domenica 13 dicembre 2009

Che gioco siamo

Malgrado l'aria tagliente, stamattina ci ha colto un attacco di euforia: abbiamo preso le biciclette e ci siamo concessi un giro da... turisti.
Nella nostra città: il duomo e il campanile di Giotto (finalmente pedonalizzati!), il Bargello, Piazza San Firenze, Palazzo Vecchio. Una sosta in adorazione del Perseo di Cellini (e questo è un rito tutto desian-centrico: quella statua mi attrae di un magnetismo assoluto) e poi via di nuovo, lungo gli Uffizi, fino al Ponte Vecchio: l'uomo piccolo aveva espresso quella come sua meta del giorno.
Prima di rientrare per il pranzo siamo tornati in Piazza Signoria dove c'erano gli stand del Rigiocattolo e i pargoli hanno potuto scegliere un gioco da comprarsi, in totale libertà.
L'imbarazzo della scelta è durato abbastanza poco.
L'uomo piccolo è stato il primo a decidersi ed ha optato per un utensile giocattolo, una riproduzione di un seghetto elettrico da bricoleur:
"Babbo, ti prego, me la compri? Mi serve per completare la mia cassetta degli attrezzi. Ti prego"!!!
Non ho battuto ciglio e siamo andati dritti dritti alla cassa: l'entusiasmo è sprizzato alle stelle e si sono sprecati ringraziamenti.
La donna grande invece ha scelto un minuscolo peluche di un'orca, quasi l'idea platonica dell'oggetto da coccolare. Lo ha scelto perché "è tenero". Così ha dichiarato.

Devo confessare che queste due scelte, e il contorno che le hanno generate, mi hanno dato di che riflettere.
Nella scelta dell'uomo piccolo e, soprattutto, nell'accoratezza della richiesta e nel profluvio di ringraziamenti successivi ho intravisto una precisa necessità. Il fatto di scegliere un oggetto che gli serviva "per completare la mia cassetta degli attrezzi" (che in effetti possiede e usa molto nei giochi) mi ha fatto pensare alla sua necessità di ricomporre in qualche modo il suo orizzonte e i pezzi sparsi del suo attuale momento.
Mi spiego: l'impatto con la scuola elementare è stato faticoso, gli ha lasciato addosso un profondo senso di fatica e frustrazione tanto che dichiara a destra e a manca di essere "il peggiore" o anche "il più cretino" della classe. Sappiamo quali sono i contorni della questione e, confortati anche dai pareri delle insegnanti, valutiamo che non ci sia nulla di particolarmente preoccupante né oggettivo dietro ciò.
Resta il fatto che per lui il salto dalla materna abbia comportato notevole fatica e uno scombussolamento dei suoi riferimenti (anche solo il fatto che ora si "compete" nell'apprendimento e nel fare il lavoro in classe gli ha causato un certo stress iniziale) e aver scelto un gioco che non fosse una novità e che invece tornasse ad un mondo conosciuto e intimo come la sua cassetta degli attrezzi, lo deve aver rassicurato non poco. Insomma una ricomposizione, attraverso il gioco, di uno spazio che lo accogliesse di nuovo nella sicurezza di regole conosciute e proprie.

La donna grande invece sta crescendo a vista d'occhio e le sue insicurezze vanno tutte nella direzione del confronto: per carattere è una bambina che, pur assolutamente portata verso il sociale e le amicizie, gode molto anche di spazi e tempi tutti suoi, senza nessuno attorno e coi ritmi che sceglie lei.
Invece l'aumentata importanza del suo sociale in questa fase (l'altro giorno, per esempio, il suo primo pigiama party o cose così) la diverte, certo, ma la stanca anche. Il continuo trovarsi a contatto con amici e compagni di classe anche dopo gli orari scolastici la mette in difficoltà sulla scelta e la fruizione di quei tempi e quegli spazi, che per lei sono vitali. E si trova forse un pochino lontana da se stessa, più di quanto è pronta ad accettare, almeno ora all'inizio. Così, la piccola orca l'ho vista come la sua necessità di tornare a coccolarsi come una bambina (più) piccola (di quanto ormai non sia), con uno spazio più a sua misura. La necessità di tornare al suo mondo o di non abbandonarlo ancora del tutto, prima del confronto totale con il mondo esterno.

Così ho giocato questa domenica, in compagnia di riflessioni che mi hanno intenerito.
O forse, semplicemente, mi faccio delle grandiose seghe mentali?...


