venerdì 15 giugno 2012

Volevo la mela


Ieri sera, vedendo questo oggetto (peraltro amorevolmente fatto dalle manine della donna grande, con gran uso di strumenti pericolosi come lame e trincetto), sono rimasto abbastanza colpito.
Non so dire in che termini.
Diciamo che la cosa mi ha fatto pensare.
Naturalmente, il messaggio per me è molto chiaro: noi siamo una famiglia che pone moooolte (troppe?...) limitazioni all'uso di oggetti tecnologici.
I nostri pargoli non posseggono nessun oggetto tecnologico personale, se si esclude un piccolo, ormai obsoleto, videogame tascabile.
Molti altri ragazzini dell'età dei nostri dispongono invece di strumenti evolutissimi, all'ultima moda: console, pc, lettori laser di onde extragalattiche, iPod, iPad, iPid, iPud and so on. Gestiscono, nelle loro "tenere" manine, oggetti che tra l'altro hanno prezzi di mercato non indifferenti, che marcano un ulteriore territorio. Un confine e, di conseguenza, un gap.
Che, naturalmente, non è soltanto tecnologico.
Inoltre, una parte di questo armamentario è ludico ma, per altri versi, si tratta anche di strumenti di lavoro, come pc e tablet.
Così, torno ad esprimere la mia consapevolezza, i pargoli ci stanno dicendo che anche loro vorrebbero gli stessi oggetti. Lo stesso status.
Non siamo d'accordo, per una lunga serie di motivi, ma sono problemi nostri, li risolveremo come potremo.
Quel che invece mi sembra utile condividere è la riflessione che continua a rimbalzarmi dentro il cervello da ieri sera in maniera ossessiva ma semplice, quasi banale. E ho fatto delle similitudini.
E' come se, dati i tempi del nostro esser stati bambini, i nostri genitori ci avessero fatto giocare con una calcolatrice elettronica o, per tornare appena un po' più indietro, con un seghetto, una vanga. Un alambicco.
Se c'è una conquista rivoluzionaria delle scienze sociali è stata la scoperta dell'infanzia come uno stato indipendente dello sviluppo umano. Non un mondo di piccoli adulti ma proprio un'altra cosa.
Così dall'infanzia dickensiana siamo passati all'infanzia compresa e protetta dei nostri tempi. I bambini sono all'improvviso e fortunatamente passati dallo status di lavoratori piccoli e malleabili e sfruttabili a quello di persone da educare, con un loro mondo fatto di scuola, giochi, educazione. Sviluppo.
Probabilmente noi quarantenni d'oggi siamo stati la prima (e, direi ormai, l'unica) generazine allevata interamente dentro questa consapevolezza: non ci hanno allevato per lavorare ma ci hanno fatto studiare, giocare, crescere serenamente.
Tutto ciò pare non ci sia bastato. Così stiamo tornando a vedere i nostri figli come macchine competitive da avviare ad un competitivo mondo della produzione. Non mi sembra di poter spiegare altrimenti la nostra folle bulimia di metterli in grado di usare strumenti che, non abbiate paura, li renderanno schiavi per il resto dei loro giorni non appena saranno abbastanza grandi da, appunto, iniziare davvero a produrre.
La motivazione è sempre la stessa, pompata da ogni mezzo di comunicazione: l'alfabetizzazione digitale, annullare il divario digitale. Damogli subito gli strumenti ultranuovi, ultramoderni, ultrafighi. Sennò saranno degli analfabeti.
Qualcuno di noi, se lo ricorda (lo sa) davvero cos'è l'analfabetismo? Io no, non l'ho conosciuto e non ho le idee chiare su cosa realmente voglia dire.
Sono però certo di una cosa: che non si combatte l'analfabetismo iniziando a leggere e scrivere a due anni. Quella è competizione, dei grandi, di noi genitori. Che passiamo ai nostri figli.
"Se mio figlio sarà in grado di spippolare su quegli attrezzi prima degli altri, sarà avvantaggiato". Per non dire "più ganzo", ma questa è ancora un'altra storia.
Allora penso che la generazione che abbiamo tra le mani, i nostri piccoli undicenni o novenni, la stiamo rimettendo in rampa di lancio. Li vediamo come macchine, come oggetti del mondo che ci siamo costruiti, tornando indietro.
E di molto, a mio modo di vedere.
Avanziamo a grandi passi verso il passato.

