mercoledì 7 gennaio 2009

Blog vs Facebook?

Stimolato da questo post, provo a far chiarezza nelle mie idee al riguardo. E dopo appena una manciata di post, dopo pochissima frequenza da, si dice così?, blogger. Vediamo.
Zauberei comincia da Italo Calvino (le "Lezioni americane") e mette a confronto, semplifico, la leggerezza del mezzo con la pesantezza dei vissuti.
Fatto salvo che il bit è leggero, leggerissimo sempre, anche sul blog (ci sono blog talmente leggeri che son già volati via), io credo che la dicotomia non sia tanto tra, perdonatemi l'inglese ma rende meglio, "heaviness" e "lightness" quanto piuttosto tra "heavy" e "easy".
Mi traduco così: il blog è heavy perché sottende e prende le mosse dalla persona che c'è dietro e, cito una mia amica non bloggettara, rappresenta "il sollucchero al narciso che ci cresce in cor". Ed ecco le idiosincrasie del giovane blogger e le paranoie così ben descritte da "personalità confusa": come mai nessuno mi legge? La sindrome del deserto attanaglia il blogger, soprattutto il neofita che nessun si fila.
Poi certo che nel blog c'è il vissuto semantico, c'è la nostra intelligenza; ci sono le nostre idee, la nostra visione del mondo (anche piccolino) con la sua scrittura, spesso anche le nostre tenerezze (vedi quelli familiari), soprattutto le nostre ironie.
Però c'è anche il però: il blog potrebbe in fondo essere un quotidiano cartaceo (uno scrive, tutti gli altri leggono) con la sua bella rubrichetta delle lettere, i commenti. Sì, d'accordo, si crea una qual certa comunità di lettori ma quella ce l'ha simile anche Repubblica o il Corriere, no?.
Fermi tutti!, lo so: i blog hanno altre qualità e altri elementi che tutti (ri-)conosciamo. Era solo per schematizzare.
Facebook invece è easy, ma non solo perché lì si cazzeggia mediocremente più che qui. Facebook è easy perché è il trionfo del disimpegno globale totale. Cioè: perché chiamarlo al telefono (come NON ho fatto io), l'amico che non sentivo da dieci anni, quando gli posso scrivere due righine simpatichine su Facebook? E perché mai telefonare al nipote triste, per magari scoprire che "oggi la mamma è morta o forse era ieri chissà"? Gli mandiamo una bella foto che lui, fosse mai preso da rabbia, non potrà neppure strappare. Ma deletare, sì.
Il tipo di relazione che stabilisce Facebook è del tutto gratuita, senza investimento alcuno, e tende semplicemente alla presenza, al mantenere contatto senza scambio: tutti vedono tutto di chiunque, niente ritorno, semplice questione di click, ci si tocca senza tatto.
Men che meno confonderei Facebook con l'amicizia: serve aggiungere qualcosa a chi pensa di avere tra i suoi amici la velina di turno o il politico di (sic!) grido o il mafioso up-to-date?
D'altro canto, il blog tende a fare cluster (come ci insegnano quelli che ne sanno davvero qualcosa, Maistrello o Granieri ad esempio) in un territorio potenzialmente aperto ed infinito; Facebook invece fa rete e/o al massimo legame (contatto) dentro un recinto di alcune tipiche e ben precise relazioni. Un recinto magari ampliabile, ma sempre recinto resta.
Mentre sul senso delle direzioni in cui si spostano i messaggi (da chi a chi, dall'alto verso il basso o viceversa, ecc) sarei più cauto per quello che dicevo poco sopra sul blog come tribuna di uno che scrive per tanti che leggono. Insomma, sarà innocua in quanto a potere o denari, ma esiste anche la propaganda di sé, o la condivisione che dir si voglia, che il blog profonde a manine stracolme.
Aggiungo, arrivati in fondo, che il subbuglio degli animi a proposito di Facebook è per me la soluzione del versus del titolo, soluzione che assegna la vittoria: vittoria della nostra epoca ultramoderna e vittoria di un altro ambiente reale come può essere reale ciò che ci comprende e ci contiene. Un parteggiare invece che esserci, il tifare dagli spalti invece che giocare in campo. E in più, perbacco, si accettano scommesse.

3 commenti:

  1. Sono partita da "Non solo mamma" poi ho letto l'inizio del post e mi sono dilungata a lungo sul post di "Zauberei". Ora non vorrei ripretere le stesse cose ma la testa è sempre quella e quindi cambio le parole ma il contenuto rimane. Anche io scrivo su un blog come molti di questi tempi e ho parlato di facebook in altri termini e con altre parole perchè ognuno ha il suo modo di scrivere e di presentarsi agli altri (http://www.dueminutiotre.com/2008/11/facebook.html). Condivido la tua distinzione tra heavy e easy, ma a me l'easy di Facebook piace proprio perchè easy. Non penso che sia solo un parteggiare, un guardare dagli spalti, per me è un modo per dire buongiorno alle persone che conosco, per condividere con loro le foto e per ritrovare amici e conoscenti che non vedo da tempo e per cazzeggiare un po'.

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  2. ciao renatadueminutiotre,
    non vorrei stupirti ma direi che siamo d'accordo: dicendo easy infatti non dò un giudizio di merito, semplicemente credo di averne individuata una qualità. Poi che a me facebook annoi a morte (sì certo ci sono anch'io e infatti lo bazzico pochissimo), è certamente "colpa" mia. :-)
    ciao

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  3. Ciao Desian, Ciao Renata,

    i blog, i social network, il wiki, ma anche le email e i siti web sono dei meri mezzi teconologici che devono rispondere a una necessità o un fine.

    L'utente o l'autore scelgono il mezzo che preferiscono sulla base dell'esigenza che devono andare a coprire.

    Per tanto faccio fatica a dare giudizi o attribuire categorie per facebook o per i blog.

    Posso solo dire che nella loro diversità presentano un tratto comune che mi entusiasma, : entrambi danno la possibilità a gruppi di persone non organizzate, senza legami primari di organizzarsi in modo spontaneo, non gestibile dall'alto, sulla base della sola condivisione di esigenze/interessi.

    C'è un bellissimo libro al riguardo, si chiama "Here comes everybody" di Clay Shirky professore alla Columbia University.

    Bye,
    babbidigitali.blogspot.com

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