venerdì 8 gennaio 2010

Battiti

Nella cucina della mia casa di bambino, la tv stava appollaiata su una piattaforma in alto, quasi come oggi un flat lcd sta appeso al muro, e metteva abbastanza soggezione mentre ti guardava così, da lassù.

Il 28 maggio del 1980 non avevo ancora 14 anni e me lo ricordo ancora, un po’ come fosse una nebbia che viene su da un fosso, una sorta di fantascienza al contrario, il telegiornale in bianco-e-nero che gracchia l’uccisione di un tale, ero poco più che un ragazzo, un giornalista: Walter Tobagi. Noi di questa generazione dovremmo ricordare, o aver imparato, chi era costui e cosa stava accadendo, allora, in Italia.
E i miei erano sgomenti, come sempre di fronte all’ennesima notizia di morte, in quegli anni. Non ebbi spiegazioni - e come sarebbe stato possibile: ero poco più che un ragazzo - ebbi l’ennesimo costernato e doloroso silenzio.

Oggi, dopo un po’ di giorni che ci pensavo, sono uscito per andarmi a comprare un libro che ha uno splendido titolo, da un verso di Szymborska, "Come mi batte forte il tuo cuore" e un sottotitolo ancor più bello “Storia di mio padre”. L’ha scritto la figlia di quel giornalista ucciso, Benedetta Tobagi.
La storia l'ho attesa già da quando ho letto le prime recensioni; il libro lo leggerò con avidità, con attenzione. La storia, pur se lontana da me come solo un dramma così profondamente personale può essere, fa parte di diritto di un blog come questo, dove di padri si parla sempre, in continuazione. Pur se così lontana, questa storia può diventare di chiunque, di tutti: perché a un certo punto, presto o tardi, i padri si perdono.
E allora...

Allora i figli dovranno fare quel faticoso percorso: capire perché succede oppure recuperare la memoria di una vita intera (una vita intera da figlio, una vita intera fino a quel momento) e farne un pezzo del proprio domani. Del proseguimento.

Benedetta Tobagi ha una storia drammatica, in quel percorso: dall'assenza più grande ha saputo trarre una forza enorme, la forza dell'animo, il coraggio del cercare.
Ecco, questo mi piacerebbe saper insegnare ai miei figli: la capacità del coraggio.
Un'autentica eredità.

3 commenti:

  1. che bello questo post, desian.
    ed è meravigliosa la poesia che citi.
    a volte quando tanti particolari si inanellano così non si può che seguire il flusso e tuffarsi nelle cose.
    tocca leggerlo 'sto libro!

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  2. @caia coconi: ah, è bello il libro, bello se si può dire così. Lo sto leggendo e illumina, illumina tanto.

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  3. vero ! un libro bellissimo ...

    A me è piaciuto anche quello del figlio di Calabresi (ora direttore della Stampa di Torino)

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