venerdì 15 gennaio 2016

Ashley Olsen

Io Ashley Olsen non la conoscevo. Pur vivendo nella stessa città (una città tutto sommato piccola, dove in questi anni ho sperimentato di continuo l'incrociarsi di amicizie e conoscenze - "Firenze è piccola" diciamo tutti) non credo nemmeno mi sia mai capitato di incrociarla per strada. La sua vita era probabilmente quanto di più lontano dalla mia, quasi un altro pianeta.
Eppure per giorni, ed ho aspettato giorni a scriverne, mi sono chiesto perché questo omicidio mi avesse immediatamente colpito con tanto dolore. Ho pensato subito la solita formuletta banale - "uomini che odiano le donne" - e sapevo di averci azzeccato.
Uomini che pensano di averne il "possesso", uomini violenti perché in fondo le donne sono attributi e se ne possono liberare con una spinta, con una manata. Via!
Purtroppo, purtroppo, purtroppo avevo ragione. Una facile profezia, oltretutto: in questo tipo di vicende c'è quasi sempre una violenta mano maschile che colpisce.
Non frequento facebook o altri luoghi simili (mi limito a twitter) ma mi è capitato di leggere, ad esempio proprio qui, di deliranti offese alla sua memoria. "Oltre al femminicidio", si dice in quel post, "anche l'onta del se l'è cercata".
Il disprezzo totale di una morte bestiale in cambio di una crocifissione postuma: come ci piace la vendetta e il fango che vola da una parte all'altra... Sembra quasi che il "sessismo" sia il vero centro, il vero argomento. Il bullismo degli adulti, di CERTI adulti, che non hanno fatto in tempo a praticarlo altrove. O forse lo praticano ogni giorno senza che alcuna istituzione, alcun osservatorio se ne occupi.

E poi il peso, tutto cattolico, del 'giudizio'. Dove c'è qualcuno che divide il grano dal loglio e fa giustizia. Sparlando, infangando la memoria della/e vittima/e, violentando persino la morte.
Ci ho messo una vita intera (e continuo a farlo ancora, ogni giorno) per liberarmi della mia asfissiante educazione cattolica piena di gelosie, invidie, (pre)giudizi, ignoranza, meschinità, del dio terribile e vendicativo della bibbia. E ci ho messo una vita a capire quanto quel tipo di giudizio non serva a niente e non sia altro che una 'condanna'. E non c'è perdono, non c'è pietà umana, se nemmeno dopo la morte una donna, morta come è morta Ashley (quasi con nonchalance, nelle prime dichiarazioni dell'assassino...), può avere RISPETTO.

(Parentesi. Che razza di uomo sono, io, se dopo i primi articoli di giornale - molti di essi morbosi, voyeristici, nella sostanza colpevolisti verso la vittima! - anch'io sono stato sfiorato da quel sospetto?: "Certo, però, che vita sconclusionata. Forse se l'è cercata". Che razza di uomo sono, io, se malgrado tutto, malgrado rivendichi il mio pensiero, ho per un attimo fatto lo stesso volgare pensiero di tanti? Allora credo ci sia un lungo cammino ancora da fare. Un cammino però non difficile se certe orrende vicende ci fanno porre domande e ci fanno dare risposte, anche quando crediamo di essere immuni dal sessismo. Forse un cammino a cui, ogni povera vittima, aggiunge un tassello di consapevolezza. Fintanto che bisognerà che smettano di esserci vittime e la nostra consapevolezza di uomini ce la troviamo dentro noi stessi: "che razza di uomo sono, io?".)

Io di Ashley non so nulla e, almeno in questo caso, non mi interessa sapere. Non mi interessa portare fiori al suo portone o creare quei ridicoli hashtag tipo #prayfor.
A me piacerebbe, intanto, che una donna possa essere libera davvero come chiunque altro. Come un uomo, anche se spesso noi uomini dimostriamo di non meritarcela, la nostra libera libertà.
Che una donna possa tornare a casa una notte in compagnia di qualcuno che si è scelta e svegliarsi ancora, il mattino dopo. Come un uomo.
Che una donna possa interpretare a suo modo la propria esistenza. Come un uomo.
Che una donna non debba mai sentirsi sporca. A differenza di un uomo.
Non ci sarà libertà fintanto che ad una donna si affibbierà qualche epiteto volgare e violento solo perché è donna. Solo perché ci sfugge e non si fa "possedere" come oggetto, dal maschio.
Io spero allora, infine, che Ashley non riposi affatto in pace ma venga a tormentarci l'anima quando ci comportiamo da benpensanti, quando qualche delirio ci fa anche solo per un momento confondere i pensieri, quando ribaltiamo senza pudore il ruolo di carnefice con quello di vittima e quello della vittima liquidato con "se l'è cercata".
Spero vivamente che Ashley, con quello spirito allegro e solare che pare la guidasse, ci visiti ancora a lungo e ci faccia stare scomodi nei nostri panni. Me, senz'altro.
Spero anche vada a svegliare la notte quei beceri ignoranti cafoni che ne offendono la memoria.

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