da una mia passione d'infanzia: le collezioni. Cartoline e francobolli. E tante altre, accanto a quelle.
Forse anzi arriva da un gesto insegnato, da una passione precedente a me stesso. Ma non saprei dire con certezza, potrebbe essere solo una mia proiezione, un desiderio.
Nell'epoca della mail, del messaggio istantaneo, del cicaleccio onnivoro, ho insistito io perché i pargoli (nativi digitali) imparassero l'arte, il piacere, il gesto della cartolina. Scegliere, pensare, scrivere, affrancare. Spedire.
Spediamo un pensiero, un piccolo pezzettino di noi che nasconde gesti concreti. Uscire, fermarsi dovunque le vendano, rigirarsi quella foto tra le mani, il francobollo. La buca delle lettere.
La donna grande, per meri motivi anagrafici, è stata la prima ad imparare. All'inizio non era entusiasta, le costava fatica mettersi lì a scrivere, trovare frasi adatte alle persone. Tanto che a un certo punto mi sono sentito perduto: inutile, non è il loro mezzo. Hanno e avranno altre modalità di comunicare. Lasciamo perdere.
Poi, invece, come tutte le passioni che si piantano nel terreno soffice dei sentimenti, la donna grande è sbocciata (e da quest'estate mettiamo all'opera anche l'uomo piccolo).
Ora è lei che chiede di comprarle, che le sceglie (ad ogni destinatario, una precisa immagine), che le scrive per intero senza più suggerimenti. E vuole, ovviamente, imbucarle. All'inizio, non coglieva la differenza tra imbucarle dal luogo in cui eravamo oppure, magari in ritardo, dalla buca postale sotto casa.
Adesso non più.
Finalmente il meccanismo è compreso: perché la prima, fondamentale regola è che la cartolina illustrata si spedisce da dove si compra!
Una cartolina, in fondo, è un disegno nel cielo, una curva tra due luoghi.
Un volo.
Che lo compia davvero.

giovedì 3 giugno 2010

Moralmente

Spadroneggia, d'altronde quello è il suo mestiere.
Si permette di telefonare a Ballarò (o ad Annozero o da Vespa) e pontificare, minacciare, alzare la voce. Poi butta giù il telefono, magari nemmeno saluta.
Usa le donne come fossero oggetti ma in fondo lui è soltanto un "utilizzatore finale".
Ha sdonagato i peggiori umori della parte più becera del Paese, pensa dice e fa cose che nessun Premier di nessun Paese direbbe e farebbe.
La memoria è per lui, e per molti altri purtroppo, un impiccio. Un grave fardello. Una roba inutile.
Eppure il 2004 non è preistoria. E' ieri.
E lui diceva così.
Moralmente, un ladro.
Purtroppo, non è neppure una novità.

