giovedì 8 gennaio 2009

L'arte

Nella delicatissima arte della bambinistica esiste ormai un caposaldo con ricadute inenarrabili: il primo giorno di scuola.
Che cada dopo le lunghe vacanze estive, subito appresso l'intramuscolo pasquale o al termine delle fatiche enogastronomiche natalizie, il primo giorno di scuola resta lo scoglio insuperato.
I pargoli appizzano le antenne naturalmente il giorno prima.
La profe, anche.
Con le antenne appunto come recettori del minimo segnale dall'iperspazio, i pargoli passano la mattinata a saltellare nervosi, blaterando a vanvera.
La profe, anche.
Il pomeriggio è l'imbuto che li convoglia e i pargoli si rendono conto dell'effetto venturi che li risucchia inesorabile verso il giorno dopo. Hanno definitivamente realizzato la verità della iattura che sta per abbattersi su di loro e allora verbalizzano, ognun per sé, lamentosi: “Domani non ci voglio tornare a scuola...”.
La profe?
Anche!
Finalmente, direte voi eh, arriva l'ora della nanna. I pargoli strabuzzano le pupille e, fissando il soffitto, non ci pensano nemmeno ad addormentarsi.
La profe, anche.
…E anche io che, in tutto questo bailamme, sono tornato al lavoro, mica a scuola!, dopo le vacanze, mi son dimenticato di abbinare i calzini al classico maglione!!!
Oh, la profe, invece, c'è riuscita perfettamente, come niente fosse. Con le sue, di calze. Anche.

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