venerdì 2 settembre 2011

Altri tempi

Giornata d'altri tempi, oggi. Mentre la profe professava la sua professione altrove, tra collegio dei docenti ed esami di riparazione, il sottoscritto si caricava sulle (metaforiche) spalle ben quattro pargoli (ai due d'ordinanza s'erano aggiunti un paio di amichetti), faceva uno zaino di mera sussistenza (acqua e qualche biscotto - quasi come Pollicino) e partiva lancia in resta, deciso a farli sganzare al fiume. Sì, eravamo in campagna e passeggiare lungo il fiume è una cosa della massima naturalezza, quasi come l'asfalto in città. Non c'è nemmeno stato bisogno di convincerli: è bastato pronunciare la parola 'fiume' ed è partita, immediata, l'ovazione. In due minuti erano tutti pronti a partire: lavati, vestiti, calzati come si deve. La passeggiata è iniziata come la spedizione dei Mille: nel tripudio generale. Urrà, evviva, cappelli per aria. Davvero, mancava solo lo sventolio del tricolore. Inoltre, nella mia infinita magnanimità, avevo promesso una giornata "rules-free": nessun massacramento di maroni, libertà assoluta, niente impedimenti ad un sano divertimento, alcuna censura. Soltanto due semplici raccomandazioni: rispetto del pericolo (traduzione: non voglio cazz.... ehm, cavolate) e immediato ritorno a casa (per cambiarsi con qualcosa di asciutto, of course) in caso di caduta in acqua. Insomma, mi sono sentito un vero pioniere della babbitudine, un genitore di un'epoca scomparsa (la mia e quella dei miei fratelli, visto che siamo, appunto, quattro) con una siffatta carovana di ultraminorenni al seguito. Ci siamo divertiti, abbiamo costruito ponti coi sassi tra le sponde, abbiamo corso e saltellato tra una pietra e l'altra, affrontato lastroni scivolosi, piccole cascate, tele di ragno tra rami bassissimi. E ci siamo bagnati, dio se ci siamo bagnati. Come pesci, come trote; chi i piedi, chi le gambe intere, chi è caduto in acqua di sedere, chi di fianco. Chi è caduto dal ramo di un albero, chi scivolando ha portato con sé il vicino, chi persino fotografava (ah!, la gioventù moderna e ipertecnologicamente digitale...). Neanche un urlo genitoriale, manco la minima raccomandazione. Soltanto: non fatevi male ed andate. Andate dove volete. Alla fine, quando ho deciso che oramai erano ben zuppi, non ho avuto esitazioni. Come un colonnello sadico li ho richiamati tutti, senza possibilità di replica: "via! È l'ora: adesso si torna indietro". Vedeste come si sono incazz.... ehm, incavolati. Erano furenti. Eppure. Eppure sapevano che il nostro patto era stato rispettato ed aveva funzionato alla perfezione. Piano piano la furia si è trasformata in consapevolezza e, poi, in condiscendenza. Dall'alveo del fiume siam risaliti fino al sentiero CAI. Abbiamo ripreso la strada di casa. Li ho sentiti per buona parte del tragitto discutere tra loro se la mia decisione fosse stata giusta o meno. Ma ormai si stava tornando verso casa. La decisione doveva esser stata giudicata equa. Oh come mi sono divertito: il potere (di colonnello che li richiama), davvero, da' alla testa!

7 commenti:

  1. Noi uguale a Punta Penna, che per noi abruzzesi trontisti rappresenta una discesa nell' ignoto, ma che ti consiglion caldamente la volta che ti va di avvicinarti a Vasto.
    Unica regola: non morite e fatemi vivere. E ci siamo riusciti bene, pure risalire le dune per il rientro non pesava.

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  2. @mammamsterdam: l'anno prossimo sicuramente tenteremo l'avventura a Punta Penna!!! :)

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  3. mi tocca far la parte del diavolo.. tutto bello, tutto ben scritto, cose buone e giuste. ma... il potere batte in testa!
    oh, colonnello, mio colonnello... per un giorno, allontanati dalla babbitudine e andiamo a "magnar"... :-)

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  4. @il signor w: intanto: ma quanti alias hai?!?!?! E poi, tu g'hai réson: ghemo a magnàr! (che ne dici del mio veneto maccheronico?)

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  5. che storia bellissima. mi rimanda alle mie mille avventure di bambina nel paese-che-è-casa, quando gli adulti se ne stavano (per l'appunto) in casa e noi bambini uscivamo da soli, liberi di scorrazzare per i 4 ettari. unico vincolo: se siete in pericolo, dite aiuto. altrimenti, non fingete mai, nemmeno per gioco, quella parola. nessuno ha mai saputo tutto quello che abbiamo fatto. e io ancora ringrazio mia madre, che, come te, credeva nella libertà, nella responsabilità e nelle autoregole, e mi lasciava andare la mattina presto, legandomi i capelli con un nastro rosso, e mi riprendeva a sera, libera, stanca e felice

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  6. @'povna: parecchia libertà abbiamo avuto, noi fortunati di un'epoca con poche apprensioni. Parecchia libertà che non sappiamo più donare a chi è qui dopo di noi: pieni di timori, di paure, di "fisime" (?) come siamo che possa accadere un qualche "peggio". Così una giornata come questa, che per noi era norma, diventa una splendida eccezione per 'sti bambini abbarbicati a un marciapiedi in piazza, tra le auto.

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  7. ciao desian, piacere mio di averti trovato!!
    c'è una cosa che invidio ai babbi, ed è la capacità di osare
    e di essere vicini alle loro esigenze di essere selvaggi, liberi, di rischiare e di giocare...e il gioco non può avere troppe regole, e nemmeno un baule pronto di vestiti di ricambio, se non che avventura eh?

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