venerdì 6 dicembre 2013

Il colloquio

Al colloquio con gli insegnanti può capitare davanti a te una mamma (molto più raramente un babbo) visibilmente spazientita. Nel suo visone-finto-astrakan-bordato-prada si agita. Con stile.
Perché la scuola è "la più pvestigiosa della città" (testuale, nemmeno fosse Harvard) e la fauna è spettacolare come si conviene. La signora, peraltro con signorile-accento-montenapoleone-blasé-millesimato con tanto d'evve moscia, comincia una sua filippica. A signorile voce alta.
Che non si pevmetta, la signova insegnante di fvancese, di andavsene quando il suo (dell'insegnante) ovavio lo vichieda pevché altvimenti lei, altisonata blasé milanese purosangue docg, cosa è venuta a fave fin qua se non può pavlavci?! Non ha mica tempo da pevdeve, lei.
Perché noi, invece.
A niente vale far notare alla signova che, magari, la prof di francese è lì a scuola da stamane all'otto, che ha tenuto testa a una serie di bimbetti scalmanati preadolescenti tra i quali c'era magari anche il/la suo/sua (la mia di sicuro), di pargolo/a. Che magari tenere testa anche ad un branco di genitori vocianti non è proprio il massimo del relax.
 In fondo è il lovo mestieve, se non hanno voglia possono sempve sceglievsene un altvo.
Della serie: io pago e pvetendo. Cafonaggine melangiata potere d'acquisto.
Quando, appunto, all'ennesimo spvoloquio, ecco girarsi verso di lei un'altra mamma. Ragionevole e competente, che prova a spiegare alla panterata-upper-class che "anche" le insegnanti hanno un contratto nazionale di lavoro; il quale, mediamente, prevede degli orari di servizio e che andrebbe possibilmente rispettato, almeno finché c'è; che l'insegnante ha metà cattedra nella nostra "pvestigiosa" scuola e metà in un'altra per cui, per rispetto verso i genitori dell'altra scuola, dovrebbe ad un certo punto salutare noi e raggiungere anche quelli.
La divinità dagli occhi di bragia e dal cervello imbullonato al culo, a sentirsi redarguita in quel modo (per di più citando contratti di lavoro e roba in odor di sindacalese; vecchi avnesi di un vecchio mondo, immagino che pensi), solennemente sbrocca: "Guavdi signova, lei savà anche un'insegnante e, in fondo, ognuno ha il cuvviculum che ha".
Peccato non avere braccia lunghe abbastanza: gliele avrei girate intorno al collo tante volte. Stvette stvette, alla megera.

6 commenti:

  1. ma perché non iscrive il suo blasonato pargolo ad una scuola privata e non si cava dalle palle? scusa il francesismo

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    1. @amanda: l'altro giorno ce lo chiedevamo in tanti. Qualcuno si dava anche delle risposte, d'altronde. Irripetibili ma risposte.

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    2. @amanda: perché poi questa gente lo sa benissimo che la scuola privata fa generalmente recere, come si usa dire qui a Firenze. E non abbandonerebbe mai un figlio a quel destino soprattutto se può contare su una scuola pubblica di qualità. E pretende e sbraita e non sopporta che ci siano regole e/o "altri" da rispettare. Il solito specchio di una mentalità prepotente e cafona. E poco intelligente, aggiungo.

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    3. come vorrei in quei casi avere quelle parole giuste e pacate che sommergono di fango l'imbecille di turno, come vorrei non arrossire per la rabbia, non farmi prudere le mani, ma trovare le parole per far sprofondare il mentecatto nell'abisso della sua "vuotezza"

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  2. Il cervello imbullonato al culo è un'espressione che ti rubero, se mi consenti. :D

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