mercoledì 8 settembre 2010

Il viale e il fiume

Avete mai ascoltato - alle otto del mattino, sotto il cielo che è una cappa plumbea ma niente affatto fredda, nel riverbero di una luce tutta strana tagliata sotto le nuvole laggiù in lontananza, sul bordo di una piscina all'aperto che si fa largo tra il viale trafficato e il fiume -, avete mai sentito il fragore che fa una massa d'acqua presa a ceffoni da un intero branco di brufolosi ma vigorosissimi nuotatori sedicenni che si allenano?
Con quei corpi che, prima ancora di calare in acqua, s'attardano sul bordo e non sono né belli né brutti, non esageratamente muscolosi come quelli gonfi dei culturisti ma danno invece un'impressione nettissima: quella d'essere corpi ben piantati. Sani e forti.
Ché, se vi fosse capitato di sentirlo, quel fragore, vi rendereste conto così come ho fatto io (magari astraendovi un momento dai rumori circostanti) che c'è una sorta di eco in quel fragore di liquido che va in frantumi ad ogni bracciata. E' come un riverbero, un cristallìo chiarissimo che si rincorre, e se ti metti a guardarli mentre vanno avanti e indietro, avanti e indietro e avanti e indietro sul pelo di quell'acqua vagamente azzurrina e al cloro, sembrano tanti vagoncini lanciati a bomba verso un domani che si frange, e ritorna virando, sulla sponda opposta.
Perché quell'allenamento va proprio nella direzione del futuro, della speranza di cavar qualcosa da tanta fatica: una medaglia o tante, una raffica di articoli di giornale, i ricchi premi della federazione nuoto e, se va ancora meglio, una finestra televisiva magari dentro un qualche "grande fratello".
Io invece, che per mestiere amo distorcere le immagini o i pensieri che mi si parano davanti, li vedo ora come se fossimo in una piscina di Pechino o di Omaha, Nebraska, o come se fossero sotto le amorevoli cure di un trainer sovietico o tedesco orientale e mi sembrano gli stessi ragazzi che fanno gli stessi identici gesti. Stessa fatica, chissà.
Ma già settimana prossima, quando riprenderà la scuola, quella piscina alle otto del mattino resterà deserta, l'acqua al cloro ferma immobile sotto il telone di protezione. E quei ragazzi - fra solo qualche anno potrebbe toccare ad uno dei miei svegliarsi alle sette per andare a fare allenamento - torneranno a fare un'altra fatica forse più adatta alla loro età che cerca formazione alla vita, una strada per l'esistenza adulta.
Sui banchi di scuola, a cercare altri limiti, altri tempi, altri record e la massa d'acqua resterà silenziosa e nessuno guarderà là dentro.
E il viale rumoroso e il fiume continueranno a scorrere.

11 commenti:

  1. Desian per caso fai il poeta di professione? Sembrerebbe di si e come quasi tutte le poesie che leggo mi rimane sempre la sensazione di non aver afferrato il senso e va bene così.
    no, non ho mai ascoltato ma ho visto gruppi di giovani ciclisti eroici inerpicarsi su strade di montagna , alle due del pomeriggio, ad agosto, rossi per lo sforzo, bruniti dal sole, i muscoli in tensione, lo sguardo a cercare il metro successivo e quello dopo ancora e così all'infinito.
    ciao

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  2. @sicampeggia: no, niente poesia... e conosco pure i ciclisti, anzi ne conosco uno in particolare (indovina?) e anch'esso sbuffa e soffre in salita e non sarà mai un "campione" (ormai...) ma si diverte tanto! :D

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  3. Forse quei ragazzi non vanno verso il futuro, avanti e indietro, interminabilmente, con la speranza di dare un senso alla fatica, al sudore e al tempo impiegato tramite una medaglia o un riconoscimento. Forse quei ragazzi hanno semplicemente bisogno di porsi un obiettivo, che, data la giovane età, continuerà a variare: vogliono trovare una meta da raggiungere, ottenerla, rimanere soddisfatti quel poco che basta per ricominciare. E così via. Ma arriverà prima o poi un punto in cui vorranno fermarsi?

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  4. forse mi piace più la versione di dreaming words riguardo ad un obiettivo da porsi, non so, ogni volta che mi sono accostata allo sport da ragazzina ho fuggito l'agonismo, tranne lo scalcinato campionato di pallavolo
    :-)

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  5. belle immaginim la scuola di oggi è sempre più una piscina con onde artificiali ...

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  6. @dreaming words: intanto benvenuta! E poi forse hai ragione (ma l'ho ammesso che amo distorcere i pensieri per vedere l'effetto che fa): sono piccole mete intermedie quelle che cerchiamo, piccole tappe che ci portino a compiere il Giro... Ricambierò la visita. Ciao.

    @amanda: ah, l'agonismo non sta più nello sport; ormai sta dentro la vita quotidiana, mi pare.

    @giardigno: e noi si surfeggia per restare a galla (la carta igienica per i bagni la paghiamo in contanti).

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  7. complimenti per l'immagine, desian, davvero bella...mi è sembrato di vederli davanti ai miei occhi quei ragazzi, e come spesso mi succede da che sono mamma, ho sentito quasi il magone in gola al pensiero che i miei piccoli presto cresceranno e, chissà, vorrano mettersi alla prova anche loro con nuovi traguardi, sportivi o non...
    il tuo blog mi piace sempre molto e per questo ho pensato a te per il Premio Dardos... guarda qui per saperne di più
    http://mom-andthecity.blogspot.com/2010/09/tanti-auguri-te.html

    a presto

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  8. scorre la senna, verrebbe da dire da vargassiani (se il libretto non fosse davvero ma davvero così brutto...)

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  9. @'povna: accidenti! un vargas così brutto?! :-(

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  10. Ho nuotato da agonista fino a diciotto anni. Alle medie mi svegliavo alle sei per fare allenamento prima di scuola. Non sono diventata la Pellegrini ma quel fragore di cui parli me lo ricordo bene. Altroché se mi è servito nella vita. Per buttare giù un secondo dovevo faticare per mesi. Niente arriva gratis. Nella vita come nello sport.

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  11. @scusatesesonmamma: "niente arriva gratis". Ecco riparto da qui, proprio. Grazie del "promemoria", ogni tanto fa bene ricordarlo! E benvenuta da queste parti. :-)

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