mercoledì 2 giugno 2010

Finalmente

Finalmente piove.
Erano quasi due giorni e mezzo che c'era il sole, ci stavamo abituando male.
Nella malinconia del giorno dopo proviamo a goderci almeno il ricordo del solicello sulla spiaggia di Baratti, ieri, e il primo bagno di mare della stagione.
Freddina, l'acqua, ma bella come sempre da quelle parti. Una buca enorme, una passeggiata tra scogli e pesci-ragno (evitati, per fortuna) e a mollo, a mollo, a mollo. Poi i pargoli hanno cominciato a tremare dal freddo e quello è stato il segnale. Asciugatura, cambio costumi bagnati e via verso nuove avventure: Bolgheri.
Prima, però, noi adulti ci siamo goduti una scenetta e un aneddoto da portare via e raccontare.
Nella calca del ponte festivo, a un certo punto ci arriva accanto, e si sistema, un nutrito gruppetto: moglie, marito, due ragazze da reality. Con in più collaboratrice familiare di chiare origini est europee e relativo figlio al seguito, assolutamente trattati come due di famiglia: tanto per farsi un'idea del ceto sociale.
Occhiali da sole griffati, dei costumi da bagno femminili non ho grandi conoscenze ma così, a occhio, non mi sembravano proprio da bancarella del mercato, scarpe e sandali abbandonati sulla rena con nonchalance anch'essi di sicuro prezzo.
Su sei persone, praticamente tutte adulte, non un libro, non un giornale né una rivista o un fumetto. Nemmeno la Settimana Enigmistica.
Un paio di cellulari compaiono presto sugli asciugamani. Oh oh.
Invece no, niente di alienante. Inizia una fitta conversazione tra i componenti del gruppetto, magari un po' banalotta, ma almeno niente cellulare. Certo, voci belle tonanti.
Nel frattempo cominciano a passare alcuni venditori e i vicini non si lasciano sfuggire l'occasione di allargare la conversazione e si intrattengono volentieri, soprattutto con un paio che vendono occhiali da sole.
Malgrado gli occhiali griffati già appoggiati al suo naso, la capofamiglia si lancia in una fantastica contrattazione per un altro paio di occhiali che il venditore offriva a 10 euro. Evidentemente, alla signora 10 euro dovevano sembrare troppi e voleva scendere, almeno a 8 ("e ci guadagni lo stesso", ha apostrofato il venditore).
Ora, mi piacerebbe molto vedere la stessa signora che contratta dall'ottico ficherrimo uno sconticino sui ficherrimissimi sunglasses da 400 euro secchi. Chissà che motivazione addurrebbe...
Il primo venditore non cede e se ne va. Ne arriva un secondo, stessa scena. Dopo un po' il venditore comincia a difendersi, lamentandosi della vita difficile che fa uno come lui, del caldo su e giù per la spiaggia, del sole che batte.
La signora, sempre lei, finalmente risponde come qualcuno ha già insegnato: "ma dai, tu sei già abbronzato! Che fastidio ti da il sole"?! Assumendo pure un'espressione vagamente sdegnata.
Noblesse.
Il secondo venditore, malgrado l'offesa, cede e viene premiato: i suoi occhiali vengono acquistati, ma ad 8 euro. Come madame voleva.
Da lì in avanti, è come aver rotto gli argini. E' un crescendo, di banalità, di sfottò sottovoce ai vicini, di giudizi malevoli sui bambini delle famiglie attorno, di rimbrotti offensivi ai propri ("e sei proprio uno scassac...", apostrofa madame il figlio della colf). A un certo punto, si sente partire persino un "heil fuhrer" che, in una spiaggia affollata di tedeschi, fa voltare più di qualcuno.
Insomma, dei vicini davvero modello. Un bel prodotto della nostra società. O forse il suo humus più fertile.
In tutto ciò, il marito e padre una vera nullità. Non interviene quasi mai. Ah, il ruolo... E forse, anzi sicuro, era contento così.
Per fortuna, dopo la spiaggia ci siamo concessi Bolgheri che, malgrado Carducci e i "cipressi alti e schietti in duplice filar", è sempre un bel vedere.


E poi, non contenti della cena improvvisata nella piazzetta e del piacere degli occhi, ci siamo portati via anche un ottimo ricordo.
Del vino.
Per le sere dei giorni di pioggia, magari...

lunedì 31 maggio 2010

Gli accessori del babbo (16): il buio

Questo è l'ultimo accessorio del babbo di Genitori Crescono, il quarto della serie, ed è "uscito" giovedì scorso. Visto che la rincorsa è ormai il mio mestiere, lo pubblico per intero col dovuto ritardo. Buon lunedì.

