mercoledì 5 settembre 2012

Forse (non?) farà calcio

Il calcio a nov'anni può essere una discreta iattura. Soprattutto se c'hai due genitori che cercano di tenertene lontano in ogni modo. Persino ottenere una maglietta di Messi (rigorosamente ai banchini dei falsi, undic'euro appena...) diventa un'impresa: e insisti e urli e sbraiti.
- Tutti i miei amici fanno calcio.
- Ma perché non lo mandate a calcio?!
- Voglio fare calcio.

Calcio. Per il maschio italiano il calcio non è uno sport, è un'ideologia di quelle non ancora morte, uno status, una rincorsa. Un intero orizzonte culturale.
E non si sfugge.
A nove anni un ragazzino è già prigioniero: le regole, le partite alla tv (europei, campionato, amichevole d'agosto), la squadra del cuore. Ecco serviti, già precotti, i miti a cui tendere: ragazzi, relativamente poco più grandi di loro, ricchi famosi che parlano in tv. Che sono sui giornali, che insegnano come vivere dalle pagine dei rotocalchi, sono trend, sono fighi. Qualcuno sfascia anche una Ferrari: "poverino, chissà che spavento". Che guadagnano fortune senza mai aver lavorato un solo giorno. Perché giustamente a quella età non si lavora, bisognerebbe andare a scuola.

Che p...izza, mi tampina già appena sveglio: "ehi, uomo piccolo, settimana prossima ricominciano le lezioni di judo. Ti iscriviamo, vero?".
No, io voglio fare calcio, calcio ho detto. Non so cosa ci sia di male: ci sarà chi ha chiesto di fare nuoto, chi rugby e chi ping pong. A me piace il calcio e tutte le volte che vado in piazza ci sono i miei amici che ci giocano. Io non so nemmeno come si mette il piede, per calciare.
E poi è uno sport che ti fa sfogare: guarda i genitori, ai bordi del campino, durante la partita. Urlano, imprecano, sputacchiano nell'aria gridando a squarciagola, incitano i loro ragazzi "spezzagli le gambineeee... Arbitro cornuto".
La dirigenza non ci tiene all'agonismo, ce l'hanno detto chiaramente, quando siamo andati con la mamma ad informarci, l'altro giorno. A loro gli interessa che ci divertiamo.
Non c'è judo che tenga, lo capisci?

Capisco che sia così. Io il lunedì mattina, quando rientro in ufficio, sono svogliato. Non ho una squadra del cuore, sono arido, non commento i risultati. Non gioisco, se vinciamo. Ma "vinciamo", chi?! Noi, loro, qualcun altro? Io il calcio lo giocavo per strada, litigavo coi compagni per un gol non concesso, per un fallo laterale millimetrico. Poi la domenica andavo allo stadio: non ci capivo granché, però mi divertivo un mondo... Avrei potuto studiare, invece. Leggere un bel libro.
Sarebbe bello appassionarsi, per i capricci di uno di questi onesti ragazzi, perché non segna più, "ha perso la via del gol" si dice, è deconcentrato. Rischia lo stop, lo metteranno in panchina.
"Se ce l'avessi io sotto mano, lo farei trottare".
Avrà problemi a casa. Povero ragazzo.

(Ma no, che vuol dire. Esageri, come sempre. Tiri in ballo il "maschio italiano". Addirittura un "orizzonte culturale". Ma non sarai un po' un invasato?! In fondo è solo uno sport, si fa così, per ridere. I ragazzi si divertono. Si sfogano, si sa i maschietti non sono come le femmine che sono più tranquille. Solo per questo, per fare due chiacchiere tra amici. Al bar).

Io, l'ho già detto, quest'anno voglio fare calcio.

Quest'anno chissà come finisce. Col judo è in crisi. Forse, forse, forse. Farà calcio.

9 commenti:

  1. speriamo non intristisca come Cristiano Ronaldo ...

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  2. come in tutte le cose più te le vietano e più le desideri :)

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    1. Eh, è proprio un bel quesito: desiderare il vietato, vietare (si fa per dire, qui in realtà non si vieta nulla...) ciò che è conformista, conformare il desiderio. Mah.

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  3. Mah, io lo farei provare: poi magari si rende conto che è meglio il judo...

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  4. Io penso che a nove anni possa scegliere uno sport e poi purtroppo più crescono e più dobbiamo permettergli anche di scegliere "cose sbagliate" secondo il nostro punto di vista (ovviamente nei limiti della salute e della legge). E poi come già detto più le cose sono vietate più le desideri e purtroppo c'è un età in cui essere come gli altri e fare come gli altri è quello che più si vuole: poi si cresce e si costruisce lo spirito critico.

    ciao
    francesca

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    1. Proviamo a dargli una mano, con questa costruzione dello spirito critico. E poi non siamo così "terribili" nel vietare, cerchiamo semplicemente di orientare certe scelte pensando a cosa possa esser meglio per loro. Che poi mi sembra essere la sintesi di cosa debba fare un genitore o un educatore.
      E, inoltre, grazie del tuo commento! :)

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  5. Tranquilklko, tranquillo, ci siamo passati pure noi, che odiamo il calcio e quello che rappresenta. Per`ø se gli piace e per la coesione fa tanto. Innanzitutto mio marito è uscito dal guscio, il sabato va a seguire gli allenamenti, scrive per il web della squadra e a fine stagione fanno grandi cene (mio marito `e orso e astemio e non si staccherebbe mai dal computer) facciamo i barbecue. Un bel gruppetto. E poi siamo genitori simili nel non aizzare i bambini, hanno passato un anno a perdere e intorno a noi una volta c' era una squadra fortissima con genitori urlanti, incitanti, tecnicizzanti e noi ci guardavamo in faccia e ci dicevamo: sarà per questo che quelli vincono, perø`meno male che noi non siamo così.

    E quest' estate dovunque andavamo Ennio si trovava un gruppetto che tirava calci, si inseriva e non lo vedevamo più e ti assicuro che per come stava messo quest' estate, con l' ormone dei 10 anni a 1000, tutte le energie che riusciva a sfogare così erano una bella vacanza per noi. In effetti saper dare due calci a un pallone, se ti piace (figlio 2 ha fatto un anno anche lui, ma preferiva star sdraiato sul pratone sintetico e cercar coccinelle e le trovava pure) fa tanto per socializzare ovunque. E questi maschi arriva un' età che devono sudare, non ci puoi far niente è il testosterone che sale. Coraggio, ti tengo nel cuore, ma se vuole, mandacelo. La mela non cade lontano dall' albero ed è impossibile che prenda brutti vizi solo perchè gli altri ce l' hanno.

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  6. vabbè mio figlio non lo chiede nemmeno, gli piace il basket anche se è una schiappa. a calcio non vuole giocare dice che si annoia. però in cortile a scuola ha capito che il calcio è "social" e gioca anche lui qualche istante. quando è stufo se ne va e va a giocare a macchinine con altri "no-calcio". 9 anni, un'età difficile (per i genitori)

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