15 commenti:

  1. ... ma quant'è vero.
    Sono senza parole. Non l'avevo mai vista sotto questa lampante evidenza.

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  2. Concordo sulla riflessione sull'adultità competitiva di ritorno (prima o poi scriverò qualcosa sull'elogio della noia). E anche sul fatto che ci sono cose che sono per adulti e non per bambini, per la banale, semplice constatazione appunto della biologia.
    Ma a me, quello che colpisce, devo dire, è l'assunzione (fatta consapevolmente da un mondo adulto che spesso, in Italia, verso la tecnologia è in realtà cripto-luddista) della Mela a metro di paragone. La tecnologia e il consumo buoni. E anche questo glielo abbiamo insegnato noi, credo.

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    1. @la 'povna: tecnologia e consumo buoni sono stati, come marketing della società, il nostro orizzonte, quello in cui te ed io ovvero la nostra generazione è cresciuta. Tutto ciò, per decenni ci è sembrato "normale": restare attaccati a dei bottoncini che ci governano è adesso il nostro quotidiano. Ricordo ancora l'eccitazione mentre aprivo la scatola del mio primo Sinclair Spectrum; ce l'ho ancora di là. Quindi, per me almeno, niente cripto-luddismo anzi spesso l'amica di snape mi accusa di essere un addicted tecnologico. Io la mela ce l'ho davvero e non perché fa status ma perché funziona dove gli altri si fermano. Resta il fatto che le riflessioni che faccio le trovo comunque di prospettiva perché ad ogni generazione credo si possano tentare modelli di educazione e, se posso dire, umanizzazione differenti e migliori dei precedenti. Stavolta, come dico nel post, non so se saranno migliori... (p.s. scusa la prolissità un po' verbosa...)

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    2. Come dicevo, concordo su molto e sull'analisi sulla nostra generazione. Sull'Italia cripto-luddista non parlavo di te o di me, ma di un mito anti-progressivo diffuso e spesso (so che non è il tuo caso, spero nemmeno il mio) poco informato.
      Sulla Mela, che dire? io l'ho usato per più di dieci anni. Quindi il mio allontanarmene non è stato né ideologico, né pregiudiziale. Solo la banale constatazione che, almeno per quello che devo fare io (so bene che per la scienza dell'informazione, della progettazione e delle scienze pure ad alto livello è altra cosa), altri software e hardware ottemperano alla bisogna meglio e a prezzi (assai più) stracciati. Ma ovviamente come dicevo dipende dalle cose che uno ci deve fare! Tu ne hai bisogno e dunque giustamente la usi. Io no, e siccome - ripeto, dopo oltre dieci anni - trovo cose che per quel poco che faccio io sono più veloci e assai più economiche, vado altrove (possibilmente in open source!).
      Migliori, peggiori, boh. La collega di Snape ci direbbe, giustamente, che dipende dal sistema di riferimento. Ma se cerchiamo almeno di farli riflettere, forse qualcosa di buono lo portiamo! (scusa anche la mia verbosità).

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  3. a volte vedo cose, costosissime per me, in mano a sbarbini di 13 anni e trovo lacosa estremamente diseducativa sotto molti punti di vista, bimbi senza desideri che adulti saranno?

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    1. @amanda: tu cogli nel segno di questa famiglia, come se ci conoscessi dal vero!!! "E'" il nostro problema, l'oscillare continuo tra ciò che siamo in grado di dargli e ciò che invece troviamo superfluo (al di là delle nostre possibilità "economiche" di dargli oggetti più o meno costosi). Gli adulti senza desideri sono proprio tristi e, se posso esagerare, "malati".

