lunedì 8 aprile 2013

Barry Tamerlane

Chi si ricorda di Barry Tamerlane, il Prepotente de "L'inventore di sogni" di Ian McEwan?
C'è un Barry Tamerlane in ogni scuola, qualcuno ce l'ha in classe. In ogni cortile se ne aggirano almeno un paio.
E, proprio come Barry Tamerlane, il Prepotente può non avere l'aria da prepotente ma possedere uno splendido paio di profondi occhi azzurri, lunghi e finissimi capelli biondi al vento e i vestiti alla moda di una ragazzina che ha ottimi risultati scolastici e che tutti ammirano. Così, invece di strappare di mano oggetti agli altri ragazzini e di "disfargli la faccia" con un pugno, usa un'altra tecnica: individua la sua vittima e la offende, in continuazione, con una perseveranza degna di miglior causa, per qualsiasi stupidaggine o goffaggine o banalità che la vittima possa fare. Se lascia cadere una penna (onta!) o le sfiora inavvertitamente il braccio sul banco, la vittima diventa immediatamente un'inetta da mortificare. Perché, si sa, quanto sia vincente la prepotenza!
E il successo di una Barry Tamerlane del genere non si misura in contusioni e labbra spaccate ma nelle adepte adoranti che riesce a conquistarsi e portarsi dietro, come la propria accolita. Quella pronta a sghignazzare per ogni offesa profusa.

Poi c'è Peter Fortune che è il protagonista della storia, dotato di intelligenza creativa e della capacità di modificare la normalità dell'esistenza sognando, appunto, le alternative ad occhi aperti. La letteratura e i suoi autori migliori hanno proprio questa forza: darci dei personaggi che, pur somigliando a noi tutti, abbiano la risposta che non troviamo mai oppure il bandolo della matassa che non riusciamo a sgomitolare. Insomma, ci insegnano che si può fare. Che un'altra modalità è possibile.

Perché infine c'è chi, in carne ed ossa, deve provare a convivere ogni giorno con la sua di Barry Tamerlane e non è affatto facile trovare le risorse che trova Peter oppure i trucchi e l'esperienza che hanno gli adulti. Si torna a casa scocciate, insolentite, mortificate perché la Tamerlane ha avuto da ridire su ogni cosa, persino la più banale, facendolo davanti a tutte. Qualche volta, quando la ferita è particolarmente profonda, viene da urlare persino che non si vuole più andare a scuola.
Roba grossa.
Noi adulti la vediamo in un modo, che è il nostro e che offre risposte buone per una certa stagione della vita. Se invece ci mettiamo, come fa proprio McEwan, all'altezza della stagione della loro, di vita, e dei loro sentimenti di undicenni, si capisce come la piccola Prepotenza e l'offesa che ne deriva diventino intollerabili perché minano la cosa più preziosa di questa età: la personalità in costruzione, la stima di sé e del proprio posto nel mondo, l'autorevolezza (perché si chiama così anche questa) nel contesto del loro piccolo luogo sociale, che sia una classe di scuola, un gruppo scout, una compagine sportiva.
E una Barry Tamerlane diventa giustamente insopportabile e farne la sociologia quotidiana (si comporterà così perché è viziata oppure perché non viene considerata da nessuno oppure perché conosce solo questa modalità oppure oppure oppure) non serve a nulla, a volte ti viene voglia di allungarglielo tu un pugno sul naso.
O forse, alla fine, ha davvero ragione la letteratura: tu non esisti, Barry Tamerlane, e non mi fai paura. Guai a te se ci provi ancora, questo è il mio spazio e, se vuoi, possiamo condividerlo altrimenti non ci provare nemmeno Barry, stammi alla larga.
Fatti i fatti tuoi.
Smettila, sei ridicola.

10 commenti:

  1. Bisogna riuscire a trovare altri centri di gravità, bisogna saper mostrare ai satelliti della stronzetta (passami il termine per cortesia che io la mia Barry ce l'ho ancora sul gozzo dalle elementari ed era pure quella bionda e cerulea d'occhi, ma erano freddi come quelli di un Husky)che si può offrire di meglio a se stessi che basare le nostre soddisfazioni sull'insoddisfazione altrui. Non è facile a quell'età ci vuole una consapevolezza di sè che si fatica a costruire anche molto più avanti

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    1. @amanda: hai ragione, soprattutto sulla costruzione del sé. E quella si fa da soli, non possono farla altri per conto tuo, non ci sono risposte pronte, ricette precostituite. Ma noi adulti possiamo essere il loro materiale da costruzione? Speriamo... :-)

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    2. Mala tempora currunt... Ma siamo proprio sicuri che i genitori debbano solo accogliere, confortare, corroborare il proprio Peter all'uscita del suo ring scolatico quotidiano? E l'adulto che condivide il tempo e lo spazio degli studenti? Non dovrebbe forse essere informato che sotto i suoi occhi si sta svolgendo una guerra senza esclusione di colpi?

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    3. @anonimo: sono anni (anche da rappresentante dei genitori, ma non solo) che blatero a vuoto della "responsabilità" di chi è in classe di dirimere conflitti e creare un ambiente armonioso, che non si limiti, tanto per dirne una, a ripropporre la struttura classista del mondo ma che sia in grado di vedere oltre gli stereotipi. Spesso sento ripetere che certi insegnanti non prendono nemmeno in considerazione che il/la loro cocco/a possa essere "responsabile" di qualche comportamento fuori luogo. Un'altra scuola di pensiero (quella della competizione) dice che se la devono cavare da soli: rispondere al Barry di turno coi propri mezzi. Non solo mala tempora currunt ma anche grande confusione sotto il cielo...

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    4. Antonio, l'anonimo sono io: Silvia Lectrix! Sono rimasta sconcertata dalla quantità di opzioni che mi si offrivano per la firma e ho optato per la parola che nella mia modesta lingua tardo-umanistica aveva un senso. Le altre erano sigle incomprensibili!

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    5. @silvia: eheheheh. In effetti ci sono tante "personalità" possibili: è l'ultra-modernità... Ma meglio il tardo-umanesimo, non ci sono dubbi, almeno per me.... Anche se poi su questi strumenti demoniaci ci siamo più o meno tutti.... :-)))

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  2. Ah dì alla donna grande di vedere l'ultimo link del post di oggi di Giardi ;)

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  3. la seconda scuola di pensiero, vale a dire cavarsela da soli con propri mezzi, è quella che preferisco. Vedi @desian le mie di Barry Tamerlane (già più d'una) non hanno avuto vita facile!

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    1. @psiche67: infatti, però picchiarli i prepotenti non si può (a meno di ricadere nello stesso comportamento) e allora la soluzione di Peter Fortune mi sembra ottimale. :)

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