venerdì 11 marzo 2011

Domani

Domani pomeriggio scendiamo in piazza. Coi pargoli, naturalmente.
Perché tanti, tantissimi, innumerevoli sono i motivi per dire "NO". Per dire basta, per coltivare la differenza etica che ci separa da alcuni (tanti?).
Coi bambini questo dovrebbe avvenire ogni giorno: educare vuol dire insegnare, prima di tutto, una forma di civiltà. Le regole e i comportamenti quotidiani e poi pure quelli più "alti", quelli che ci rendono cittadini. Quelli che ci fanno pensare, in modo critico, e riconoscere ciò che non va, quel che ci tolgono ogni giorno, sottraendo diritti, opportunità. Castigando la scuola, la magistratura. Le persone.
Chi fa il proprio dovere.
Quand'ero bambino, il "precetto" principale della mia educazione è stato "il proprio dovere" (e non ringrazierò mai abbastanza i miei per aver coltivato, in tutti noi figli, questa pianta). Probabilmente, in certe fasi della vita, questa idea incombente ti mette un po' d'ansia ma certo ha fatto di me una persona che sa riconoscere ciò che ha valore dalle stronzate. Dal malaffare, dalla furberia. Dal sopruso.
Le scorciatoie sono facili ma non praticabili. Ti sporcano. Così è accaduto, nella mia età adulta, di non prenderle mai.
Ora, questo grande valore, che ha la forza di una "Carta Fondamentale" dell'individuo, è disponibile anche per i miei figli, per la loro formazione. Non ce la lasciamo scappare.
Domani saremo in piazza e poi, ogni giorno, continueremo a coltivare la stessa pianta.

8 commenti:

  1. "educare vuol dire insegnare, prima di tutto,una forma di civiltà", bellissimo!

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  2. @giardigno: come ha detto Ascanio Celestini, "omani ci si conta". Più saremo e più l'avremo detto forte. Speriamo fortissimo.

    @sicampeggia: educare educare educare.

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  3. Noi saremo nella piccola città. Però io sono con Roberto: non siamo migliori, ma diversi. Non siamo pochi, ma tanti. Sono gli altri che sono pochi, per fortuna. E noi tanti, tantissimi e diversi, abbiamo dalla nostra, come tu dici, educazione e civiltà.
    Buona manifestazione a tutti noi.

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  4. Hai super-ragione. Noi a casa abbiamo cominciato a dire con tristezza che essere onesti in questo Paese è sempre più scomodo e difficile.
    Riusciremo a combattere questa vergogna almeno un po? Non sono tanto ottimista, ma bisogna provare altrimenti siamo rovinati :(

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  5. @'povna: e chi ha mai parlato di "migliori"?!
    Però: essere onesti, seri, rispettosi vuol dire soltanto essere "diversi" o queste caratteristiche hanno hanno una loro qualità intrinseca che rende "migliore" la convivenza civile? Dobbiamo forse trovare parole-non-spocchiose per affermarlo. "Le parole per dirlo" diceva Marie Cardinal. Ecco, troviamo le parole ma poi diciamolo.

    @extra: adoro le cose scomode e difficili. Che spesso sono anche le più divertenti. E non sono masochista, nemmeno un po'! :)

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  6. Citavo Saviano, come spesso di questi tempi. Posso citare anche Nicola (come spesso sempre). "Mio padre no, mi creda anche lei". E poi, no, ecco, non diciamolo, invece, che forse è il modo migliore. Come diceva Fazio l'altra sera a chi faceva battute sulle nuove trasmissioni della Rai: "Bene che ci siano, tutte. L'importante è che siano sempre più e non meno". Quindi diversi. Lasciamo che la diversità costruisca il cambiamento, e che le etichette le metta la storia!

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  7. Grazie per la graditissima visita che mi ha permesso di conoscere il tuo blog che nei vari post invita a riflettere...
    Condivido le tue idee e devo dire che fra le altre cose mi ha fatto sorridere quel post in cui citavi quella riunione di classe che proponeva la "raccolta" delle foglie....
    E il buon senso dov'è andato a finire??
    E anche io ringrazio i miei genitori che mi hanno insegnato un principio findamentale : prima i doveri e poi il resto!!

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