Donna grande, che mi guardi coi tuoi occhi di carnevale. Dentro il tuo costume splendido, vero gioiello di arte nonnesca.
Quello sguardo lungo lungo mi ricorda qualcosa. Quell'espressione seriosa, sempre al centro del tuo centro smarrito.
Perché a nove anni, mi ricordo i miei, si sta così: come le foglie tenere verdissime in attesa di salirci, sull'albero. L'albero della vita.
I pensieri dei novenni sono grandi, importanti, ti riempiono i giorni. Schermano persino la luce del sole, che accarezza gli occhi e li fa brillare.
E le paure. Le paure dei novenni sono enormi, insostenibili, silenziose. Non fanno più alcun rumore (come quelle invece di qualche anno prima). Ogni tanto hai bisogno di cercare col tuo sguardo gli occhi di un adulto, attorno a te, e li trovi, li trovi sempre.
Il tuo sguardo lungo lungo promette una distanza che non vorremo permetterci. Sì, certo: una distanza generazionale, una distanza di regole e rispetto dei ruoli.
Ma le parole? Scopriremo le parole per dirci cosa abbiamo visto?
La distanza, laggiù, sarà un abisso? O sarà un viaggio.
bellissima lettera, tua figlia è fortunata e saprà scegliere, quando verrà il momento, l'uomo giusto per lei (mica poco)
RispondiEliminasarà un viaggio babbo Desian, "solo" un viaggio :)
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