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  4. Poi non è che spippoino/ Guardano i filmini su youtube efanno i giochetti. Non ho ancora visto un 8-9 enne padroneggiare un foglio excel perchè gli abbiamo messo il computer in mano. Comunque rispecchi perfettzmente una riflessione che facevo oggi pomeriggio in macchina e penso che a questo punto ti citerò nel prossimo post.

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    1. @mammamsterdam: non è questione se usino excel. Così come se gli diamo in mano una penna a due anni è difficile che scrivano la divina commedia (e ci mancherebbe pure!!!) ma sicuramente se gli diamo una penna o un qualche altro "strumento" tradiamo un'idea precisa di come li pensiamo. E grazie della citazione! :)

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  5. Non so, a me sembra che quella motivazione sia un alibi, un modo per toglierci di torno questi figli.

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    1. @LGO: anche i nostri genitori avevamo i loro modi per "sbarazzarsi" di noi, almeno per qualche ora, a cominciare dalla televisione. Però esisteva anche la possibilità di stare interi pomeriggi in spiaggia o in un giardino a ravanare tra terra e sabbia. Il nostro "aggiornamento" educativo fa uno scatto in più: oggi noi siamo per la competizione perenne, per l'alfabetizzazione continuata e onnivora, invasiva. Li pensiamo da subito come strumenti di gara: l'inglese a tre anni perché l'inglese serve. Lo sci a sei mesi perché sciare bisogna. Manca un bel corso di management prenatale... :O

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  6. certamente tu hai ragione e la hanno anche i commenti al tuo post.
    però io in quell'oggetto tenero e furbetto costruito per rendere esplicito un desiderio ci vedo dell'altro.
    avesse avuto 4 o 5 anni ti avrebbe chiesto la barbie principessa.
    è che loro hanno una necessità assoluta di essere uguali agli altri.
    a noi non piace neanche un po'. e certamente le nostre ragioni sono inoppugnabili.
    ma loro non lo capiranno mai.
    perchè per loro è un insopprimibile desiderio di accettazione e integrazione.
    forse la mia è una lettura superficiale, ma ci ho visto questo.
    un abbraccio.
    r

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    1. Guarda, per la Barbie è stato tutto sommato abbastanza semplice: un paio di richieste ma poi abbiamo trovato delle alternative. Non è più stato un problema, d'altronde sia la donna grande che l'uomo piccolo hanno giocato pochissimo con le bambole. Piuttosto l'uomo piccolo ha avuto dei peluche come compagni di viaggio che ora, quasi senza volerlo, sono finiti in disparte. Insomma, come dice qui sotto acasadiclara è anche una difficile scelta verso la libertà di rifiutare modelli omologanti che li stiamo guidando. Questo, io credo, sia l'educazione: in un mondo che continua ad essere consumistico (nel senso che ognuno di noi si realizza in quel che consuma.... :((( ) credo sia importante spiegare che si possono scegliere strade differenti, spiegare il valore delle cose. Ciao! :)

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  7. caro desian condividiamo la stessa posizione. tra l'altro sono oggetti che costano molto e al di là di sentirsi tutti fighi e moderni, non metterò in mano ai miei figli qualcosa che costa 500 euro per il solo fatto che debbano sentirsi uguali agli altri. naturalmente ci sentiamo dire che siamo genitori all'antica e anche un po' severi. ma mi sembra invece che tentiamo di indicare ai nostri figli una strada di libertà. difficile, molto difficile, sopratutto tra poco quando saranno un po' più grandi. ma tentar non nuoce.

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  8. PS com'è andato l'anno scout? qui si aspetta con gioia il campo!!

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    1. l'anno scout è andato bene, anche se abbiamo avuto qualche piccola "crisi" durante il cammino. Di conseguenza, il campo estivo sta un po' lì, con qualche titubanza e molto desiderio di superare la difficoltà, soprattutto la donna grande. Io sono fiducioso ma vedremo cosa accade: noi abbiamo ancora più di un mese per elaborare dubbi e timori...

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