venerdì 1 ottobre 2010

Madre e figlia

In treno. Di fronte a me, una figlia poco più che ventenne e sua madre, perfettamente alla moda. Conversano. Poca ironia e una dinamica fatta di reciproci rimbrotti, neanche troppo affettuosi. Quasi un'educazione. Più la figlia alla madre che non viceversa.
A un certo punto - la temperatura nel vagone è piuttosto bassa - la madre mette il giaccone che la figlia si era tolta poco prima.
Fanno il punto sul loro fine settimana a Firenze poi la figlia telefona al fidanzato. La mamma invece riceve una chiamata da un'amica che le augura un "buon fine settimana". Il marito, e padre, è rimasto a Milano.
E se fosse una fuga, una vacanza tutta femminile: madre e figlia che scappano dalla routine milanese?
Poi, quasi con una manovra da prestigiatore, salta fuori un iPod Classic e le due condividono gli auricolari, uno per ciascuna.
Certo, potrebbero essere dirette verso un'"uscita culturale": Uffizi, Pitti, Accademia, Piazza Santa Croce, Ponte Vecchio.
La ragazza dormicchia, la mamma guarda fuori dal finestrino pensierosa poi si stringe nel giaccone di sua figlia quasi a richiamare un po' di tepore che, a quanto pare, non è ancora arrivato.
O magari stanno semplicemente andando a trovare qualcuno: un parente lontano, un'amica con un bimbo appena nato, l'anziana nonna. Ma no, magari alla fine è solo shopping.
L'immagine dei due visi col filo bianco degli auricolari che scende, uno di qua e l'altro di là, è poco "chiara" nel mio orizzonte. Sono forse amiche che condividono una comune passione musicale? Oppure esiste un ruolo di genitore e uno di figlia/o, con tutto quel che questo vuol dire? Dove i compiti non si confondono, dove le rispettive responsabilità sono ben definite.
Buffa, questa forma tutta contemporanea di madri/figlie che si rincorrono nell'assomigliare una all'altra, nell'essere una l'altra, nel vivere dentro il confine strettissimo della cellula familiare come orizzonte ultimo.
C'è un'altra ragazza in un sedile poco più in là che riceve in continuazione telefonate da amici/che ed è tutto un profluvio di chiacchiere, esplosioni di risate e confidenze e scambi di battute e appuntamenti alla fine del viaggio.
La figlia no, lei solo una telefonata al fidanzato poi basta: la mamma e il loro iPod. Il babbo, e marito, è rimasto a Milano.
Cosa ascolteranno?...

6 commenti:

  1. da brava ex pendolare estrema, quante volte mi sono messa a fantasticare o ad inventare trame per viaggiatori incrociati sul mio cammino, specie se avevano visi intressanti o erano intenti a belle letture? e' il fascino del viaggio con mezzi pubblici

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  2. @amanda: eh sì, fantastico fantasticare di fronte al cinema naturale: gli attori sono veri e non recitano. Sono, fanno. Tu, osservatore, osservi e pensi.

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  3. Una bella riflessione perchè la curiosità lascia il posto ad una certa tenerezza.

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  4. @M di MS: in effetti viaggiare in treno stimola questo tipo di "osservazioni", immaginare il (loro) mondo oltre i volti delle persone che hai di fronte!

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  5. Mah, ce ne sono in effetti di queste dinamiche tra madre e figlia, si è in qualche modo più simbiotiche, si hanno modi particolari di condividere affetto e vicinanza. Anche perché come ti irrita la mamma, nessuno. Mi pare che Robin Lakof ha scritto una volta un libro sulle metatestualità nei discorsi madre figlia che spiegano perché frasi apparentemente innocenti della mamma fanno inferocire le figlie (viceversa no).

    Mammamsterdam

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  6. @mammamsterdam: forse non ho saputo dirlo bene, stavolta, ma io anche un pochino volevo puntare la riflessione su queste mamme sempre più simili alle figlie giovanissime: vestite alla (stessa) moda, che escono insieme a fare shopping, che sembrano una la fotocopia dell'altra. C'è anche una bella inchiesta di Cristina Sivieri su quelli che si "rifanno" (intesa come chirurgia estetica) e, leggendola, si capisce come molti genitori (chiramente non solo mamme ma anche padri), non siano tanto genitori quanto ragazzi non cresciuti che pur di restare "ggiovani" scimmiottano i propri figli fino a rasentare il ridicolo...

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