giovedì 1 luglio 2010

Solleone

La scuola è finita da un pezzo ma noi siamo ancora qui, nell'asfalto urbano, sotto un sole ruggente. In attesa delle agognate vacanze (chi prima, chi dopo), i pargoli stanno frequentando i centri estivi.
Passano le loro giornate tra il giardino e i giochi, tra canzoni (che sanno a memoria già il secondo giorno e cantano a squarciagola in ogni momento anche a casa) e gite nel circondario. Fanno nuove amicizie (che magari durano appena lo spazio di due settimane ma che senti vive nei loro racconti), vestono in maglietta e pantaloncini. I sandali sdruciti.
Sembrano bambini di un'epoca remota e contadina, quando la sera la stanchezza li abbrancava e, in un vortice da mago di Oz, li stendeva implacabile nel sonno. Adesso, la sera, crollano addormentati sul divano. Consumati da una stanchezza felice, liquefatti dal loro essere bambini.
E ti viene da pensare che quando erano a scuola arrivavano a sera in modo diverso, anche la stanchezza era un'altra cosa: una tensione, un nervosismo capriccioso. Uno stress.
Così ti dici che la nostra vita, di tutti, organizzata come la conosciamo (scuola-lavoro-casa-mezz'ora di giardinetto di quartiere-compiti-far da mangiare) sembra una follia. Ci consuma ma non ci soddisfa.
Così ti chiedi che bambini sono quelli che alleviamo in certi miti odierni, che adulti saranno (e siamo) da sempre avviati ad un'esistenza fatta di impegni, responsabilità, competizione, ansia da prestazione.
A sei anni, a sette o dieci, l'unica ansia da prestazione che li rende felici e pieni è questa: la stanchezza di una giornata all'aperto, la libertà del gioco. La responsabilità di essere bambini.
Se sapessimo portare con noi, nel nostro viaggio esistenziale, un po' di queste emozioni estive, forse saremmo adulti migliori. Bambini migliori, sicuramente. Chissà.

7 commenti:

  1. Hai ragione, sai?
    Il Biscottino non è ancora in età da stress scolastico (per fortuna) ma, quando vedo bimbi un pochino più grandi mi viene da soffermarmi a riflettere su che tipo di vita vorrei dare a mio figlio... Per quello, anche, l'idea di andare a vivere a Gran Canaria mi alletta molto.
    Lì i ritmi sono più blandi, più a misura d'uomo, più a misura di bambino. Ci sono il sole, il vento, l'oceano.
    Come su tutte le isole, il tempo sembra scorrere in maniera differente. Incrocio le dita e spero di riuscire a realizzare quest'idea il prima possibile =)

    ... E poi, chissà... Magari lì non mi considereranno vecchia, a 36 anni (vedi il mio ultimo post), hihihi!

    RispondiElimina
  2. sono d'accordissimo! anche i miei figli fanno come i tuoi. giocano, cantano, si insozzano come non mai e poi schiattano addormentati. raccontano di giochi, amici, voci e volti. e chissà cosa gli rimarrà. d'altra parte quanto fa bene anche a noi grandi una gornata all'aria aperta, una corsa in un prato, una vacanza senza - quasi - orari e paletti? visto che durante l'anno non si può, almeno concediamo questo ai nostri bambini d'estate. anche i miei vanno ai centri estivi e all'oratorio e le vacanze vere saranno ad agosto!

    RispondiElimina
  3. è che hanno la vita tutta programmata, non hanno tempo per l'ozio e per annoiarsi magari, ci vuole un'altra vita (cit) anche per i bambini

    RispondiElimina
  4. Emigriamo?
    In fondo che ci serve? Un po' di prato, e un pc ;-)

    RispondiElimina
  5. @vale: trovare una terra che meglio si adatti ai propri ritmi di vita è un gran bel sogno: ti auguro davvero di realizzarlo! :-)

    @acasadiclara: come dice il sempre grande Paolo Conte: "cerco l'estate tutto l'anno"...

    RispondiElimina
  6. @amanda: davvero non sanno più cosa vuol dire un po' di sana noia. E forse noi con loro.

    @LGO: eh, lo so: son queste le nostre contraddizioni, coniugare il prato con il pc...

    RispondiElimina
  7. ottimo spunto di riflessione. grazie davvero.. :)

    RispondiElimina

Link Within

Related Posts with Thumbnails