Se fossimo oche si potrebbe parlare di imprinting. Invece siamo babbi quindi esseri umani e per di più adulti: sul fronte apprendimento, quel che è fatto è fatto.
Eppure, quando nacque l'uomo piccolo, la happy family faticosamente costruita in due anni di alchimie genitoriali si spezzò e tutti manifestarono grandi sofferenze: la donna grande, che dall'alto dei suoi 2 anni grande non era affatto, si vide spodestata dal ruolo di piccola di casa per passare a quello molto più scomodo di sorella maggiore. Molto più scomodo ed anche meno esclusivo visto che il tempo della profe era dedicato soprattutto all'uomo piccolo e alle sue esigenze.
La ragazza non la prese tanto bene e ne aveva tutto il diritto anche perché la frequenza del nido acuiva il sentimento della separazione. Anche desian non la prese bene, ché tutte quelle interminabili poppate lo mettevano sempre all'angolo. (Ricordiamo a malincuore che 6 anni fa desian non era ancora il babbo perfetto che tutti conosciamo oggi...). I due avrebbero potuto consolarsi a vicenda ma purtroppo le geometrie dei sentimenti non sono così semplici: la donna grande voleva solo la mamma (e non ha mai smesso); desian voleva, nell'ordine, la sua compagna e i suoi bambini; che peraltro, con l'uomo piccolo, era tutto da cominciare.
Risolto dall'uomo piccolo medesimo che, con brillante intuizione, non ne voleva sapere di prendere sonno tra le braccia amorevoli della profe. La poppa sì, le coccole anche, ma rigorosamente sveglio. Piuttosto che addormentarsi cullato dalla profe, meglio tutto solo nel lettino.
Ci voleva molto a capire come quadrare il cerchio?
Per fortuna, a fine giornata calava la sera e quello che sembra essere un'ovvietà si rivelò come la soluzione: come d'incanto il buio della sera e, con esso, un vero e proprio ribaltamento di posizioni e compiti. Nel buio ciascuno ritrovò un suo ruolo e l'integrità delle proprie emozioni. La donna grande riconquistò la mamma come guida nell'inquietante passaggio tra la veglia e il sonno; l'uomo piccolo ottenne finalmente il diritto all'addormentamento fra braccia amorevoli e più soporifere; desian, infine... beh, fu in quelle lunghe mezze ore in poltrona, l'uno fra le braccia dell'altro, che nacque una passione senza limiti e senza reticenze.
E fu così, in quei momenti di una dolcezza tutta nuova, da uomo a uomo, che si disintegrarono molte barriere, culturali ed affettive, e che desian capì che poteva finalmente diventare padre.
Così, gesti che ricordava di aver vissuto nella sua storia di figlio tornarono vivi e presenti, cambiava solo l'elaborazione che era stata forte lunga e nodosa. Stavolta c'erano anche i significati e le parole avevano una loro fondamentale utilità.
Dall'anima non saliva più soltanto una felicità sgomenta fatta di lacrime tempestose sul bordo delle palpebre (l'eredità di mio padre) ma finalmente un senso, una storia nuova che aveva un centro, una periferia e confini precisi. Precisi ma mai stretti, precisi e capienti insieme. Pieni.
Per lungo tempo il mio buio notturno era stato quello della scrittura, del cinema (le maratone di “Fuori Orario”), della musica ascoltata nelle cuffie del walkman, del domani che non aveva ancora un volto. All'improvviso, il buio delle sere invernali aveva sciolto ogni nodo. Passato, presente e futuro.
Tutto.
Assieme.
Solo a me è capitato di vedere la luce rigorosamente al buio?

sabato 29 maggio 2010

Tutta la vita

Ad una festa di compleanno possono accadere molte cose.
Si può stare a chiacchierare tra genitori, stesi su uno splendido prato.
Si può fare un giro in campagna, al traino di un trattore, uno di quelli veri.
Può anche capitare di conversare con una bambina di sei anni e mezzo e scoprire alcune cose buffe, come possono essere le idee sul mondo a quell'età.
E poi avere un grandissimo insegnamento. Sull'amicizia, l'amore, la vita intera: giudicatelo voi.
Insomma, è andata così.

- Elena, sei contenta che tra un po' finisce la scuola?
- (perplessa) Sì...
- E sei contenta di andare in vacanza?
- Un po'.
- Come "un po'"?!
- Sì, sono contenta... però un po' mi dispiace. Anche.
- E come mai?!
- Eh, perché poi non vedo più i miei amici.
- Vabbè, ma vi rivedete a settembre.
- Sì, però un po' mi dispiace lo stesso... almeno perché non vedo la Caro e l'uomo piccolo.
- Ah, e come mai proprio la Caro e l'uomo piccolo?
- Perché loro sono i miei migliori amici...
- Mmmh...
- ...la Caro perché ci siamo conosciute e subito siamo diventate migliori amiche e poi l'uomo piccolo perché con lui siamo amici da tutta la vita!

In effetti l'Elena e l'uomo piccolo si conoscono da quando avevano meno di un anno e stanno a scuola insieme dal nido.
Così, a sei anni e mezzo, sono cresciuti assieme.
Così, a sei anni e mezzo, esiste il concetto "tutta la vita".

venerdì 28 maggio 2010

Rasatura

Mai avrei immaginato quante parole potessero addensarsi attorno ad un rasoio da barba.
Uno di quegli oggetti ormai diventati talmente colorati, tecnici e sgargianti che quasi somigliano ad uno straccetto da velina.
Altro che rude strumento da toeletta.
L'uomo piccolo è affascinato (e quale bambino non lo è davanti al babbo che si rade?) da questi gesti incomprensibili.

- Ma cosa fai, babbo?
- Ma non ti fa male?
- Ma ti puoi tagliare?
- Babbo!, guarda, esce il sangue.

Appunto.

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