Questo post partecipa al blogstorming

9 commenti:

  1. Mi piace molto il modo in cui osservi e "ascolti" i tuoi figli. Se tutti i genitori fossero così attenti! Ho notato anche io che la scelta del gioco spesso racchiude simboli che ci aiutano a capire meglio i nostri piccoli, però il limite tra il vero e le troppe seghe mentali non è che sia così chiaro.

    Leggendo le tue riflessioni sull'uomo piccolo e il suo stress a scuola, e con i limiti della mamma con bimbi ancora in età prescolare, mi chiedo: ma perché la scuola deve portare a "competere nell'apprendimento"? Non sarebbe meglio dare ai bimbi la gioia dell'apprendimento, insegnare il fatto che la scuola può rispondere alle loro curiosità naturali? A volte ho paura che a forza di usare la competizione per spingerli a studiare, si faccia passare una visione distorta dello studio. Ovviamente non è una critica a te, ma una riflessione sul sistema scolastico italiano (e non solo).

    RispondiElimina
  2. I cambiamenti comportano novità ( quindi curiosità) ma anche la necessità di adattarsi a una realtà diversa (quindi ansia). E' il processo di crescita che il bambino deve affrontare, con i suoi tempi e i suoi modi.
    E noi genitori? Lì... a porgere un gioco o un parola quando l'ansia supera la curiosità e a prepararsi, mentre i figli si fanno di giorno in giorno più autonomi, al distacco. Quello vero.

    RispondiElimina
  3. @serena: no, mi sono spiegato male, nessuno a scuola utilizza un metodo "agonistico", ci mancherebbe altro. Il sistema scolastico italiano della scuola primaria io lo giudico ottimo a livello assoluto. Il metodo, infatti, è esattamente opposto della competizione: lasciarli lavorare coi loro tempi e adattando la valutazione alle effettive capacità di ogni singolo bambino. Il problema è un altro: lo scorso anno, alla materna, molto si giocava, molto si scherzava, molte attività ludiche e qualche tentativo di "pre-alfabetizzazione", tutto senza nesuna VALUTAZIONE. Alla scuola elementare cominciano a comparire sul quaderno i "bravo" e/o "bravissimo": e quello purtroppo E' competizione. Siamo noi adulti che strutturiamo il mondo così... In casa siamo talmente a-competitivi che spesso abbiamo dubbi opposti, di essere troppo disattenti a un aspetto che comunque esiste già tra i bambini di terza o quarta elementare. Spesso ci sentiamo dei disgraziati che lasciano i propri bambini senza strumenti per la competizione globale. Poi però siamo molto contenti di vederli essere bambini della loro età, calati nei loro effettivi mondi e non "avanti" artificialmente. Cerchiamo di credere che sia una scelta buona...

    RispondiElimina
  4. @lalla: è a quella crescita, a quei tempi che vorremmo far riferimento. Il nostro posto (almeno parlo per me, la profe su questo ha idee un po' meno spregiudicate) è proprio quello di preparare l'autonomia per il distacco. Purtroppo devo dire che io penso che i figli devono staccarsi dai genitori, la vita di figli è vita autonoma, orientata verso il fuori. Se il dentro, nel frattempo, è stato "decente". E quello, appunto, tocca a noi.

    RispondiElimina
  5. macchè seghe, sono veri orgasmi vitali !

    RispondiElimina
  6. @giardigno: troppo buono ma almeno... mi consoli!!! :-)

    RispondiElimina
  7. La sega mentale è metodo, non ce lo scordiamo. Meglio farsene un paio di troppo che per niente.

    RispondiElimina
  8. desian, raramente mi capita di vedere qualcuno che osserva con tale attenzione i propri figli. anch'io adesso mi faccio delle domande;))
    per quanto riguarda l'impatto con la scuola, io ho notato in entrambi i miei figli (il grande prima, il piccolo adesso che è in prima) difficoltà simili al tuo. per loro più che di competizione però si è trattato di paura di non essere accettati dalla classe, per cui la tendenza a lamentarsi di essere trattati male o presi in giro. so che non è così ma la percezione anche se individuale va rispettata. secondo me esprime un disagio, come dici tu è l'impatto con il nuovo, ma è anche is egno di una crescita. verso i sei anni diventano incredibilmente pi coscienti di tutto e chiaramente si fanno più domande anche su se stessi. e come al solito, dobbiamo stare accanto a loro con discrezione, attenzione e affetto

    RispondiElimina
  9. Desian, guarda che cominci a farti desiderare. Vabbé, aspetto passi il sabbatico natalizio.

    RispondiElimina

Link Within

Related Posts with Thumbnails